domenica, 2 Aprile
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USA – Germania: dopo Merkel si ricomincia da capo

L’esito del voto in Germania avrà un ruolo importante sul futuro delle relazioni Europa-Stati Uniti. Dall’arrivo alla Cancelleria, nel novembre 2005, Angela Merkel è stata, per Washington, un’importante garanzia di stabilitàPresidenti come Barack Obama hanno trovato nel Cancelliere un punto di riferimento centrale, data anche l’instabilità che spesso caratterizza il panorama politico del Vecchio continente. Ora, l’‘era Merkel’ volge al termine e – insieme a questa – la lunga fase di predominio cristiano-democratico sul governo, incarnata dal binomio CDUCSU. Le tensioni che da tempo esistono fra i due ‘partiti gemelli’ hanno rafforzato l’opposizione socialdemocratica della SPD ma anche le altre forze politiche (Verdi, AfD, Liberali e la sinistra di Linke), il cui risultato potrebbe beneficiare anche degli effetti di un sistema elettorale fortemente proporzionale, seppure corretto da una soglia di sbarramento del 5%. Le stesse tensioni hanno, inoltre, indebolito la posizione del candidato Cancelliere della CDU-CSU, Armin Laschetche appare oggi in difficoltà a tenere testa allo sfidante socialdemocratico, l’attuale ministro delle Finanze, Olaf Scholz, dato da pressoché tutti i sondaggi in netto vantaggio.

Washington rimane, per ora, alla finestra, in attesa degli esiti della consultazione. In passato, se l’alternanza cristiano-democratici/socialdemocratici si è spesso tradotta in aggiustamenti di rotta in materia di politica estera, essa non ha mai messo in discussione la centralità del rapporto con gli Stati Uniti, garanti della sicurezza se non della sopravvivenza fisica – dello Stato tedesco nei lunghi anni della guerra fredda. È quindi difficile che, qualunque sia l’esito del voto attuale, esso possa mettere in discussione una relazione ormai consolidata. Tuttavia, nelle settimane scorse, Scholz ha sollevato diverse questioni che potrebbero influire sui rapporti con la Casa Bianca, prima fra tutte quella di una ‘Ostpolitik della UE’ per rilanciare le relazioni con la Russia sulla base dei principi di coesistenza e rispetto delle norme che sono stati alla base dell’OSCE e della CSCE. Scholz si è inoltre detto a favore di un rafforzamento del processo di integrazione europea e ha sostenuto l’opportunità della costituzione di una capacità militare europea, pur proiettando tale risultato in un futuro che egli stesso definisce ‘non immediato’ e ponendo tutta una serie di paletti a come l’‘esercito europeo’ dovrebbe operare.

Non è nulla di veramente nuovo. Un certo grado di ambiguità nei rapporti con Mosca ha caratterizzato anche il cancellierato di Angela Merkel, nel corso del quale, ad esempio, la politica del ‘dialogo continuo’ portata avanti da Berlino e la questione della realizzazione del gasdotto Nord Stream 2 sono state fonte di costanti tensioni sia con Washington sia con diversi partner europei. Egualmente, il governo tedesco è stato, negli ultimi anni, attivo sostenitore della ricerca, da parte dell’Europa, di una maggiore autonomia strategica, anche se sempre in ambito NATO. Soprattutto durante la presidenza Trump, queste posizioni hanno portato a ripetuti scontri, concorrendo a un deterioramento dei rapporti bilaterali cui la postura statunitense (specie in materia di difesa comune) ha dato un contributo importante. Con l’arrivo alla Casa Bianca di Joe Biden, tuttavia, le cose sembrano essere migliorate. Fra l’altro, nonostante la politica di Washington continui a oscillare fra la carota e il bastone, sulla questione Nord Stream 2 sembra si sia giunti a un compromesso che dovrebbe permettere l’entrata in funzione dell’infrastruttura nei prossimi mesi in cambio di un rinnovato impegno tedesco a sostegno dell’Ucraina.

Ciò non significa che non si saranno problemi di adattamento. Chiunque sarà il nuovo Cancelliere, dovrà gestire un’eredità ingombrante in un momento in cui i rapporti transatlantici stanno attraversando una fase di freddezza. Per sedici anni, la Germania di Angela Merkel è stato un elemento di equilibrio nelle relazioni fra Europa e Stati Uniti, anche per il prestigio che il Cancelliere traeva dall’essere il leader europeo politicamente più longevo. Da questo punto di vista, il suo successore dovrà ricominciare tutto da capo, fra l’altro con la pressione aggiuntiva derivante dall’attivismo della Francia di Emmanuel Marcon. È un esercizio complesso, che potrebbe risultare forse più agevole a una figura ‘di alto profilo’ come Scholz che al relativamente sconosciuto Laschet. Molto dipenderà anche dai nuovi equilibri che emergeranno nel Bundestag: se, infatti, un governo di coalizione appare un esito pressoché scontato, la vera natura di questa coalizione è aperta a ogni speculazione, con le implicazioni che può avere l’entrata nella maggioranza di formazioni come i Verdi, le cui posizioni, nel campo della politica internazionale, si discostano in modo significativo da quelle condivise da CDU-CSU e SPD.

Gianluca Pastori
Gianluca Pastori
Gianluca Pastori è Professore associato nella Facoltà di Scienze Politiche e Sociali, Università Cattolica del Sacro Cuore, dove insegna Storia delle relazioni politiche fra il Nord America e l’Europa, International History e Storia delle relazioni e delle istituzioni internazionali. Collabora con vari enti di ricerca e formazione pubblici e privati, fra cui l’ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, dove è Associate Research Fellow per il programma Relazioni Transatlantiche. Fra i suoi ultimi saggi: The Atlantic Alliance, NATO, and the Post-Arab Springs Mediterranean. The Quest for a New Strategic Relevance (2021); Una distensione mancata? L’amministrazione Trump e il nodo dei rapporti con la Russia (2021); Il dilemma del multilateralismo. Washington e il mondo, fra impegno collettivo e “America first” (2019).
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