lunedì, 20 Marzo
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Ucraina: la mazzata di Papa Francesco

E adesso chi parlerà, con la solita volgarità, contro chi pone pacatamente questioni di prospettiva, di saggezza, di riflessione, e di studio? Ahh, tranquilli, vedrete, la cosa passerà sotto silenzio, sarà dimenticata presto, trascurata, macinata nella solita ipocrisia e nel solito servilismo dei nostri politicanti e dei nostri giornalisti, o meglio, sedicenti tali.
Sì, è di Papa Francesco che parlo. Delle parole di saggezza e di prospettiva che pronuncia nell’intervista del 3 Maggio al ‘Corriere della Sera‘.

È il Papa che lo dice, chiaro, chiarissimo, a muso duro, a tutti, ma, parliamoci chiaro, ai due veri contendenti. E lo dice senza mezzi termini: «La cosa chiara è che in quella terra si stanno provando le armi. I russi adesso sanno che i carri armati servono a poco e stanno pensando ad altre cose»; non lo dice, ma questo lo sanno anche gli altri, magari tedeschi inclusi.
Quella è una frase terribile, che dovrebbe fare pensare molti, specie se viene arricchita di una mazzata spaventosa, una di quelle dalla quale chiunque abbia fede, no, abbia sale in zucca e onestà nell’anima (eh sì, sono pochi, lo so), si dovrebbe rialzare frastornato, distrutto. Quando il Papa dice, colpendo il Patriarca di Mosca con una clava: «il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin». Eccoli qui tutti gli italioti amanti della guerra (meglio se fatta da altri) dire: ecco il Papa condanna Putin, e il Patriarca attraverso di lui. E invece no, al contrario. Perché prima di quell’urlo (anche se lo dice sottovoce, poco si capisce da quella intervista mezza raccontata e mezza virgolettata, che modo ‘storto’ di fare interviste, che modo ‘storto’ di non dire chiaro e tutto!) Papa Francesco ha dato una bacchettata da tagliargliele nette le dita al Vescovo di Kiev, al quale dice: «non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù», ‘non siamo’ dice a suocera perché anche nuora intenda.
Come quando, esprime il proprio dolore, per l’insulsaggine ucraina di pretendere che durante la Via Crucis le due signore ucraina e russa non leggessero insieme la preghiera. Non dice insulsaggine, per carità, non ne dice male, anzi, giustifica (con una punta di perfidia, da buon gesuita) l’orgoglio ucraino, ma ricorda fermamente di avere accettato la richiesta ucraina, da buon padre, solo per soddisfarne l’orgoglio.
Le parole del Papa vanno sempre lette bene, con attenzione e intelligenza.

 

Ho riferito prima della frase sulle armi ‘provate’ grazie ad una guerra, anche qui la condanna è netta, l’accusa è durissima, ma non solo a Putin. E non per caso, dopo avere spiegato che lì in Ucraina si stanno provando armi e strategie, dopo avere spiegato che la prova sta dimostrando che i carri armati non vanno più e cercheranno qualcosa di altro, aggiunge durissimo la condanna per il commercio delle armi. Vanno lette bene e nella loro completezza e complessità le sue parole, che non devono essere fraintese.
Dice, in sostanza, ciò che alcuni, pochissimi, dei critici del pensiero unico in materia dicono, e cioè che questa è una guerra che ha fini diversi da quelli del Donbass. E forse, questo lo aggiungo io, ma lo suggeriscono le sue parole, appunto questa guerra è una sorta di prova generale dello scontro tra USA e Russia, o forse è lo scontro. Epperò lo dice chiaro, seppure edulcorando, quando aggiunge «L’unica cosa che si imputa agli ucraini è che avevano reagito nel Donbass, ma parliamo di dieci anni fa. Quell’argomento è vecchio» … poi, dice pure, ma solo per schermirsi, che lui di politica e di ragioni poco si intende, ma la botta è ferma: quella questione è roba vecchia. E allora perché questa guerra? il Papa non lo dice, ma lo lascia intendere che più chiaro non si può. È vincolato, da buon prete, al rispetto di tutti e, lui, non può dire ciò che evidentemente pensa e che pensano molti, cacciati da giornali e TV, secondo il nuovo andazzo della nostra italiotica autocrazia -boiardi inclusi- e cioè che questa non è una guerra della Russia contro l’Ucraina. E se è così, poveri noi. Anche perché, quasi di sfuggita, parla, ma molto chiaramente, di «abbaiare della NATO» contro la Russia con la conseguenteira‘, «Un’ira che non so dire se sia stata provocata, ma facilitata forse sì». E ditemi voi!
Certo non mancherà chi ricorderà che il Papa è anti-americano (cioè anti-statunitense) per motivi di DNA, tanto più che è pure sudamericano … magari lasciandosi sfuggire un pffffuuu! Li lascio a voi.

