Non sono pochi i problemi che la West Wing della Casa Bianca, mentre Vladimir Putin bombarda l’Ucraina e invita Kiev ad arrendersi, si trova a dover smazzare. Due, però, in queste ore sembrano essere i più urgenti e cruciali. Primo: come evitare che il conflitto in Ucraina diventi un conflitto diretto tra NATO e Russia. Secondo: armare o non armare la resistenza ucraina?
Pare che gli americani stiano dando per scontato che il conflitto rimarrà confinato in Ucraina, che sia altamente improbabile che la Russia minacci direttamente i membri della NATO, e però i dubbi serpeggiano, e non solo tra i lavoratori dell’Ala Ovest della Casa Bianca.
Ci sono una varietà di scenari in cui potrebbe intensificarsi lo scontro diretto NATO-Russia, affermano Emma Ashford, ricercatrice senior presso lo Scowcroft Center for Strategy and Security dell’Atlantic Council, e Matthew Kroenig, vicedirettore dello stesso Centro e docente presso la Georgetown University.
La NATO in questo conflitto è già fortemente impegnata, pur non avendo, per il momento, gli stivali sul terreno in un faccia a faccia con i russi. La cronaca delle ultime ore è esauriente. «La NATO ha annunciato che avrebbe inviato rinforzi sul suo fianco orientale, unendosi a circa 6.500 soldati statunitensi che il Pentagono ha già inviato nell’Europa orientale e nei Paesi baltici. “Stiamo schierando ulteriori forze difensive terrestri e aeree nella parte orientale dell’alleanza, nonché ulteriori risorse marittime”, ha affermato la NATO in una nota. “Abbiamo aumentato la prontezza delle nostre forze a rispondere a tutte le contingenze”. Il Pentagono sta inoltre riposizionando circa 1.000 soldati in Europa. Circa 800 soldati statunitensi si stanno spostando nei Paesi baltici dall’Italia; 20 elicotteri Apache si stanno dirigendo verso i Paesi baltici dalla Germania e 12 Apache dalla Grecia. Otto caccia d’attacco F-35 si stanno dirigendo in Lituania, Estonia e Romania dalla Germania, ha detto il Pentagono. Inoltre, le truppe dell’esercito americano, comprese quelle dell’82a e 101a divisione aviotrasportata, si stanno preparando ad avvicinarsi al confine tra Polonia e Ucraina per aiutare a processare le persone in fuga dal Paese, ha detto giovedì un portavoce dell’esercito».
Scenari rischiosi contemplano: gli Stati membri della NATO che inviano truppe in Ucraina di propria iniziativa; conflitti accidentali tra le forze NATO e russe nelle aree confinanti; azioni di guerra economica e/o informatica che degenera in conflitto. «I rapporti ora indicano che la Casa Bianca sta prendendo in considerazione attacchi informatici alla Russia, una mossa destabilizzante che ci renderebbe parte diretta del conflitto e aumenta il rischio di una guerra più ampia», afferma Ashford.
Una priorità assoluta deve essere il rafforzamento della NATO, secondo Kroenig. «Se la Russia riuscirà a conquistare tutta l’Ucraina, ci saranno improvvisamente sette alleati vulnerabili sul fianco orientale della NATO». Il che acuirebbe il rischio di un conflitto diretto NATO-Russia.
Secondo Ashford, «è probabile che vedremo un’Europa molto più militarizzata, divisa lungo una linea chiaramente demarcata, proprio come lo era durante la Guerra Fredda. Stiamo già assistendo a un aumento delle forze militari della NATO in Polonia e nei Paesi baltici, e ulteriori aumenti sono inevitabili; anche la Svezia, a lungo neutrale, sta valutando la possibilità di entrare nella NATO. Come molti hanno sottolineato, questo non sarebbe un bene per la Russia! Ma sembra che Putin sia sempre più disposto a barattare un inasprimento dell’ambiente di sicurezza europeo per una garanzia che l’Ucraina rimanga nell’orbita della Russia. In parole povere: sembra che Putin preferisca una relazione NATO-Russia più ostile e militarizzata allo status quo di guardare l’Ucraina scivolare verso l’Occidente.
E se è così, allora avremo bisogno di tutte quelle cose che hanno contribuito a ridurre le tensioni durante la Guerra Fredda: misure di rafforzamento della fiducia, controllo degli armamenti e discussioni sulla più ampia architettura di sicurezza dell’Europa. Quindi, sebbene per il momento la finestra sulla diplomazia sia probabilmente chiusa, diventerà ancora più urgente dopo un grave conflitto».
