Ora si deve fare politica, in Finlandia e dintorni … no, scusatemi, voglio iniziare in un altro modo.
Fino a prima del viaggio in USA, Mario Draghi era quello che andava, finalmente, a trovare Joe Biden per ricevere ordini. Ora si ricredono, ma sottolineano la cosa meno significativa, come se fosse la più importante: l’accoglienza ‘calorosa’ e i ‘complimenti’ fatti da Biden al ‘caro’ amico, eccetera. Non pretendo di rovesciare il giudizio delle grandi firme e quindi mi limito a rilevare l’ovvio, a mia conoscenza: con grandi complimenti e festeggiamenti si accolgono quelli ai quali si vuole imporre qualcosa, dato che contano poco, per indorargli la pillola. È un classico, direi: sai che è un tuo vassallo e stai per farglielo fare, il vassallo, e per non umiliarlo troppo gli si fanno feste ed onori.
E festeggiamenti Draghi ha avuto, poi … Lo avrete visto il filmato dell’incontro a favore di telecamere dei due, quando Biden, leggendo foglietti preparati, si complimentava per la grande amicizia di Draghi, grande uomo ecc., e, invece Draghi, senza leggere, ma chiaro, risponde, ad un Biden un po’ sorpreso, che ‘la gente vuole la pace‘ e che le condizioni dovranno essere date dagli ucraini, purché perseguano la pace.
È un cambiamento, mi pare, profondo nei rapporti tra Italia e USA, ma forse anche tra Europa e USA. L’Italia, da parte dell’Europa, o almeno di una parte di essa, dice a Biden che la guerra deve finire, cioè che la pace va imposta in qualche modo. E, poi, dice anche dolcemente ma non tanto, che grazie alla armi date, ora Golia non c’è più: direi, non certo per intendere che ora Davide deve diventare Golia!
Ora, come dicevo più sopra, si deve fare politica, politica seria. Una politica di apertura verso la Russia. Anche qui bisogna sottolineare bene le parole e i fatti: Draghi dice chiaro che la Russia è Europa e che con la Russia si deve parlare, bisogna sedersi ad un tavolo di trattativa con la Russia, una trattativa seria.
E che sia cambiato qualcosa di più di due parole, lo mostra una reazione un po’ isterica degli USA, che spingono per una rapida adesione della Finlandia e della Svezia alla NATO.
Dovrebbe sorprendere che due Paesi come quelli, famosi per il loro pacifismo e la loro pervicace volontà di neutralità, abbiano cambiato così rapidamente opinione. Il timore di ulteriori azioni russe, ora contro di loro, francamente mi pare una stupidaggine. Si può anche pensare che Putin e i suoi collaboratori siano matti del tutto, ma un qualunque attacco a Finlandia e Svezia è fuori della realtà. L’ipotesi che una azione del genere potrebbe accadere proprio nelle more della adesione, quando ancora non potrebbe scattare l’obbligo di partecipazione alla difesa di uno Stato membro della NATO, è infantile. Certo, l’obbligo formale non vi sarebbe, ma la reazione sarebbe certamente immediata, non scherziamo. E quindi, ribadisco, la richiesta pressante della Finlandia ha proprio lo scopo di silurare in qualche maniera la proposta, o meglio l’azione, di pace europea.
È infatti chiaro che una cosa del genere metterebbe in grave difficoltà la Russia, che si troverebbe il mar Baltico chiuso, ma specialmente una lunghissima frontiera irta di missili della NATO.
Non so se la cosa riuscirà, ma certo che è evidente interesse dei Paesi europei, e in particolare di quelli avviati, pare, ad una unione più stretta, diminuire, non aumentare, le tensioni con Mosca.
A non aiutare c’è già l’atteggiamento di Volodymyr Zelenski, molto ambiguo e oscillante: prima lascia intendere che potrebbe accettare la perdita della Crimea e altro, poi se la rimangia completamente. E lo fa proprio citando Draghi, sia pure interpretandone a suo modo il pensiero. In modo molto ambiguo, perché poi aggiunge che, premesso che l’Ucraina non riconoscerà mai la Crimea indipendente, ma in realtà la sua annessione alla Russia ormai da tempo consolidata, premesso ciò dice di essere disposto a mettere da parte, in eventuali trattative, la questione della Crimea, se quella questione fosse di ostacolo. A prescindere dal fatto che dire che non riconoscerà l’annessione della Crimea, lascia il tempo che trova se si trova un accordo di pace.
Non si può tacere l’immediata e ferma ‘risposta‘ russa alla ventilata e rapida adesione della Finlandia alla NATO, che dichiara che già da oggi sospenderà i rifornimenti di gas alla Finlandia, mentre, sia pure in base a non molto chiare esigenze di forza maggiore, anche le forniture di gas all’Europa hanno dei problemi. Tanto per dire, già si parla di intaccare le riserve.
Inoltre, riesce difficile comprendere come possa la Finlandia non solo chiedere, ma essere accolta nella NATO, visto che la Finlandia, nel 1948, ha stipulato un trattato (‘Agreement of Friendship, Cooperation, and Mutual Assistance between The Union of Soviet Socialist Republics and The Republic of Finland‘) con la Russia il cui articolo 5 dice testualmente: «The High Contracting Parties confirm their pledge, given under Article 3 of the Peace Treaty signed in Paris on February 10, 1947, not to conclude any alliance or join any coalition directed against the other High ContractingParty». Per non parlare dell’articolo 8 del trattato NATO, che esplicitamente fa divieto di adesione allo Stato che abbia accordi internazionali confliggenti in vigore.
Mi domando se l’Italia farà valere questi assurdi, che si oppongono fortemente ad una scelta simile. Potrebbe essere un modo intelligente per ritardare una decisione che avrebbe effetti dirompenti.
Resta, alla fine però, il fatto che in questo momento -e ripeto in questo momento- l’Italia è al centro della politica internazionale, non solo europea. Se riuscirà a giocare bene la sua attuale posizione, potrebbe, tutta questa sporca vicenda, diventare l’occasione per la costruzione di una Europa forte, indipendente e terza rispetto sia agli USA che alla Russia, magari puntando -come è chiaramente detto nel ‘trattato del Quirinale’, e come non è escluso nel trattato di Aquisgrana (tra Francia e Germania)- alla costruzione di una Europa a minore partecipazione di Stati rispetto ai 27 attuali, ma in grado di competere, non solo economicamente -ripeto non solo economicamente- con le ‘grandi potenze mondiali‘, che, comunque finisca questa crisi, si affronteranno in una lotta senza quartiere tra i due ‘galletti’ della geopolitica odierna, dove una Europa unita e forte, non indebolita dalle piccole isterie dei Paesi legati a vecchie concezioni egoistiche, potrebbe valere molto di più di quanto apparentemente non possa.
Io sono convinto, per non dire spero, che Mario Draghi, Emmanuel Macron e Olaf Scholz abbiano questo in testa.