giovedì, 23 Marzo
HomeEconomiaUcraina: sanzioni, ovvero guerra commerciale

Ucraina: sanzioni, ovvero guerra commerciale

L’Occidente in guerra contro la Russia. Così, in meno di una settimana, è evoluta la guerra della Russia all’Ucraina.
Le sanzioni sono le armi che l’Occidente ha scelto di mettere in campo al posto degli uomini e dei missili -per il momento, questi ultimi, esclusiva di Russia e Ucraina.

Una guerra la cui portata è mondiale, non tanto per la varietà e il numero (altissimo) dei soggetti coinvolti (Stati Uniti, Regno Unito, Unione Europea, Canada, Giappone, Australia, Svizzera e altri Paesi), quanto e sopratutto per le conseguenzeche, si stima, si protrarranno anni, saranno vaste(cioè coinvolgeranno diversi popoli in diverse parti del mondo) e saranno immensamente grandi e devastanti. Lo saranno anche in termini di vittime umane, con la sola differenza che non avranno la visibilità che hanno i morti dopo un attacco con le armi tradizionali (missili o altro), e la causa della morte non sarà una pallottola o simile, bensì miseria e malattie determinate dalla enorme crisi finanziaria ed economica.

Ad ogni mossa del Presidente Vladimir Putin, l’Occidente ha risposto con una contromossa a suon di sanzioni. Una bordata dopo l’altra, in un crescendo continuo. Lunedì 28 febbraio è stato ben evidente come le sanzioni -i cui effettivi effetti sulla Russia si vedranno solo nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, e ci vorranno anni per completare i risultati- abbiano già messo al tappeto l’economia russa, quasi raggiungendo l’obiettivo di innescare una crisi bancaria, sopraffare le difese finanziarie di Mosca, e far precipitare l’economia russa in una profonda recessione.
«Mai prima d’ora un’economia dell’importanza globale della Russia è stata presa di mira con sanzioni a questo livello, secondo gli analisti, che affermano che ora
c’è un alto rischio che la Russia affronti una crisi finanziaria che spinge le sue più grandi banche sull’orlo del collasso», afferma Charles Riley, Editor per l’Europa di ‘CNN Business‘.

Il Ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, è stato chiaro: l’obiettivo è il tracollo finanziario economico della Russia. «L’Occidente ha tagliato le due maggiori banche russe, Sberbank (SBRCY) e VTB, dall’accesso diretto al dollaro USA. Ha inoltre adottato misure per rimuovere alcune banche russe da SWIFT». La coalizione sta cercando di impedire alla banca centrale russa di vendere dollari e altre valute estere per difendere il rublo e la sua economia. «In totale, quasi 1 trilione di dollari di asset russi sono stati ora congelati dalle sanzioni», inclusa circa la metà delle riserve di guerra del governo russo.
Il crescente isolamento del Paese accumula ulteriore pressione sul suo sistema finanziario vacillante.
Molte compagnie straniere (Apple, ExxonMobil, Ford, Boeing e Airbus, tra le altre) stanno lasciando il Paese. Molte anche quelle del settore energetico, che pure non è stato colpito dalla sanzioni direttamente, e alcune (come ExxonMobil) stanno interrompendo nuovi investimenti in progetti per esplorare e sviluppare giacimenti. Le banche sono a rischio fallimento (anche Sberbank, il più grande finanziatore russo, ha dichiarato che lascerà l’Europa), e alcune hanno già fallito, soccombendo a quello che Sberbank dice essere «un eccezionale deflusso di fondi e una serie di problemi di sicurezza per quanto riguarda dipendenti e uffici»,ovvero la corsa dei russi a ritirare i risparmi che è in atto da inizio settimana).

Ad ammettere la gravità della situazione è il Cremlino stesso. «L’economia russa sta subendocolpi seri‘, ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in una telefonata con giornalisti stranieri. “Ma c’è un certo margine di sicurezza, c’è del potenziale, ci sono dei piani, i lavori sono in corso”», riferisce ‘CNN Business‘.
Mosca sta tentando di rispondere alla crisi con una serie di misure di emergenza volte a prevenire il tracollo finanziario, fermare il flusso di denaro in uscita dal Paese e preservare le sue riserve di valuta estera. La banca centrale ha più che raddoppiato i tassi di interesse al 20% e ha vietato ai broker russi di vendere titoli detenuti da stranieri.
Le
banche russe, sotto pressione dalla corsa al ritiro dei risparmi, potrebbero subire ulteriori pressioni se i mutuatari non fossero in grado di rimborsare i prestiti poiché l’inevitabile recessione colpisce imprese e famiglie.