Putin rappresenta una vera minaccia militare per gli alleati della NATO in Europa, dunque il rafforzamento della NATO è una necessità, secondo i due analisti, il che, però, rimanda al problema delle risorse economiche degli alleati europei. «L’Europa è stata negligente, spesso riluttante a farsi avanti sulle questioni di difesa.Questa crisi offre lo slancio perfetto ai principali Stati europei -Francia, Germania, Gran Bretagna, Polonia- per aumentare i loro contributi alla NATO e, infine, assumere un ruolo guida nella sicurezza europea. Gli Stati Uniti possono sostenere e facilitare tale riarmo», ma non possono investire altre risorse se non investono anche gli europei, tenendo conto l’impegno che stanno sopportando sul fronte asiatico e il fatto che il budget della difesa è già di quasi 800 miliardi di dollari all’anno. «Come ha affermato recentemente Hal Brands, l’America è attualmente in una forma di ‘stretching strategico’, con troppo poche risorse militari per gestire i suoi impegni esistenti». Secondo Kroenig, il governo degli Stati Uniti potrebbe comunque «permettersi di spendere più di Russia e Cina: guarda le rispettive dimensioni delle loro economie. Washington può raddoppiare la spesa per la difesa e rimanere comunque al di sotto dei livelli della Guerra Fredda come percentuale del PIL».
«La domanda che tutti devono porsi -se questa sarà una guerra su larga scala, se c’è resistenza ucraina e il conflitto si protrae per settimane e mesi- è se i combattimenti possono essere contenuti in Ucraina o se si riverseranno nel resto d’Europa», ha affermato Tom Graham, ex assistente di primo piano per la Russia del Presidente George W. Bush e ora membro del Council on Foreign Relations.
«Era solo questione di tempo prima che lo sforzo americano di lunga data per espandere il regno degli Stati democratici in Europa, come pilastro della sua sicurezza, alla fine si schiantasse contro lo sforzo storico della Russia di estendere il suo perimetro di sicurezza il più in profondità possibile in Europa per proteggere un regime politico che è fondamentalmente estraneo alle norme prevalenti dell’Europa occidentale e si discosta dalla traiettoria storica dello sviluppo europeo verso una democrazia sempre più ampia», afferma Graham. «Rompere l’impasse richiederà quasi certamente a Washington di accettare di mettere sul tavolo la questione dell’espansione della NATO, cosa che finora si è categoricamente rifiutata di fare. Le possibilità che ciò avvenga sono scarse: quel passo accenderebbe una tempesta politica negli Stati Uniti e con alcuni, se non tutti, gli alleati della NATO. Più in generale, è improbabile che la diplomazia di alto livello delle ultime settimane possa disinnescare la crisi. I compromessi politicamente difficili ma necessari non possono essere fatti agli occhi del pubblico».
Per Washington si avvicina il momento di decisioni ad alta infiammabilità, ma irrinviabili per tentare di mantenere circoscritto il conflitto all’Ucraina.
Il secondo problema impellente che si trova a dover risolvere la Casa Bianca è un dilemma: armare o non armare la resistenza ucraina?
Il tema è da settimane che occupa i dibattiti tra esperti, ma con l’invasione partita ieri 24 febbraio, è diventato urgente.
Il problema non è soltato strategico, è, intanto e in primo luogo, giuridico. Secondo una informativa del ‘Foreign Policy‘, gli Stati Uniti «stanno discutendo i piani per sostenere la resistenza armata ucraina», affermano Jack Detsch e Robbie Gramer, giornalisti esperti in sicurezza nazionale americana. Il sostegno attraverso un poderoso sforzo di armamenti si imporrebbe perchè Washington teme che «l’esercito ucraino possa cedere a un’offensiva di decine di migliaia di soldati russi». In altri termini: la Casa Bianca non è affatto sicura della tenuta dell’esercito ucraino.
Il problema giuridico è che armare la resistenza ucraina potrebbe rendere gli Stati Uniti legalmente co-combattenti di una guerra più ampia con la Russia. Il che, tra il resto, ricondurrebbe al rischio di uno scontro diretto tra NATO e Russia.
Contestualmente discussioni riservate stanno andando avanti anche tra gli alleati occidentali: qui si discute su come armare quella che si aspettano essere una feroce resistenza ucraina in caso di rovesciamento del governo di Kiev –obiettivo dichiarato di Putin.
«Nell’ultimo anno, alcuni funzionari dell’Amministrazione hanno ripetutamente messo in guardia contro mosse militari che potrebbero inavvertitamente intensificare le tensioni con Mosca. Ciò ha portato il Presidente Biden a sospendere temporaneamente l’invio di aiuti militari difensivi statunitensi in Ucraina nonostante i buy-in di altre agenzie statunitensi».
