martedì, 21 Marzo
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Ucraina: ricreare un mondo bipolare, tagliando fuori Europa e Russia

Parlavo ieri, timidamente, di dubbio. Il dubbio è l’anima del ragionamento, è lo strumento principale per e della conoscenza. È lo strumento grazie al quale, anche di fronte a situazioni difficili, complicate, astruse o nascoste, si può sperare di intavolare una discussione che abbia un contenuto razionale, cioè discutibile, dati o prove alla mano.
La certezza, specie la certezza della verità transumana, è propria delle persone di fede, è la fede, dove la razionalità non è richiesta o è inutile. La trinità è il classico più evidente. Ci puoi credere o non, ma non puoi dimostrarla; puoi trarne conseguenze, ma non indagarne l’origine. Tu non ci credi, io ci credo. Punto.
La certezza, specie la certezza della verità, nelle cose umane è propria degli ingenui o degli imbecilli, perché impedisce di discuterne: è così, ma non si dimostra. Si potrebbe dimostrare o dimostrare il contrario, ma non lo si fa. Spesso quella certezza si chiama pregiudizio, oppure fedeltà a-critica.

E dunque, caro dottor Massimo Gramellini (e tanti come lui), usando le Sue parole: io «sono un qualunquista che si spaccia per complesso» per non lasciarsi «ricattare dalla emozioni» e pertanto sono pronto a negare «l’eccezionalità del comportamento di Putin e le squadracce» e quindi non faccio altro che dire a voce alta che le squadracce sono fatte anche dagli ucraini e gli americani (che io preferisco chiamare statunitensi) e quindi, data la mia formazione evidentemente distorta e servile sono, disciplinatamente, convinto che «noi dovremmo accordarci con chi ha i nostri interessi (i russi) e staccarci da chi condivide i nostri valori (gli angloamericani)». Dopo di che non mi resta che condividere il sospetto ironico per cui, sempre citando dal ‘testo‘: «Chissà se queste persone nel 1939 avrebbero saputo distinguere tra Hitler e Churchill, tra Hitler e Roosevelt, o se avrebbero ridotto la questione a un derby tra imperialismi, magari trovando più utile scendere a patti con quello nazista». Frasi francamente raggelanti per chi voglia ragionare da sé, perciò le cito testualmente.
Si potrebbe anche, per definire me e quelli come me, (anche se nessuno mi ha mai esplicitamente citato: non sono abbastanza importante) usare il titolone «Da Conte a Salvini, da Freccero all’Anpi: la federazione negazionista che fa il gioco di Putin». Evviva, abbiamo ‘sistemato’ chi non la pensa come la stragrande maggioranza dei giornalisti, pardon delle ‘grandi firme’, del nostro Paese. Ammutolisco e chino il capo alla dura stangata, lo ripeto certo non a me diretta e certo non solo delle due cose che ho citato: il coro è del tutto unanime, anzi, no, è del tutto monocorde, perfino noioso.
E allora, cerco di tornare a portare un po’ di allegria nell’ambiente, anche se poco confido che qualcuno perda il tempo a leggere le cose che scrive un ‘qualunquista complesso’.

 

Come ho spiegato ieri, il Segretario Generale della NATO (che, per dirla in soldoni, non conta nulla di nulla, perché nella NATO chi conta sono gli Stati membri, anzi, lo Stato membro: gli USA), in una delle sue troppe conferenze stampa, ha detto che la NATO ha addestrato per anni le forze armate ucraine, al fine di renderle più efficienti, qualora si fossero dovute misurare con i russi, anzi, con la Russia, che è un impero, vai a capire che cosa voglia ciò significare, ma tant’è. Questa affermazione, portata ad esempio in un’aula giudiziaria, porterebbe a definire la situazione nella quale ci troviamo oggi come una situazionepremeditata‘. Perché altrimenti addestrare e rifornire un Paese non membro della NATO, se non in vista di un possibile attacco da est, o in vista di un eventuale attacco verso est?
Sorvoliamo pure sul fatto assolutamente atipico, anzi, illecito, per cui la NATO addestra forze fuori del territorio di ‘competenza’ della NATO, sono certo che i nostri grandi Ministri Lorenzo Guerini e Luigi Di Maio non mancheranno di farlo notare ai loro colleghi. Anche perché, queste cose costano caro, e forse sarebbe utile sapere chi e come abbia autorizzato queste spese. Ma certo, queste sono banalità.

