lunedì, 20 Marzo
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Tre niet a Matteo Renzi

Renzi AMici De FIlippi

Ebbene no… suppergiù resisto. Parlare il secondo giorno consecutivo dell’Innominato parrebbe accanimento terapeutico. Eppure i media trasudano notizie su di lui, dal mancato inizio dell’affidamento ai servizi sociali presso la Sacra Famiglia – pare che cominci venerdì, ovvero la giornata tipica del Consiglio dei Ministri – alle considerazioni sull’osceno train de vie emerse nelle motivazioni della sentenza di condanna di un imputato, stralciato per via del rito abbreviato, al processo sulle Escort che sollazzavano l’ex premier (quando era ancora premier) fino alle reazioni giustamente inviperite di Angela Merkel e del candidato PPE alla Presidenza della Commissione europea, il lussemburghese Jean Claude Juncker, in risposta all’uscita infelice sul negazionismo tedesco verso i lager.

Insomma, un oceano di inchiostro e di parole focalizzati su questo tristo che, qualsiasi cosa io scrivessi, nulla aggiungerebbe a quanto è già riuscito a combinare tutto da solo. Dunque, cambio… verso e volgo lo sguardo su colui che l’ha sostituito (dopo un paio di precari Presidenti del Consiglio) e che afferma convinto di rimanere in sella fino al 2018.

Lui è il teorico del cambiar verso – ma non è che inscenerà un altro ‘Brindisi di Girella’, per la goduria dei fan del poeta (toscano, ça va sans dire) Giuseppe Giusti? – e dunque i media lo tengono sotto controllo anche se respira (o se trattiene il fiato). In questi ultimi giorni, ha collezionato un bouquet di no.

Innanzitutto, avrebbe voluto scendere in campo (l’espressione non è che porti poi tanto bene…) il prossimo 16 maggio, nella squadra per la Partita del Cuore pro Emergency (che sarà trasmessa in diretta su RAI Uno), ma la par condicio pro Europee, su sfrucuglio del M5S, lo ha fatto demordere, evitando peraltro che si potesse dire che il premier italiano è in braghe di tela.

Lo è stato nella scorsa edizione del match, al Juventus Stadium; stavolta a ‘casa sua’, ovvero nello stadio fiorentino ‘Artemio Franchi’, lui non ci sarà… o magari sarà in tribuna, quien sabe. In campo, sarebbe stata campagna elettorale… anche se, conoscendo gli italiani, se il premier in carica si fosse comportato da brocco, magari qualche voto lo avrebbe pure perso. E siamo al no numero uno.

La stessa motivazione gli ha impedito un’altra esibizione che avrebbe potuto interpretarsi come un vantaggio competitivo (scomodo essere Presidente del Consiglio e Segretario del PD al tempo stesso!), ovvero una sua presenza al programma di Maria De Filippi “Amici”: anche stavolta si tratta di un bis e, al pari, nell’occasione precedente, non era ancora a Palazzo Chigi. Cioè all’epoca era in pieno vortice di autopromozione, tant’è che si presentò con uno sdrammatizzante giubbino di pelle.

Fu in quella l’occasione che si guadagnò il soprannome di Renzie, in assonanza con il Fonzie del telefilm USA ‘Happy Days’, fino ad allora il più celebre profeta del cosiddetto ‘Chiodo’, ovvero il capo d’abbigliamento icona dei fabulous Sixties. Sarebbe andato chiodo-munito anche nella sua nuova veste?

Altro interrogativo, questo, che rimarrà senza risposta, perché, appena è circolata la voce di una sua presenza da Maria, la Madonna dei 77 dolori, subito si è sviluppata una canea sulla solita questione della ‘par condicio’ e la stessa Mediaset si è tirata indietro.

Che, se devo essere proprio sincera fino allo spasimo, i nostri politici, di qualsiasi bandiera, hanno più da perderci che da guadagnarci ad andare in tv, giacché la gaffe è sempre in agguato (e loro corteggiano la figuraccia ben più di quello che si creda… una sorta di Duello alla Sòla… più che al Sole). Il terzo no, Matteo Renzi non l’ha avuto in prima persona, ma la di lui consorte, Monna Agnese – anche il nome è fra il dantesco e il manzoniano, alé -.

La poverina, del tutto inesperta della viperinità che circola in Rete, alla quale anch’io do il mio bravo contributo, alla canonizzazione dei due Papi ha pensato di risolvere ogni questione indossando un tailleurino nero da sciuretta, di quelli ‘è chic, ma non impegna’.

Ce ne avremo a palate, nei nostri guardaroba, e mai ci saremmo sognate di prenderci una fiumana di critiche per averli indossati. Al massimo, potremmo dire che è un capo tristerello e senza fantasia; ma meglio quello che qualche volo pindarico d’haute couture in cui si sarebbe trovata sicuramente a disagio: chi non c’è abituato, lo si vede lontano un miglio.

I fustigatori di Agnese Landini in Renzi (nessuna parentela con il più noto sindacalista della FIOM?) hanno immediatamente puntato il dito su due particolari riguardo ai quali l’ufficio del Cerimoniale di Palazzo Chigi avrebbe potuto metterla in guardia – ai tempi del Prefetto Giovanni Bottiglieri, quarantennale pilastro del Protocollo della Presidenza del Consiglio dei Ministri e di Massimo Sgrelli, autore di un fortunatissimo manuale in materia, ciò sarebbe avvenuto -: una gonna troppo corta e giovanilista e i tacchi a spillo.

Niente di paragonabile ai guantini di pizzo giallo di una delle poche uscite di Veronica Berlusconi, all’epoca del primo premierato del marito, che erano di un kitsch stratosferico, ma nelle cerimonie vaticane bisognerebbe stare molto attenti… ad esempio, erano perfettamente in linea con le regole le sovrane cattoliche, in bianco abbagliante, lungo e mantiglia di pizzo.

Insomma, il messaggio che ne esce dagli sghignazzamenti su Twitter indica che la first lady, nelle occasioni ufficiali, deve stare un attimo attentina, perché quello che è gradevole a Pontassieve, è un low profile boomerang e provincialotto nelle occasioni ufficiali. Urge per lei un/una curatore/trice d’immagine (che non sia qualche cugina o  qualche ministra giovane e bella di questo Governo).

Non di quelle trombone che la costringerebbero ad abbigliarsi sopra le righe – che ce ne sono -, bensì una persona assennata, che abbia i sensori per una moda sobria, ma adeguata al ruolo e senza smagliature. Ciò anche nell’interesse del marito, che ha fin troppe gatte da pelare.

 

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