lunedì, 20 Marzo
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Ucraina: in nome del gas

Nelle scorse ore, la flotta russa del Pacifico, durante una sosta di alcune unità nel porto iraniano di Chabahar, ha annunciato che le marine militari russa, cinese e iraniana terranno esercitazioni congiunte, in data non definita. Altra benzina sul fuoco dell’escalation Russia-USA. E a breve ci sarà da attendersi il rilancio americano.
Intanto, i
l Consigliere USA per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, in una intervista rilasciata al ‘Foreign Policy‘, circa la crisi ucraina ha affermato: «Siamo pronti se la Russia vuole andare avanti con la diplomazia, e mettiamo sul tavolo alcune idee e proposte per la loro considerazione, e siamo pronti a continuare le discussioni su queste. Ma se la Russia vuole seguire la strada dell’invasione e dell’escalation, siamo pronti anche per questo, con una risposta solida in coordinamento con i nostri alleati e partner«». Aggiungendo: «E in questo modo, ci daremo la migliore possibilità di proteggere i nostri interessi e gli interessi dei nostri alleati e partner. Dal mio punto di vista, c’è spazio per progressi significativi attraverso la diplomazia su questioni critiche della sicurezza europea che meritano un trattamento dettagliato e che gli Stati Uniti e la Russia e la NATO e l’UE e altri partner in Europa possono sedersi insieme e lavorare, e raggiungere un’intesa. Ma Mosca dovrà prendere le proprie determinazioni al riguardo».

Insomma, la guerra verbale prosegue, anzi, ogni giorno i decibel fanno segnare record, e l’Europa ha paura. Oramai, anzi, la paura è il sentiment che marca il gennaio 2022 del vecchio continente. Il timore è per una nuova guerra in Europa, che farebbe precipitare il continente nella peggiore crisi di sicurezza degli ultimi decenni.
Da giorni si susseguono gli avvertimenti. “
Ora l’Europa è più vicina alla guerra di quanto non lo sia stata dalla disgregazione dell’ex Jugoslavia”, dicono i diplomatici UE ai media europei. Il Ministro degli Esteri polacco, parlando Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, ha avvertito che «l’Europa è più vicina alla guerra di quanto non lo sia stata in qualsiasi momento negli ultimi tre decenni».

Bruxelles è nervosa. Il timore non è tanto per una guerra convenzionale (di terra) tra Russia e Ucraina, magari lunga e sanguinosa, quanto piuttosto per attacchi informatici, campagne di disinformazione o, più probabilmente, un mix di attacchi ibridi, ai quali l’Europa dovrebbe rispondere, secondo i desiderata di Washington, con dure sanzioni, e soprattutto si teme che Mosca stia cercando di destabilizzare l’Europa, scuotendo l’equilibrio del potere continentale in favore del Cremlino.
E, da quale settimana, al centro delle paure degli europei: il gas.

