Nel 1976, il vescovo Francis J. Mugavero di Brooklyn, scrive la lettera pastorale ‘Sexuality: God’s Gift’, una delle prime dichiarazioni Cattoliche a contenere un messaggio compassionevole e incoraggiante verso la comunità omosessuale che, sostiene Mugavero, merita di essere trattata in modo egualitario nella società e nella comunità cristiana. «La promessa» scrive il vescovo, «è quella di trovare nuovi modi per comunicare la verità di Cristo, che vi renderà liberi».
L’ultima parte di questa frase, quella che parla dei ‘nuovi modi’, fece risuonare il cuore di due personaggi già schierati in questa battaglia, suor Jeannine Gramick e padre Robert Nugent. Insieme, i due fondarono New Ways Ministry. Di filosofia cattolica, questo gruppo si fece portatore del fiorente messaggio che la Chiesa negli anni ’70 stava offrendo alle persone omosessuali: un messaggio di giustizia, pace, accettazione. Il loro lavoro consisteva essenzialmente nella costruzione di un ponte che raggiungesse da un lato la comunità omosessuale, dall’altro la gerarchia ecclesiastica. Non solo, il gruppo negli anni si è fatto portavoce dei diritti civili, rivolgendosi direttamente alla Chiesa stessa, affinché essa includesse gli omosessuali all’interno della comunità dei credenti.
Forse Jeannine Gramick è un nome che non attiva nessuno scambio sinaptico, ma la suora è impegnata da decenni nella difesa dei diritti degli omosessuali all’interno della Chiesa Cattolica. Le sue pubblicazioni hanno titoli eloquenti: ‘Homosexuality and the Catholic Church’, ‘The Vatican and Homosexuality’ e ‘Anime Gay: Gli omosessuali e la Chiesa cattolica’, scritto a quattro mani con padre Robert Nugent. Suor Gramick ha percorso il mondo in lungo e in largo, parlando d’identità sessuale, forte dell’ormai condiviso giudizio dell’American Psychiatric Association, secondo cui l’omosessualità non è una malattia da curare ma un semplice e personalissimo orientamento sessuale. Jeannine promuove il dialogo, il confronto, tentando di porre le basi per un’educazione che sradichi i falsi miti e gli stereotipi logori che distorcono il concetto di omosessualità, che non può essere motivo di esclusione da gruppi religiosi, civili e sociali. Il suo credo è molto semplice: un mondo di pace e armonia è possibile, a patto che ogni essere umano sia trattato con rispetto e dignità.
Per più di trent’anni, Jeannine Gramick si è battuta per la giustizia e la pace per le minoranze sessuali, ma non sono mancati gli scontri accesi. Nel 1984 l’Arcivescovo di Washington ha riscontrato ambiguità nel modo in cui la suora presentava gli insegnamenti della Chiesa circa l’omosessualità, e l’ha interdetta dal compiere qualsiasi attività pastorale, nel rispetto della comunità omosessuale dell’arcidiocesi. Nel 1988 il Vaticano ha aperto un’indagine sulla sua attività e quella di Nugent; indagine che, dopo la pubblicazione del loro libro e i presunti errori dottrinali contenuti in esso, è stata trasferita al CDF (Congregation for the Doctrine of the Faith). Nel 1999, dopo un dialogo scritto tra lei e Nugent, i due hanno ricevuto una notifica pubblica da parte del CDF, sostenendo che i loro scritti e le loro attività erano dottrinalmente inaccettabili e non presentavano correttamente gli insegnamenti della Chiesa circa l’omosessualità, proibendo loro di svolgere qualunque attività pastorale che coinvolgesse persone omosessuali. Ancora, nel 2000 la sua congregazione, The School Sisters of Notre Dame, le ha intimato di smettere di parlare in pubblico dell’omosessualità, ma Jeannine ha pubblicamente affermato di non voler essere partecipe dell’oppressione a un suo sacrosanto diritto, quello di parlare. Quindi è stata traferita a un’altra congregazione, le Suore di Loreto.
Ma il cammino del New Ways Ministry non arretra di un passo. L’ultima trionfale conquista è stata quella del 18 febbraio, quando 50 pellegrini del movimento, affiancati dal gruppo londinese lgbt della chiesa di Farm Street, si è accomodato in prima fila, di fronte a Papa Francesco. A dicembre suor Gramick aveva scritto a Papa Bergoglio, chiedendo un incontro personale. All’inizio di febbraio è arrivata la risposta di monsignor Georg Gaenswein, prefetto della Casa pontificia, il quale le comunicava di averle riservato i biglietti per l’accesso all’udienza del Mercoledì delle ceneri. Posti in primissima fila. L’occasione del confronto diretto è mancata, ma mai simile accoglienza era stata riservata al gruppo nei 38 anni della sua attività, ed è stata fonte di un rinnovato entusiasmo, sottolineato dalla stessa Gramick: «Questo dice che nella nostra Chiesa c’è un movimento, un movimento di accoglienza delle persone dai margini verso il centro».
