venerdì, 24 Marzo
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Votate l’ UE!

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La Commissione Europea sta analizzando dei modi per rafforzare l’affluenza alle urne per le elezioni del 24-25 maggio. L’incoraggiamento alla partecipazione attiva dei cittadini è data dalla ben nota preoccupazione dei una prossima possibile maggioranza euroscettica. Il parlamento Europeo prima, ora la Commissione, stanno facendo uno sforzo comunicativo enorme per porre il cittadino al centro delle elezioni del prossimo maggio, visto che la Commissione sarà, grazie al Trattato di Lisbona, interessata direttamente alla maggioranza che si formerà in Parlamento che influenzerà la scelta del prossimo Presidente di Commissione. Le due istituzioni stanno cercando in diversi modi di convincere dell’importanza che stavolta i cittadini hanno per cambiare l’Europa, con una sorta di ‘mea culpa’ per il poco spazio concesso agli europei in questi anni.

Il terreno da recuperare rispetto ai partiti euroscettici, che facendo leva sulla crisi hanno mosso gli istinti più conservatori e sempre meno europei dei cittadini, è tanto ma la battaglia comunicativa è solo all’inizio. Recentemente il presidente del Parlamento  Europeo, Martin Shulz (S&D- Progressive Alliance of Socialists and Democrats) intervistato alla BBC si è espresso sull’incidenza che alcuni atteggiamenti e politiche da parte degli stati membri hanno in maniera negativa sulle prossime elezioni. E non l’ha fatto da candidato ufficiale del gruppo socialista ma da presidente dell’istituzione che rappresenta i cittadini europei. Schulz, si è rivolto proprio alla BBC e agli inglesi affermando che il comportamento euroscettico del governo di David Cameron non fa del bene ad uno dei primi paesi ad aver aderito all’allora Comunità Economica Europea e non aiuta a sostenere la campagna elettorale che i maggiori gruppi europei stanno svolgendo nel segno dell’europeismo, perché la paura di ritrovarsi con una maggioranza di partiti che nelle istituzioni europee e nel progetto di integrazione non trovano alcuno fondamento è grande. Schulz nell’intervista ha criticato due aspetti fondamentali dello scetticismo dilagante in Unione Europea: la capacità di alcuni governi nazionali (come quello inglese) di premere su alcune politiche (ad esempio l’immigrazione) per spaventare i cittadini e farli allontanare dalle politiche europee che riguardano e il continuo ostruzionismo che molti membri del Consiglio Europeo fanno verso le altre istituzioni. Ad esempio molti stati membri stanno facendo una propaganda molto forte sul cambiamento delle regole in tema di immigrazione e le recenti restrizioni a bulgari e rumeni o le lamentele sulla politica di allargamento non fanno che indebolire le fondamenta di una legislazione che ha fatto fatica ad affermarsi (la difesa delle libertà, la politica estera europea indipendente da quella nazionale). Il messaggio che arriva ai cittadini diventa confuso o pilotato da quello che i governi vogliono far credere loro.

La brutta reputazione che le istituzioni hanno nei paesi membri non fa che accrescere il malessere dei cittadini verso la costruzione europea e fa buon gioco ad alcuni partiti che con slogan spesso privi di una base teorica solida distruggono in pochi punti tutto il processo di integrazione economica e sociale che l’Unione ha tentato in questi decenni. Purtroppo più economica che sociale e culturale e le conseguenze sono state ben evidenti con la crisi economica. Crisi che per molti è soprattutto di natura politica: la burocrazia europea, spesso portata allo stremo ha in alcuni caratteri fondamentali (la moneta, la mobilità che significa immigrazione e Schengen) nessuna guida politica. Quindi come ricordano sia il Parlamento che la Commissione, la prossima tornata elettorale, grazie all’entrata in vigore del Tratta di Lisbona sarà una vera e propria svolta: «I nuovi poteri trasferiti al Parlamento europeo nel 2009 segnano una svolta decisiva per la partecipazione al voto dopo le prime elezioni dirette dell’Assemblea di Strasburgo nel 1979. Il riequilibrio dei poteri all’interno dell’UE a favore del Parlamento europeo consentirà infatti ai nuovi eurodeputati di eleggere il prossimo presidente della Commissione europea».

La Commissione Europea vuole anche accrescere la partecipazione a queste elezioni anche perché i partiti hanno presentato o lo faranno (da febbraio inizieranno i vari congressi che decideranno i candidati, ma gia la sinistra ha scelto a Dicembre Alexis Tsipras, leader del partito greco Syriza e i Verdi chiuderanno le primarie la prossima settimana).

Come ricorda con una nota ufficiale la commissione «I centristi dell’Alleanza dei liberali e democratici per l’Europa (ALDE) sceglieranno il prossimo mese fra l’attuale commissario finlandese Olli Rehn e l’ex premier belga Guy Verhofstadt. Intanto alcuni candidati, tra cui 4 attuali ed ex primi ministri, sono in attesa di essere indicati dal Partito popolare europeo (PPE) di centrodestra. La decisione è attesa per marzo.
I Verdi avranno un proprio candidato, scelto fra 4 nominativi con il sistema delle primarie online
».

Inoltre la Commissione ha in mente anche come combattere l’apatia degli elettori verso l’affluenza alle urne. A parte pochi paesi (tra i quali l’Italia) che tradizionalmente hanno affluenze molto alte per ogni tipo di elezione, la maggior parte dei paesi dell’Unione Europea riscontra dati molto bassi e nel tempo la media dei votanti sta calando perché le istituzioni vengono percepite sempre più lontane da cittadini. La novità di Lisbona, quindi la nuova possibilità data al cittadino di scegliere il potenziale presidente della Commissione, che significherà dare maggior peso politico a questa istituzione, dovrebbe portare ad un crescente interesse verso la partecipazione al voto. Dati della Commissione Europea danno la partecipazione alle votazioni del 2009 al 43%, calata rispetto alle precedenti. Inoltre, sempre dalla stessa istituzione arrivano altri dati: «In un sondaggio dello scorso anno il 62% degli intervistati si era detto convinto del fatto che avere candidati affiliati ai vari partiti per la carica di presidente della Commissione e tenere le elezioni lo stesso giorno in tutta Europa avrebbe aumentato l’affluenza alle urne».

Secondo le istituzioni, Lisbona darà una maggiore legittimità democratica soprattutto alla Commissione, quindi i cittadini saranno il vero ago della bilancia che definirà la prossima composizione del Parlamento e della Commissione. Spetta solo ai gruppi politici saper fare una buona campagna elettorale e convincere i cittadini se l’Unione Europea può ancora funzionare, con delle trasformazioni di base, o se il progetto può essere definito fallimentare. Nel corso di questi mesi i vari gruppi spiegheranno cosa significa far parte dell’ Unione. Gli euroscettici partono avvantaggiati.

 

 

 

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