Il rischio di una potenziale nuova guerra in Ucraina, un Paese di transito chiave, e gli effetti che ciò potrebbe avere sul mercato del gas, preoccupa tutte le capitali europee. L’Europa fa affidamento sul transito del gas russo attraverso l’Ucraina. La Russia fornisce circa il 35% del gas europeo, una quota inferiore al solito e al necessario. Secondo Capital Economics, le importazioni di gas dalla Russia nell’Europa nordoccidentale da agosto a dicembre sono diminuite del 38% rispetto allo stesso periodo del 2018. Anche le scorte di gas in Europa sono inferiori alla media, e sono diminuite del 21% al 12 gennaio, rispetto alla media quinquennale.
In caso di guerra i rifornimenti si potrebbero interrompere. Non solo la guerra guerreggiata è un rischio. Gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni sugli alleati europei affinché accettino potenziali sanzioni contro la Russia. Se venissero imposte sanzioni sulle esportazioni di energia della Russia, o se la Russia utilizzasse le esportazioni di gas come strumento di leva, i prezzi europei del gas naturale aumenterebberoe si potrebbe creare una vera e propria crisi per scarsità di gas. A ciò si aggiungano grano e mais, Russia e Ucraina sono fornitori significativi di queste materie prime, un conflitto rischierebbe di ridurre l’afflusso di queste materie prima in Europa. Una carenza di mais e grano che si aggiunge a quella del gas sarebbe drammatica.
Washington dice che sta cercando modi per attenuare l’impatto sulle forniture di energia all’Europa, e nei giorni scorsi ‘
Reuters‘ ha fatto sapere che il governo americano ha intrattenuto colloqui con diverse compagnie energetiche internazionali sui piani di emergenza per la fornitura di gas naturale all’Europa se il conflitto tra Russia e Ucraina interrompesse le forniture russe. Le sanzioni statunitensi potrebbero infatti interrompere tale fornitura. «I funzionari del Dipartimento di Stato si sono rivolti alle aziende per chiedere da dove potrebbero provenire forniture aggiuntive se fossero necessarie», riferisce ‘Reuters‘. «Le società hanno detto ai funzionari che le forniture globali di gas sono scarse e che c’è poco gas disponibile per sostituire grandi volumi dalla Russia».

Uno dei temi al centro della questione gas, è il gasdotto Nord Stream 2 di nuova costruzione, che dovrebbe spedire gas russo in Germania, cosa che al momento ancora non fa, benchè ultimato, in quanto prima si attendono le approvazioni normative. Fin dall’inizio della crisi ucraina, la Germania ha ipotizzato il blocco del gasdotto in caso la Russia decidesse di invadere l’Ucraina. E’ di questi giorni la spaccatura all’interno del nuovogoverno tedesco a guida di Olaf Scholz, sul Nord Stream 2. Due membri della nuova coalizione di governo a tre partiti della Germania non sono d’accordo su cosa fare riguardo al gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe trasportare gas naturale russo in Europa sotto il Mar Baltico. I Verdi di sinistra, guidati dal Ministro degli Esteri Analena Baerbock, vogliono evitare che la Germania certifichi l’oleodotto fino a quando la Russia non farà marcia indietro sulle sue minacce di invadere l’Ucraina. I membri di alto livello dell’SPD di centrosinistra -il partner di maggioranza nella coalizione- preferirebbero lasciare il Nord Stream 2 fuori dai colloqui tra Stati Uniti, NATO e Russia per evitare la guerra perché la Germania ha bisogno di una fornitura costante di gas russo. Il cancelliere e leader dell’SPD Scholz, da parte sua, sta camminando sul filo del rasoio tra il non smentire Baerbock e il mantenimento del flusso del gas russo. Vladimir Putin ovviamente vuole che il Nord Stream 2 sia certificato il prima possibile per giocare la leva del gas con l’Ucraina, senza danneggiare i clienti europei di Mosca; l’Amministrazione Biden vorrebbe che la Germania tenesse l’asso nella manica finché Putin continuerà a minacciare l’aggressione. Giovedì scorso, il Senato degli Stati Uniti ha bloccato una misura per imporre nuove sanzioni sul gasdotto dopo che l’Amministrazione Biden ha avvertito che le sanzioni potrebbero minacciare l’unità degli alleati nello scontro sull’Ucraina.

Fin qui la cronaca della ‘preoccupazione’ europea, e non solo, in fatto di gas. E però attenzione: secondo una lettura non-mainstream della crisi ucraina, la questione gas non è una conseguenza dello scontro diplomatico e dell’eventuale guerra tra Russia e Ucraina, come implicito nella narrativa occidentale della crisi ucraina. E’ la motivazione alla radice dell’eventuale guerra Russia-Ucraina e del violento scontro diplomatico tra Russia e Stati Uniti; meglio ancora: il problema non è l’Ucraina, è il gas. E’ una guerra tra il gas americano e il gas russo per l’accaparramento del mercato europeo.

