Forse Chiara Ferragni impiegherà qualche tempo a rendersi conto di quali potrebbero essere le conseguenze della sua presa di posizione a proposito dell’aggressione squadrista al povero Willy, ma credo abbia partorito la cosa più bella della sua vita, dopo il figlio Leone. A scanso di equivoci, ricordo che nel recente passato, sempre su questa testata, avevo contestato a lei e al marito di avere esibito il loro bambino per motivi di business, per chi desidera questo è il link.
Oggi lei e il coniuge, il cantante Fedez, si sono guadagnati il rispetto anche di chi li guardava con sufficienza (confesso di essere tra quelli), vedendoli muoversi su una sorta di orbita aliena, fatta di immagine e poco altro, trascinando con sé milioni di ragazzini concentrati ossessivamente su se stessi, esattamente come gli autori del pestaggio mortale, ragazzi spesso in grave difetto di senso, vittime anche della politica, quella della destra italiana, che non vuole risolvere i problemi ma amplificarli per creare consenso.
Il mondo era fuori dalla porta dei due persuasori, con qualche eccezione ideologicamente neutra, come quando, nei mesi scorsi, si erano meritoriamente impegnati in una fortunata raccolta fondi per la creazione di una struttura dedicata alla cura dei malati di Covid-19. Posso capire, prendere posizioni ‘politiche’ avrebbe potuto spezzare l’incantesimo, sgonfiare la dimensione onirica, attenuare il mito e nuocere agli affari.
Il sogno e la politica, ossia la realtà, non vanno molto d’accordo, le persone come Chiara Ferragni e Fedez, che vendono l’attenzione dei giovani alle aziende, non possono prendere partito, se non a prezzo di rischi tangibili per la loro attività. La neutralità politica è necessaria, una presa di posizione troppo esplicita può dimezzare il potere di influenza, esporli al risentimento della parte ‘tradita’.
Ecco perché le loro parole ‘antifasciste’ possiedono un valore umano e civile così grande da fare cadere ogni riserva sull’una e sull’altro, un gesto senza calcoli che potrebbe ‘reificarli’ troppo, danneggiandoli professionalmente.
Non si sono limitati a schierarsi con Willy, sarebbe stato facile e anche un poco scontato, si sono invece assunti la responsabilità, forse resi sapienti dalla genitorialità, di gridare che l’Italia sta cadendo in un baratro fascista, proprio le cose che i leader del centrosinistra fanno finta di non capire, illudendosi e illudendoci di trovarsi in presenza di una delle tante transizioni sociali del Paese. Invece di denunciare l’arrivo della tempesta perfetta, alimentata da due politici di sfacciata mediocrità, umana e civile, come i leader della Lega e Fratelli d’Italia, essi stessi vanamente a caccia di senso, come molti giovani. Due complessati che cercano compenso giocando cinicamente su un tavolo più grande di loro.
Chiara Ferragni e suo marito sono riusciti a incarnare assai meglio dei leader dei partiti di governo e di Roberto Saviano il senso del pericolo che minaccia tutti noi, toccando un tasto politico e culturale sensibilissimo.
Il Paese è alle soglie di una seconda ondata fascista, esattamente a un secolo di distanza, l’omicidio di Willy possiede lo stesso sinistro significato profetico di quello che spense la vita di Giacomo Matteotti, perché arriva dalle stesse sentine dell’animo umano, dalla stessa spazzatura maleodorante che impregna da quasi un secolo il nostra Paese, che non riusciamo a lavare via nemmeno con l’acido muriatico, una presenza transculturale alimentata anche dalla mancanza di qualità del mondo progressista, anche questo popolato di personaggi da romanzo. Se ci si presenta con certi giocatori, gli avversari possono permettersi lussi inauditi, e purtroppo se li permettono.
Fedez e Ferragni battono la sinistra e stracciano Roberto Saviano, che non riesce a uscire dallo schema del quartiere popolare da cui proviene; anche il sottoscritto viene da una baraccopoli ma non pretende di interpretare il mondo alla luce di quello specifico culturale, perché di questo si tratta, di un frammento. Mi occupo di ragazzi da quasi 40 anni, almeno dieci dei miei libri sono dedicati a loro, ma a differenza dello scrittore campano e di quelli che parlano di narcisismo del mondo giovanile, dimenticando il proprio, non possiedo uno straccio di sicurezza sulle giovani generazioni, ciò di cui credo di essere certo, invece, è che possono diventare sensibilissimi all’esempio che viene dall’alto, perché di esempi necessitano.
Se vengono proposte loro soluzioni violente,quello che fa la destra in Italia, gli imitatori possono spuntare come funghi, perché la politica è pedagogia e se chi la fa è pieno di problemi personali, irrisolti ed evidentissimi, il disastro è assicurato.
Ecco perché apprezzo molto il gesto coraggioso di Ferragni/Fedez, loro, almeno in questo caso, sono stati in grado di fare della buona pedagogia, opponendola a quella nerissima del duo fascistello della politica italiana, parlando ad una vasta platea di giovani e invitandoli a guardare con diffidenza verso una realtà che potrebbe travolgere la loro vita.
Il mondo dei ragazzi è assai più complesso del modello manicheo di Gomorra, occorre evitare che politici spregiudicati lo risucchino verso strade senza ritorno, quello che è accaduto a Colleferro non è un episodio e basta, semmai la replica di eventi che stanno diventano sempre più ordinari, ‘normali’, proprio a causa della politica, oggi diventata la più grande macchina per la generazione del vuoto di cui, non me ne vogliano, anche Fedez-Ferragni sono responsabili.
Non possiamo più tollerare che la migliore trascrizione di Satana in circolazione, vada in giro con il rosario appeso al collo. Solo uno psicotico, un criminale o un grande manipolatore può fare una cosa del genere.
Ai genitori italiani -sono padre di tre figli- ripeto che ai problemi del disorientamento giovanile possiamo rispondere solo controllando la politica da vicino, non affidandola a individui che non potrebbero gestire neppure un autolavaggio. Quando in passato è accaduto, i ragazzi di allora non sono più tornati a casa. Willy è solo uno dei primi caduti, fermiamo la mano a chi vuole trasformarci in una comunità di odiatori, disposti a sparare su tutto ciò che non ci somiglia.
Chi sottovalutò l’assassinio di Giacomo Matteotti non fece in tempo a pentirsene. Non cadiamo nello stesso tragico errore, salviamo i nostri figli.