Liam Peach, un economista dei mercati emergenti presso Capital Economics, ha affermato che le banche russe potrebbero essere costrette a rispondere vendendo attività, probabilmente a buon mercato. Il credito potrebbe scarseggiare, aggravando ulteriormente la situazione.
Gli esperti spiegano che un altro problema è che
le banche russe hanno a disposizione solo liquidità sufficiente per coprire circa il 15% dei depositi in valuta estera sui loro libri contabili. La banca centrale normalmente rifornirebbe le banche di valuta estera, ma con metà del suo bottino di guerra fuori limite, potrebbe non essere in grado di farlo e allo stesso tempo difendere il rublo. La banca centrale potrebbe essere sotto pressione per mesi o addirittura anni.
Gli investitori e le imprese potrebbero provare a spostare grandi quantità di contanti esteri fuori dal Paese mentre il rublo scende, costringendo la banca centrale a spendere fino a 100 miliardi di dollari delle sue riserve disponibili quest’anno, secondo Capital Economics.
Il mercato azionario ha chiuso da lunedì e non si sa quando riaprirà. Secondo le agenzie stampa russe, sarebbe in arrivo un nuovo decreto che impedirà alle società straniere di uscire dai loro asset russi, mentre un decreto già in vigore vieta alle persone di prelevare più di 10.000 dollari o equivalente in valuta nazionale o estera.
Oliver Allen, economista di mercato presso Capital Economics, in una nota di ricerca, afferma tra l’altro: «
le ultime sanzioni potrebbero essere solo i primi passi di una grave e duratura rottura dei legami finanziari ed economici della Russia con il resto del mondo». La fine della globalizzazione è servita. Con tutto quello che ciò comporterà.

Le azioni che la comunità internazionale sta facendo alla Russia «equivalgono all’improvvisa eliminazione culturale di un’intera Nazione», afferma Derek Thompson di ‘The Atlantic‘.
«Sebbene la sua strategia geopolitica la metta in contrasto con l’Occidente, la Russia è un membro integrato dell’economia globale. Solo 12 Paesi nel mondo hanno più esportazioni totali. La Russia commercia petrolio, gas e carbone con gran parte dell’Europa e grano con il Medio Oriente e l’Africa.
Le sanzioni finora imposte equivalgono a una sorta di assedio di un Paese che dipende dall’accesso ai mercati globali».
Thompson avverte: «
Questa è terra incognita per la politica economica. Nessun paese ha mai affrontato questo tipo di blocco globale. Le implicazioni sono difficili da prevedere».
«La disoccupazione aumenterà alle stelle a meno che la banca centrale non intervenga per stampare moneta per mantenere a galla le aziende, ma questo quasi certamente causerà un’inflazione ancora peggiore».
«Le aziende sono preoccupate per il fatto che le sanzioni SWIFT chiuderanno i conti delle carte di credito internazionali. In tempi normali, gli effetti peggiori della maggior parte delle depressioni non si fanno sentire dopo mesi. Tutto questo è successo nelle ultime 72 ore».
«La crisi economica della Russia potrebbe innescare una fuga di cervelli. Secondo quanto riferito, altri giovani russi stanno
cercando di emigrare. I problemi di oggi potrebbero gettare le basi per un declino a lungo termine della prosperità della Russia, poiché le persone con i mezzi e la motivazione per uscirne si spostano a ovest. I migranti, tuttavia, dovranno affrontare un problema di mobilità: l’Unione europea ha chiuso il suo spazio aereo agli aerei e ai jet privati russi. Il paese è isolato dal commercio occidentale, dai viaggi occidentali e (a parte le esportazioni di energia) dalla maggior parte degli affari occidentali». «Le aziende automobilistiche si affidano all’Ucraina per i sistemi di cablaggio e gran parte del mondo si affida alla Russia per petrolio, alluminio e palladio, che viene utilizzato per parti di automobili e gioielli».
«
Nelle prossime settimane, il mondo avrà una caotica lezione sull’interdipendenza economica».
«
Quando la guerra spaccherà l’Ucraina e paralizzerà la Russia, causerà effetti a catena in tutto il mondo, tra cui carenza di grano, inflazione alimentare e aumento dei prezzi del petrolio». E questi sono solo gli effetti ovvi del primo momento.

La globalizzazione è qualcosa di molto immediato e concreto. Prosegue Thompson, «Bradley Jardine, global fellow presso il Wilson Center, un’organizzazione di ricerca apartitica, scrive che il Tagikistan, un piccolo Paese dell’Asia centrale a nord dell’Afghanistan, fa affidamento sulle rimesse dalla Russia per oltre il 20% del suo PIL. Ciò significa che se i lavoratori in Russia smetteranno di inviare denaro alle loro famiglie in Tagikistan, l’economia di quel Paese potrebbe precipitare in una depressione. Le crisi economiche possono innescare rivoluzioni politiche e il Tagikistan condivide un confine con la provincia più occidentale della Cina, lo Xinjiang. La crisi della Russia potrebbe, quindi, trasformarsi in una crisi economica dell’Asia centrale, che potrebbe diventare un problema politico cinese. Quello che succede in Russia non rimarrà in Russia.
Non dovremmo tifare per la calamità punitiva in Russia. Il soffocamento dell’economia russa potrebbe essere moralmente giustificato, vista la rovinosa invasione dell’Ucraina, ma queste misure non hanno precedenti». Il fatto che non abbiano precedenti, per tanto le conseguenze non siano prevedibili, dovrebbe chiarire la pericolosità del momento.

RELATED ARTICLES

Croce Rossa Italiana

spot_img

Save the Children

spot_img

Seguici sui social

Fondazione Veronesi

spot_img

Fondazione G. e D. De Marchi

spot_img

Fondazione Veronesi

spot_img

Salesiani per il sociale

spot_img

Campus Biomedico

spot_img
Social Media Auto Publish Powered By : XYZScripts.com