Chris Devonshire-Ellissocio fondatore e Presidente di Dezan Shira & Associates, editore di ‘Asia Briefing‘, membro anziano della famiglia industriale Devonshire-Ellis -capostipite John Devonshire Ellis– famiglia «nota soprattutto per la proprietà dei John Brown Shipyards e per la costruzione di molti grandi transatlantici, tra cui la Queen Mary, la Queen Elizabeth, la Mauretania, la Lusitania e il Royal Yacht Britannia», come lui ama ricordare- annota come i media occidentali nell’analizzare la situazione in Ucraina non tengano in considerazione, e men che meno propongano, la posizione, la prospettiva russa. Vengono forniti pochissimi commenti sul motivo per cui Mosca si sente attaccata dall’Occidente, afferma Chris Devonshire-Ellis, «gran parte delle azioni di Mosca sono liquidate come parte di un piano generale del Presidente russo Vladimir Putin per ‘ricreare l’Unione Sovietica’», «l’Unione Sovietica non tornerà mai più, e Putin lo sa».

L’ascolto del punto di vista della Russia offre un quadro diverso della situazione, un punto di vista non espresso dai media occidentali, «che ha un peso significativo in termini di giustificazione delle azioni di Mosca».
Bisogna tornare indietro nel tempo, allo scioglimento dell’Unione Sovietica. Allora, «la NATO e gli Stati Uniti hanno assicurato a Mosca che le truppe e le armi della NATO non sarebbero state basate sui territori dell’ex Unione Sovietica. All’interno delle discussioni su questa questione storica, si sostiene che Mosca avesse ricevuto tali promesse, ma in un modo che non poteva essere giuridicamente vincolante. I politici americani, britannici ed europei all’epoca dissero tutti che la NATO non si sarebbe spostata a Est, e non avrebbe posto l’accento sull’espansione negli Stati ex sovietici. Quelle dichiarazioni, sebbene non legalmente vincolanti, all’epoca vennero prese per buone da Mosca, dimostrando fiducia dopo anni di gelo durante la Guerra Fredda».
Devonshire-Ellis ricorda il perché esisteva l’Unione Sovietica, soprattutto ai confini occidentali.
«L’Europa orientale è stata divisa tra Stalin, il Presidente degli Stati Uniti Roosevelt, e Churchill del Regno Unito, con l’Europa orientale annessa performare un cuscinetto tra l’Unione Sovietica e l’Occidente. Perché Stalin voleva questo? Perché,storicamente, le invasioni della Madre Russia avvennero attraverso l’Europa orientale -Napoleone nel 1812 e i nazisti nel 1941- dove 3 milioni di soldati, i più grandi nella storia della Seconda Guerra Mondiale, invasero la Russia lungo tre fronti consecutivi. Milioni di russi morirono eStalin era determinato a chiudere e respingere qualsiasi potenziale» attacco nell’Europa del dopoguerra. «Quel disagio e quei ricordi brutali sono ancora oggi sepolti nel profondo della psiche russa. È pertinente notare che gli Stati Uniti non hanno mai subito tali abusi: milioni di truppe fasciste che sciamano dal Canada o dal Messico, uccidono e distruggono persone e proprietà americane, soggiogano e terrorizzano. Non c’è idea di cosa significhi e, di conseguenza, poca comprensione della Russia».

Dopo lo scioglimento dell’URSS, Mosca ha dovuto fare i conti con il fatto che le truppe della NATO, contrariamente a quanto le era stato assicurato, si posizionavano ai suoi confini. La NATO ha basi in Estonia, Lituania, Lettonia e Polonia. Questi Paesi, pur essendo tutti Stati ex sovietici, sono comunque a una certa distanza da Mosca, la capitale della Russia. Ma l’Ucraina no. Dal confine ucraino a Mosca c’è una distanza di 450 km. Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno sviluppato una nuova serie HAWC di missili ipersonici capace di velocità fino a Mach 5, o ben oltre 6.000 km all’ora. Ciò significa che i sistemi d’arma della NATO schierati in Ucraina hanno il potenziale per colpire Mosca in poco più di dieci minuti. Questo è il motivo principale per cui Mosca vuole che la NATO respinga l’Ucraina occidentale e accetti di non consentire all’Ucraina di aderirvi come membro a pieno titolo -e vuole garanzie legali, e non promesse».Questa è l’agenda del Cremlino.
«Anche gli Stati Uniti hanno un’agenda: l’energia». Ed ecco che qui torniamo al punto centrale del nostro discorso.