Un piccolo grandissimo passo dunque, arricchito dalla reazione positiva della gerarchia cattolica, che la Gramick imputa con decisione allo spirito di accoglienza promosso da Papa Francesco. Bergoglio infatti, nei due anni di pontificato, ha mostrato una delicata ma decisa attenzione all’argomento. Destinato a fare storia il «Chi sono io per giudicare?», pronunciato nell’estate del 2013, così come la gioviale risposta alla lettera inviatagli dal gruppo di gay cattolici Kairos. Importanti anche i dialoghi al centro del Sinodo sul tema famiglia, che non hanno mancato di riguardare anche la questione dell’omosessualità. E forse il gesto più eloquente è stato il recente incontro con un transessuale spagnolo, Diego Neria Lejarraga, ex donna di 48 anni, che aveva scritto al Papa denunciando di essere stato emarginato dalla Chiesa nella sua città di Plasencia, in Estremadura, dopo il cambio di sesso. Il Papa gli avrebbe telefonato due volte e poi lo avrebbe infine accolto a Santa Marta in un incontro privato sabato 24 gennaio.
Incontri, lettere, parole che il più delle volte non occupano altro che lo spazio mentale di un titolo di giornale per l’opinione pubblica, ma che illuminano di speranza il percorso di chi da decenni lotta per ritagliarsi un posto all’interno della Chiesa Cattolica, scardinando antichi retaggi e posizioni che talvolta creano un singolare paradosso col messaggio d’amore su cui la Chiesa stessa è stata fondata.
Ma che ripercussione possono davvero avere questi avvenimenti sul futuro di gruppi come il New Ways Ministry e sul cammino millenario della Chiesa Cattolica? Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto Giacomo Galeazzi, scrittore e giornalista italiano, vaticanista del quotidiano La Stampa dal 2008.
Partiamo dal lavoro di Jeannine Gramick e il New Ways Ministry, conosce il movimento e cosa ne pensa?
Sì, conosco l’impegno di suor Jeannine Gramick. Per il Papa delle geografie esistenziali e geografiche ha un grande rilievo il lavoro svolto tra i lontani dal movimento cattolico statunitense per i diritti degli omosessuali New Ways Ministry. Francesco è il Pontefice che sul volo di ritorno da Rio de Janeiro pronunciò una frase-manifesto: ‘Se un gay cerca Dio chi sono io per giudicarlo?’.
Qualcuno ha parlato di svolta, secondo lei è pertinente parlare di una vera e propria svolta?
Sicuramente è un deciso passo in avanti nella pastorale dell’inclusione. Come ha evidenziato l’agenzia Adista, i 50 pellegrini del movimento cattolico statunitense per i diritti degli omosessuali New Ways Ministry, guidato da suor Jeannine Gramick e affiancati dal gruppo londinese lgbt della chiesa di Farm Street sono stati accolti in Vaticano come persone importanti e fatte accomodare all’udienza generale di mercoledì 18 febbraio nelle file dei “vip”. Quindi è un clima del tutto nuovo quello che si respira nell’approccio all’omosessualità e lo si era già capito al Sinodo dei vescovi straordinario sulla famiglia.
Come vede questo invito da parte di Papa?
E’ un invito in perfetta continuità con la ‘relatio post disceptationem’ del Sinodo dello scorso ottobre, in cui è stato riconosciuto che le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana. Perciò la Chiesa di Francesco è in grado di accogliere le persone omosessuali, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle comunità cristiane. Inoltre, senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partners. La Chiesa poi ha attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli. Non stupisce, quindi, che nei suoi 38 anni di vita, New Ways Ministry non avesse mai ricevuto una simile accoglienza. Lo scorso dicembre, suor Gramick aveva scritto a papa Francesco, chiedendogli un incontro personale in occasione del pellegrinaggio programmato per febbraio. Le resistenze nei settori più conservatori delle gerarchie ecclesiastiche vengono superate da gesti significativi come quello compito da Francesco a fine gennaio quando ha ricevuto in udienza privata in Vaticano un transessuale spagnolo, accompagnato dall’attuale fidanzata. Il transgender, Diego Neria Lejarraga, ex donna di 48 anni, aveva scritto al Papa denunciando di essere stato emarginato dalla Chiesa nella sua città di Plasencia, in Estremadura, dopo il cambio di sesso.
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