La visita di Mario Draghi a Washington avviene in un momento di apparente stasi della guerra in Ucraina: dopo oltre due mesi, l’azione russa sembra essersi concentrata nel sud-est (anche se non mancano attacchi in altre parti del paese), mentre la diplomazia, dopo l’attivismo della prime settimane, sembra segnare il passo. Sfumata la possibilità di una ‘campagna lampo’, tutte le parti sembrano essersi adattate all’idea di una guerra lunga; un’idea che, dal lato ‘occidentale’, trova riflesso nella recente costituzione dello Ukraine Defense Consultative Group per coordinare il sostegno militare a lungo termine a favore di Kiev. L’Italia soffre in modo particolare questa situazione, sia a livello economico, sia politico. Impattando su costo e disponibilità di molte materie prime, la guerra e le sanzioni imposte alla Russia hanno influito negativamente su un sistema già provato dalla pandemia COVID-19. Sul piano politico, la guerra e le sanzioni hanno alimentato un antibellicismo che si fonda su sentimenti diversi ma che, nel complesso, finisce per accentuare la polarizzazione che già esiste fra i diversi partiti.
Queste considerazioni sono destinate a entrare nei colloqui che il Presidente del consiglio avrà con i suoi interlocutori statunitensi, primo fra tutti il Presidente Biden. Lo scoppio della guerra ha indubbiamente portato a un riavvicinamento fra Stati Uniti ed Europa. A fine marzo, Biden ha annunciato, per quest’anno e per i prossimi, significativi incrementi delle esportazioni di gas naturale liquefatto (LNG – Liquefied natural gas) verso l’Europa per compensare la riduzione delle forniture energetiche russe. Questo impegno si scontra, però, con più di una difficoltà e risolve solo in parte i problemi derivanti dall’interdipendenza che, negli anni passati, si è instaurata fra l’economia russa e quella degli altri paesi del Vecchio continente. Allo stesso modo, il comune sostegno alla posizione ucraina non nasconde del tutto le differenti visioni che di questo sostegno si hanno sulla due sponde dell’Atlantico e le riserve di alcuni alleati europei per i toni ‘da crociata’ assunti dall’amministrazione statunitense rispetto alla vicenda.
Sinora, il governo italiano sembra avere scelto una linea ‘di basso profilo’, aderendo alle scelte prese in sede NATO e UE ma senza apparire troppo coinvolto nelle iniziative che hanno avuto per protagonisti altri Paesi europei. In realtà, Roma è attiva in varie sedi multilaterali, formali e informali, sia nell’elaborazione della posizione europea, sia di quella transatlantica. Le voci su una possibile visita di Draghi a Kiev sono un segnale di questo attivismo e può essere non privo di significato il fatto che il viaggio, originariamente previsto prima di quello negli Stati Uniti, sia stato procrastinato. Anche le voci che vorrebbero Draghi a Kiev come parte di una ‘troika europea’ insieme al Cancelliere tedesco Scholz ed Emmanuel Macron, da poco riconfermato all’Eliseo, non appaiono prive di significato. Su questo sfondo, i colloqui dei prossimi giorni fra il Presidente del consiglio e le controparti statunitensi sembrano quindi destinate a riflettere una posizione più complessa di quella che appare in prima istanza e più di peso di quanto il ruolo apparentemente defilato di Roma può lasciare intendere.
Significativamente, il viaggio di Draghi negli Stati Uniti si colloca in una fase di intensa attività diplomatica per l’Italia, fase che è cominciata negli scorsi giorni con la partecipazione del Presidente del consiglio all’assemblea plenaria del Parlamento europeo e che si chiuderà con il vertice dei Capi di Stato e di governo dei Paesi NATO del 29-30 giugno a Madrid. Fra questi due appuntamenti, una lunga serie di impegni multilaterali e bilaterali, primi fra tutti il consiglio europeo del 30-31 maggio a Bruxelles e il G7 di Schloss Elmau del 7-8 giugno. Gli incontri dei prossimi giorni rappresenteranno una tappa anche nella marcia di avvicinamento a queste scadenze: una tappa importante sia per Roma, che nel rapporto con gli Stati Uniti vede da sempre un sostegno per rafforzare la sua posizione agli occhi degli alleati europei, sia per Washington, che ha visto il suo ruolo in Europa rilanciato dalla guerra in Ucraina e che dalla collaborazione con un rinnovato asse italo-franco-tedesco potrebbe trarre vari benefici, anche alla luce dei buoni rapporti che soprattutto Germania e Italia intrattengono con Mosca.