 

Sulla fornitura di armi rifiuta di pronunciarsi, o meglio dice che non sa pronunciarsi, e poi ricorda che le guerre spesso servono a provare le armi. E si affretta a dire due cose chiarissime, e, di nuovo una bella bacchettata sulle dita adunche della gran parte dei ‘politici’ europei, «A Kiev per ora non vado», senza mezzi termini, come dire non vado a fare la passerella degli altri, la passerella sempre più guerrafondaia e superficiale -basta leggere le insulsaggini di un Charles Michel o, anche peggio, di Ursula von der Leyen! «Ma io sento che non devo andare. Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin». Ragiona bene il Papa: Putin è il centro del discorso, spera di potergli parlare, parlare con altri non vale la pena. Perché Putin ha iniziato la guerra? certo, anche per quello, il Papa ragiona come tutti noi, anche se lascia intendere che non è il Donbass il problema: quella è roba vecchia. Solo che, diversamente da noi, non permette di distorcerne il pensiero, come ci inducono a credere, ormai quotidianamente, giornalisti e sondaggisti.

Faccio solo un esempio, l’altra sera, dal solito Enrico Mentana, si racconta di un sondaggio della SWG (peccato, azienda seria, mah!) che chiede (a un migliaio di italiano, non credo di più) chi ha iniziato la guerra e ovviamente la maggioranza risponde Putin (se non altro per la propaganda battente), è ovvio, la guerra l’ha iniziata lui. Una domanda del genere non ha senso, distorce il pensiero di chi risponde: è ovvio che l’ha iniziata lui, che domanda è?. E infatti, sull’invio di armi agli ucraini la contrarietà degli italiani è nettissima: che è un modo per ‘far dire’ agli italiani che … vogliono che Putin vinca, grazie al disarmo degli ucraini. Cosa invece contestata dal fatto che la grande maggioranza degli italiani si augura che Putin perda. Sono meccanismi distorsivi della volontà reale della gente. Gli italiani, in realtà, vogliono ciò che vuole il Papa, che la guerra cessi e che si negozi, e a domande sbagliate, risponde come può.

E infatti, il Papa conclude quel discorso dicendo: «Ma anche io sono un prete, che cosa posso fare? Faccio quello che posso. Se Putin aprisse la porta…».
«Se Putin aprisse la porta…». E una speranza? No, è una richiesta. E chi sa che per Putin non possa essere una soluzione, che lascerebbe tutti con un palmo di naso, perché impedirebbe di continuare la guerra contro di lui, quella guerra che serve solo agli USA, e che si combatte sul nostro territorio e con i nostri morti.

Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino, ordinario, fuori ruolo, di diritto internazionale nell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è autore di numerose pubblicazioni su diverse tematiche chiave del diritto internazionale contemporaneo (autodeterminazione, terrorismo, diritti umani, ecc.) indagate partendo dal presupposto che l’Ordinamento internazionale sia un sistema normativo complesso e non una mera sovrastruttura di regimi giuridici gli uni scollegati dagli altri.
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