«No, ci dispiace, non torneremo più sulla Luna»: quattro anni fa Charles Bolden, ex astronauta e attuale amministratore della Nasa, rispondeva così a chi gli chiedeva di possibili ritorni sul nostro satellite. E invece ecco che Donald Trump torna a puntare sulla Luna.
La Casa Bianca fa sapere che il presidente ha approvato una direttiva volta a inviare gli americani di nuovo sulla Luna, una sorta di ‘allenamento’ prima di puntare a Marte. In questo documento il presidente di fatto «ordina alla Nasa, l’agenzia spaziale americana, di condurre un innovativo programma di esplorazione spaziale per rispedire gli astronauti americani sulla Luna, e alla fine Marte», dice il portavoce Hogan Gidley. «Il documento cambierà la politica dei voli spaziali umani della nostra nazione per aiutare l’America a diventare la forza trainante dell’industria spaziale, acquisire nuove conoscenze dal cosmo e stimolare una tecnologia incredibile».
«Guardando indietro di 50-60 anni, è chiaro che tutti questi programmi richiederebbero non solo un piccolo aumento, ma un incremento significativo del bilancio della NASA. Ora è pari a $19 miliardi. Per parlare di missioni sulla superficie della Luna, è necessario sviluppare tecnologie assolutamente nuove. Se si comprendono correttamente le lezioni della prima fase dell’esplorazione umana nello spazio, diventa chiaro che tutto questo è stato possibile solo nel momento in cui lo stato è ha compreso l’importanza di concentrare in questo settore enormi risorse finanziarie, intellettuali e tecniche. Come risultato di questa concentrazione sono state create le tecnologie su cui il mondo dell’astronautica ancora oggi si basa. Quando vedrò che il bilancio della NASA verrà incrementato di almeno 2 volte, allora ci crederò», ha commentato Andrey Ionin, membro dell’Accademia russa di cosmonautica, in una intervista a ‘RT‘.
(video tratto dal canale Youtube di Al Jazeera)