Parigi – Essere la prima destinazione turistica al mondo e al contempo una delle meno accoglienti. E’ questo – da tempo – il cruccio francese, in testa dagli anni Ottanta alla classifica delle mete più visitate e periodicamente criticata per l’accoglienza riservata ai suoi ospiti. A rimettere il dito nella piaga di questa mala reputazione è l’ultimo rapporto sul turismo in Francia, presentato lo scorso 11 giugno dal Consiglio di Promozione Turistica al ministro degli Esteri Laurent Fabius con il titolo ‘Il paradosso francese’. 84 milioni di visitatori l’anno ne fanno una gallina dalle uova d’oro, eppure «il tasso di soddisfazione è del 30% inferiore alla media europea in termini di qualità-prezzo» si legge nel documento. «La Francia, considerata universalmente come depositaria di un tesoro patrimoniale e riferimento per l’art de vivre, non traduce nella sua offerta quotidiana i primi imperativi dell’ospitalità turistica. Conseguenza, questa» scalfisce il rapporto «della difficile familiarità dei francesi al servizio».
L’analisi rispolvera vecchie ruggini, particolarmente sensibili oltremanica nei confronti degli abitanti della capitale francese: per il Daily Telegraph Parigi ospita «gli abitanti meno simpatici, i tassisti più sgradevoli e i camerieri più aggressivi».
C’è in effetti di che farsi qualche domanda. Se negli ultimi anni la capitale ha fatto qualche progresso rispetto alla disastrosa classifica 2012 degli utenti Tripadvisor, che stigmatizzava Parigi come la peggior città ospite europea, il dato di fatto rimane: costi elevati, spazi ristretti e un contatto con il pubblico locale non sempre amabile ne fanno una meta tanto affascinante quanto complicata.
A poco sono del resto servite le campagne di sensibilizzazione lanciate da amministrazioni locali e nazionali per migliorare il contatto turistico di commercianti e personale dei bar – fra le principali categorie sotto accusa -: dal manuale di politesse distribuito gratuitamente nel 2013 dal Comune di Parigi, alla raccomandazione linguistica (poco inglese), fino alle proposte multimediali per assistere i turisti internazionali (Yes I speak touriste!), ogni tentativo ha dato pochi frutti ed è stato progressivamente abbandonato.
«Il turismo è per la Francia un tesoro» ha rilanciato Laurent Fabius alla presentazione del rapporto: «deve diventare una priorità nazionale!». Detto fatto, un budget di diverse centinaia di milioni – il montante non è stato precisato – sarà destinato al miglioramento dell’immagine francese di ospite, e all’ampliamento del pubblico: entro il 2020 Fabius ambisce a raggiungere i 100 milioni di visitatori l’anno.
Sicurezza: l’inghippo asiatico
Nel frattempo, una delle priorità parigine su questo fronte si mescola con l’urgenza sicurezza. Nel tentativo di correre ai ripari dell’alto numero di aggressioni e furti verificatisi nei confronti dei turisti asiatici – cinesi in particolare –, e al conseguente drastico abbassamento degli arrivi, un nuovo piano sicurezza è stato lanciato di recente, con gran dispiegamento di forze di polizia.
Durante i mesi estivi saranno 126mila gli agenti preposti al controllo delle principali zone turistiche della capitale: un’operazione in parte già svolta al seguito degli attentati di gennaio ma ora focalizzata sui turisti in generale, e gli asiatici in particolare. «Il ministro ci ha espressamente chiesto di collaborare per il recupero dei visitatori di quest’ origine» ha dichiarato a 20 Minutes una fonte interna alla polizia.
E pour cause!, direbbero i francesi: se l’influenza asiatica ha ormai conquistato da anni la capitale – dalla gastronomia all’hôtellerie, fino alle tendenze moda -, cinesi e giapponesi sono soprattutto i turisti dal portafoglio più generoso. Se aggiungiamo il filone dei matrimoni, organizzati nel Sol Levante per una cerimonia e/o luna di miele parigina, immagine e politica trovano presto il loro tornaconto.