Si ricordi comunque che l’Amministrazione Biden, nell’ultimo anno ha approvato circa 650 milioni di dollari di equipaggiamento militare per Kiev, e, più recentemente, ha autorizzato un pacchetto da 200 milioni di dollari per l’Ucraina che includeva missili anticarro Javelin, altri missili anti-corazza sistemi, lanciagranate e munizioni.
«Il dibattito è in parte incentrato sulla base giuridica delle autorità del potere di guerra di un presidente degli Stati Uniti, e sottolinea quanto siano preoccupati i pianificatori della sicurezza nazionale degli Stati Uniti che il governo ucraino possa cadere rapidamente», proseguono Jack Detsch e Robbie Gramer.
«Alcuni esperti di diritto internazionale ritengono che fornire armi durante una guerra attiva potrebbe consentire alla Russia di sostenere che gli Stati Uniti sono legalmente parte del conflitto, innescando un’escalation involontaria tra le due potenze nucleari».
«Funzionari e assistenti del Congresso hanno descritto i piani per armare una resistenza ucraina come nelle fasi nascenti, con l’Amministrazione Biden che discute ancora su come fornire un passaggio per le armi alla resistenza», affermano Detsch e Gramer. «Prima che la Russia iniziasse a lanciare missili e sganciare bombe sul territorio ucraino giovedì, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti stava esaminando come trasportare armi nel Paese, anche utilizzando rotte di terra» nel caso in cui il trasporto aereo non sia possibile. «Il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin si è pubblicamente impegnato a continuare a fornire armi all’Ucraina». Il consigliere per la sicurezza nazionale, Jake Sullivan, nei giorni scorsi avrebbe detto ai senatori che gli Stati Uniti sono disposti ad armare una resistenza.
«Alcuni funzionari hanno affermato che il Consiglio di sicurezza nazionale (NSC) non esclude i piani del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti per armare gli ucraini, piuttosto pone domande standard su come e quando verranno consegnati gli aiuti, quali autorità legali potrebbero utilizzare gli Stati Uniti per farlo e perché gli ucraini potrebbero aver bisogno delle armi».
«Un pacchetto legislativo lanciato dai repubblicani del Congresso, soprannominato Never Yielding Europe’s Territory Act (NYET),creerebbe un quadro politico per gli Stati Uniti per aiutare le forze di resistenza ucraine contro una possibile occupazione russa del Paese. Una fonte del Congresso di alto livello che ha parlato con ‘Foreign Policy‘ in condizione di anonimato ha affermato che la resistenza ucraina avrebbe probabilmente bisogno di missili stinger, mine, fucili, attrezzatura per le comunicazioni e accesso ai feed dell’intelligence statunitense per respingere gli assalti russi».
Quel che al momento non è esplicitato è: quale resistenza si dovrebbe armare? Se il governo di Kiev cade -e cade in tempi stretti, come la Casa Bianca teme, con tank russi già a Kiev oggi- e viene instaurato un governo filo-russo, chi si va armare? Sembra scontato: la così detta‘resistenza partigiana‘, nel caso ucraino le milizie cittadine che dal 2014 in avanti si sono strutturate, le Territorial Defense Forces (TDF), Forze Armate Territoriali, ovvero cittadini-partigiani, che con la legge entrata in vigore il 1° gennaio 2022, rende questa forza di difesa territoriale un ramo militare a se stante.
Oramai armare ulteriormente il governo in carica a Kiev, quello di Volodymyr Zelensky, considerata la velocità della presa da parte dei russi, appare impossibile, ci sono dei passaggi tecnici e operativi che rendano l’operazione praticamente impossibile se davvero esercito e governo non riescono a reggere a lungo la pressione russa. A quel punto l’unico soggetto sarebbe la rete di migliaia (ma qui i numeri non c’è possibilità di controllarli) di cittadini-partigiani, quelli che fanno capo a TDF, e che a questo punto sarebbero loro la ‘resistenza‘ ucraina. Ieri, secondo un twitter di un giornalista locale, il Ministro dell’Interno ucraino ha affermato che 10.000 fucili automatici sono stati distribuiti ai cittadini di Kiev, nel giro di poche ore e mentre la città era assediata dagli attacchi aerei russi e dai lanci di paracadutisti. Presmibilmente i 10mila destinatari fanno parte delle TDF, e le armi distruibuite di un arsenale che si sapeva essere a disposizione di queste forze. Le armi che USA e europei potrebbero fornire andrebbero a implementare questo arsenale, il quale però ora è controllato dall’esercito, in caso di disgregazione di quest’ultimo chi avrà il controllo dell’arsenale, a chi e come saranno date le armi? Evidente il problema giuridico che si pone la Casa Bianca.