Su parere del Cosiglio dei ministri, Mario Draghi ha assegnato a Vittorio Colao la gestione della direzione della politica aerospaziale, posizione vacante dal 5 agosto scorso dopo la pochissima gloriosa esclusione di Bruno Tabacci dall’incarico. È passato quasi un mese da allora e ci è sembrato un arco di tempo assai lungo per tener scoperta una posizione così importante, segnale evidente che il posto ha fatto gola a molti pretendenti, Giancarlo Giorgetti forse tra i principali, e che il premier ha dovuto faticare per sfilare dal mazzo il jolly da giocare, al punto di dover modificare la legge n.7-2018 considerata il riferimento della governance spaziale nazionale -attraverso decreto- per poter conferire la delega spaziale a un ministro e non a un sottosegretario.
Colao infatti è ministro senza portafoglio di un dicastero nuovo, innovativo e proiettato a una trasformazione che non ha precedenti in Italia, impegnato alla gestione di alcuni dei dossier più importanti del Recovery Fund, circa il 20% del totale come richiesto dall’Unione Europea. Quei soldi che Bruxelles rilascia a condizione di una digitalizzazione ancora in alto mare sui tavoli romani.
Vittorio Colao potrebbe essere una svolta: in un governo che avrebbe dovuto rappresentare un fronte di nuove idee e di applicazioni concrete, ma continuamente in liti che trapelano miseramente sulla rete perchè implacabilmente prive di ideali e di ideologie comuni, un bocconiano con tanto di master in business administration alla Harvard University ha un’identità che lo propone interlocutore valido con le mansioni che gli toccheranno esaudire. Per molti anni il neo incaricato ha guidato prima Rcs MediaGroup e poi Vodafone da Londra e fino al maggio 2018. Poi Giuseppe Conte lo ha voluto alla comando della task force che avrebbe dovuto studiare la rimessa in moto del Paese dopo la pandemia. Il progetto non ebbe grandi esiti per, si dice, un immediato disaccordo tra i due e così si perse un’occasione importante per il nostro Paese.
Speriamo che per lo spazio le cose vadano meglio perché non sempre un buon manager compie scelte politiche adeguate. Ma questo lo diciamo senza alcun preconcetto, anzi! Aspettiamo di giudicare dalle mosse che il nuovo capo dello spazio compirà. Perché sono i risultati a far la differenza! E di risultati ne aspettiamo da chi era stato in precedenza nominato capo del Comitato di esperti in materia economica e sociale con Roberto Cingolani e Enrico Giovannini.
Se nei prossimi giorni non ci saranno modifiche, lo staff di coordinamento sarà composto dalla vecchia guardia di Palazzo Chigi: il consigliere militare gen. Luigi Francesco De Leverano e il gen. Luca Capasso, comandante del Comando operazioni spaziali e capo dell’ufficio generale Spazio dello Stato Maggiore della Difesa. Come si è fatto notare rapidamente dai giornali molto vicini a Piazza Colonna, il passaggio di delega comporta l’attuazione del Pnrr che vale circa l’1% del pacco globale, quantificabile tra due e tre miliardi di euro. Uno spessore importante che lambisce un settore in evoluzione e con prospettive di forte impegno politico per la partecipazione a programmi internazionali e dunque economico e sociale, che significa investimenti e posti di lavoro.
A dirla così sembra una passeggiata. Ma non lo è: perché il commissario UE Thierry Breton, espressione del governo francese, che gestisce l’intero volume finanziario, punta a portare tutti i vantaggi agli interessi di Parigi, nostro partner industriale, ma anche principale concorrente dei nostri vantaggi nazionali che più volte sono stati relegati dai francesi al ruolo di semplici vassalli.
Quindi, una sfida all’ultimo sangue che ha per tema dominante la finanza internazionale e per questo ci conforta la presenza di Stefano Firpo, a capo di gabinetto di Vittorio Colao. Perché la mentalità di un burocrate di alto lignaggio proveniente sia dai ranghi governativi che dalle file dei banchieri potrà costituire un importante passaggio di visioni. Sempre che i rivali interni ed esterni del governo Draghi non attraversino impunemente la strada del progresso del Paese.
Ma, in conclusione, c’è anche una questione di fondo che incrocia la diplomazia: accanto a un’Europa che nei suoi equilibri resta irascibile e arrogante, gli impegni italiani devono onorare anche gli accordi bilaterali con gli Stati Uniti con Artemis, il programma maturato per le prossime missioni sulla Luna e quale palestra indispensabile per le future spedizioni su Marte. Le relazioni con gli Stati Uniti sono fondamentali e come sappiamo, escludono ogni accordo strategico con Paesi a loro ostili. Un principio ignorato dall’attuale responsabile della Farnesina, che evidentemente si dovrà tenere alla larga da certi dossier, pena il fallimento di una preziosa alleanza.
Sia Colao che Firpo ne sono sicuramente al corrente ma immaginiamo che a breve si aprano a incontri fattivi con tutti i referenti della complicata macchina spaziale che vede circa 7.000 addetti nel contesto manifatturiero e dei servizi, con università, centri di ricerca e utenze strategiche: associazioni di categoria, industrie, organizzazioni sindacali. Solo attraverso la stretta interlocuzione con tutti gli attori si potrà portare a termine un impegno importante, che serve all’Italia per riacquistare quel prestigio amaramente dilapidato da uno specchio politico inesistente.