Premesso che non ho notizie particolari sul ‘nazionalismo paranoico’ (Federico Rampini, con bretelle rosse) di Vladimir Putin e, quanto a questo, nemmeno dello stato comatoso del medesimo, forse già morto come Leonid Breshnev a suo tempo, colpisce il fatto che ilconsensoall’operazione in Ucraina da parte russa è altissimo. Certamente, non lo metto in dubbio, quel consenso è fasullo ed estorto e non so che altro, anche se risulta da indagini indipendenti (come dicono i giornaloni italiani, sia chiaro!), ma dovrebbe fare pensare.
E fa pensare. Perché si sta riproducendo una situazione identica a molti, ma proprio molti anni fa. L’Occidente, qualunque cosa significhi, diffonde l’idea di una Russia ostile e cattiva, e la Russia attacca lemenzognedell’Occidente, e alla fine accade ciò che, probabilmente ci si aspettava da qualcuno ai vertici del potere in ambo i gruppi: la gente dell’un gruppo non crede a nulla di ciò che dice l’altro, e viceversa.
Che ciò sia programmato o meno, il risultato è semplicemente la guerra fredda. Con, però, una aggravante. In Russia rischia di diffondersi odio e disprezzo contro il cosiddetto Occidente, anche perché spariscono molti prodotti occidentali, graditi ai russi come agli ‘occidentali’ e per di più le misure economiche adottate contro la Russia indeboliscono il potere di acquisto dei russi, che ovviamente non ne sono contenti. Ma, attenzione, è illusorio pensare che accuserebbero Putin o il suo successore: accuserannol’Occidente‘.
Al tempo stesso, però, qualcosa di simile avviene in parte -notate bene, in parte- dell’Occidente‘ e a questo, sembra, finora nessuno ha pensato. Le misure, infatti, indeboliscono violentemente l’economia europea, alla ricerca frenetica di gas, petrolio e carbone eccetera, del quale improvvisamente viene privata dallo scontro in atto, sostanzialmente per desiderio (lo chiamo così, poi fate voi) statunitense. Negli USA, invece, nulla del genere accade, anzi, gli USA si avvantaggiano molto economicamente: sia perché loro il gas e il petrolio ce l’hanno, sia perché ne venderebbero una buona parte all’Europa, sia perché l’economia statunitense corre di più anche per la frenesia di spese militari che conseguono dalle decisioni fin qui assunte.
Per usare una espressione che piace a molti, si crea una situazione asimmetrica‘, insomma sbilanciata, anche perché -e questo è un punto vitale- l’Europa è molto vicina alla Russia, e in caso di crisi di paranoia di Putin, noi ci troveremmo i cosacchi a San Pietro, e prima che arrivino le forze armate statunitensi … stiamo freschi. Che poi, anche questo lo sto cercando di dire da tempo, la Russia è un Paese con confini terrestri e, come tutti i Paesi del genere, ha sempre il terrore di essere invaso. Ma anche noi. Gli USA, no.
Lo sappiamo tutti in realtà. La gran parte della crisi odierna nasce dal fatto che la NATO e gli USA hanno portato avanti, dall’abbattimento del muro di Berlino in poi, e con il nostro pieno (e colpevole) consenso, una brutale politica di accerchiamento della Russia, in chiave evidentemente aggressiva: non prendiamoci in giro!

 

Questo, secondo me, è il puzzle che si trovano sul tavolo alcuni Governi europei, Mario Draghi innanzitutto. Ma ricomporre quel puzzle potrebbe costarci molto caro, non solo economicamente, ma in termini di perdita di rilevanza politica ed economica. Detto in una parola: il declino e l’asservimento all’economia USA, che nel frattempo penserà alla Cina e non a noi.
Possibile che nessuno comprenda che il gioco in corso tende all’annullamento (o grave indebolimento) dei due possibili concorrenti degli USA e della Cina: la Russia e l’Europa. Se il tentativo degli USA è quello di sfruttare la situazione per accordarsi direttamente con la Cina, per la Cina si porrebbe il problema di scegliere se accettare o meno, tenuto conto che la Cina è ancora troppo più debole degli USA, e che nel mondo stanno spuntando l’India e probabilmente qualche Paese del Sud America, alla Cina potrebbe convenire stringere un accordo pesante con la Russia, per rafforzarsi nel confronto, senza esclusione di colpi, con gli USA. Non è altro che il tentativo di ricreare un mondo bipolare, tagliando fuori la Russia e l’Europa: idea molto miope, credo.
Ma è la Russia che ha attaccato, direte. Ne siete proprio certi?
E noi? Guardate bene: in fondo alla padella!

Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino, ordinario, fuori ruolo, di diritto internazionale nell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è autore di numerose pubblicazioni su diverse tematiche chiave del diritto internazionale contemporaneo (autodeterminazione, terrorismo, diritti umani, ecc.) indagate partendo dal presupposto che l’Ordinamento internazionale sia un sistema normativo complesso e non una mera sovrastruttura di regimi giuridici gli uni scollegati dagli altri.
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