«Washington, con i suoi legami molto forti con l’industria petrolifera e del gas statunitense, vuole che l’UE sia un mercato energetico. Washington ha imposto sanzioni alle compagnie russe e persino alle navi che costruiscono il gasdotto Nord Stream 2 che inizia in Siberia, si dirige a ovest attraverso la Russia, corre sotto il Mar Baltico e termina in Germania. La Russia è ricca di petrolio e gas, con forniture russe che forniscono all’UE oltre il 60% del suo attuale fabbisogno energetico. Non ci sono stati problemi precedenti relativi alla consegna, sebbene la Russia abbia avuto problemi in passato con i pagamenti dovuti da Moldova e Ucraina. Tuttavia, gli Stati Uniti sono stati sufficientemente ‘rumorosi’ e persuasivi all’interno dell’UE da suggerire che il gas russo rappresenta un enorme rischio per la sicurezza energetica dell’UE, e si sono offerti di fornire all’UE il proprio gas, nonostante il fatto che sarebbe più costoso di quello russo» per i rifornimenti, e sarebbe molto più dannoso per l’ambiente. «Gli Stati Uniti sono la più grande Nazione di fracking al mondo e il costo del trasporto di forniture in Europa è immenso con un’impronta di carbonio significativa: a differenza delle forniture russe, che sono convogliate, il gas statunitense deve essere spedito attraverso l’Atlantico».

Chris Devonshire-Ellis è decisamente perentorio:quanto sopra «dà a Washington un incentivo a motivare Mosca a invadere l’Ucraina, così facendo l’UE sanzionerebbe la Russia, distruggerebbe ogni possibilità che il gasdotto Nordstream 2 effettui rifornimenti, taglierebbe la Russia fuori dalla rete bancaria SWIFT elascerebbe Bruxelles con gli Stati Uniti come principale fornitore di energia, nonostante sia molto più costoso e meno ecologico».

«La posta in gioco, quindi, non è alcuna protezione dell’Ucraina come Paese, è puramente il desiderio di Mosca di proteggere la sua capitale dagli Stati Uniti», che avrebbero sistemi d’arma tanto vicini a Mosca, «una situazione che può essere compresa quando in risposta alla rottura dei colloqui con l’Ucraina, Mosca ha suggerito che potrebbe dispiegare sistemi d’arma a Cuba e Venezuela, per vedere se Washington apprezzerebbe una mossa reciproca. Gli Stati Uniti hanno liquidato questo come ‘spacconata’».

Chris Devonshire-Ellis non ha dubbi: «gli Stati Uniti vogliono l’UE come Stato energetico cliente e raggiungeranno questo obiettivo con o senza l’Ucraina. Kiev viene usata come una pedina tra due potenze, una preoccupata per la sicurezza, l’altra per vendere la propria energia, nonostante le ripercussioni. Il problema non è l’Ucraina.
La preoccupazione è che gli Stati Uniti hanno dimostrato in passato di essere più che disposti a schierare truppe per difendere i propri interessi energetici, comprese le proprie invasioni. Resta un’ironia che abbia manipolato la situazione in Europa così tanto a proprio vantaggio da poter convincere qualcun altro a fare l’invasione mentre vende tranquillamente su nuovi mercati. I prezzi dell’energia nell’UE aumenteranno, e l’ hanno già fatto.
La Russia sopravviverà alle sanzioni e si limiterà a trasferire le sue vendite di energia in Asia. Gli Stati Uniti, sembrano preparati ad accettare il rischio combinato di nuove tensioni militari e una nuova Guerra Fredda in cambio» … di una vendita riuscita.

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