Il Covid-19 non ha fermato la voglia di conoscere i luoghi, e le comunità che hanno fatto la storia e la preistoria del cammino umano, fino ai nostri giorni. Che sono giorni difficili, di ripresa della pandemia, migrazioni, naufragi in quel ‘cimitero senza lapidi’ che è il Mediterraneo per usare l’immagine coniata da Papa Francesco. TourismA, il Salone dell’Archeologia e del Turismo culturale (tenutosi dal 17 al 19 dicembre 2021 al Palazzo dei Congressi di Firenze), è stato anche questo: riprendere dopo uno slittamento di alcuni mesi il racconto aggiornato che puntualmente archeologi, paleontologi, scienziati, ambientalisti, naturalististudiosidelle varie discipline scientifiche, fanno del patrimonio archeologico del nostro Paese e dell’umanità, e affrontando con rinnovato vigore l’indagine sul presente con lo sguardo rivolto al futuro.
TourismA ha offerto un finale col botto, con il quale il geologo e conduttore tv Mario Tozzi, ha svolto nell’Auditorium, ultima giornata dei lavori, il proprio appassionato e documentato intervento. Non le ha mandate a dire dietro il noto studioso intervenendo sul tema ‘Il clima cambia, i Sapiens no’. Partendo dall’informazione erogata durante il periodo pandemicosul tema dei cambiamenti climatici e degli effetti dei virus lo studioso del CNR, è stato chiaro: “Tu non dovresti mettere accanto agli scienziati quelli che negano la pandemia dicendo che i vaccini contengono acqua di fogna. Non lo dovresti nemmeno invitare in trasmissione quello lì, non lo devi ascoltare, non devi dare dignità di scienza a chi non ha quella dignità. Altrimenti ciò porta a conseguenza gravi”.
Vi sono poi scienziati che in passato hanno agito con merito in altri campi che, interpellati, hanno fornito sul tema specifico dei virus, risposte inadeguate, approssimative, sballate, non sostenute da specifiche e aggiornate ricerche. Riguardo ai cambiamenti climatici, e alle misure indicate dalla COP26 e dai precedenti summit politico-istituzionali, queste sono inadeguate anche sui tempi entro i quali intendono ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera, causa principale di cui è responsabile il genere umano. Cosa anche questa provata e documentata scientificamente. “E’ come ci trovassimo di fronte ad un TIR stracarico che procede a folle velocità e decidesse di frenare negli ultimi metri: sarebbe una catastrofe. Il processo di riduzione delle emissioni e dell’adozione di misure di cambiamento e di paradigma, va iniziato da subito”.
Di questa non volontà di adottare le radicali misure a salvaguardia della civiltà umana, di cui le scienze ci raccontano l’evoluzione, vi sono precise responsabilità, sono di coloro e di quelle forze che non vedono altro modello rispetto a quello consumistico e capitalista, che in nome della società del benessere e dei profitti ( i loro) produce la più alta percentuale di emissioni di Co2 nell’atmosfera, i cui esiti sono già catastrofici. “Qualcuno però deve pagare il danno reso alla sopravvivenza o meno della civiltà umana e del pianeta.”
Non ce n’è un altro, né la tecnologia può tutto. Tutto cambia, tranne i Sapiens. Quanto alla variante che più spaventa in queste ore – la Omicron – Tozzi è tornato a ribadire l’intelligenza dei primi organismi che si sono affacciati sulla terra ai quali va affiancata oggi la giusta intelligenza umana nel vaccinarsi: “La Omicron o la Delta non potranno mai essere più buone delle precedenti varianti. Sars-Cov 2 ad esempio ha imparato da Sars Cov– 1 a non farsi notare ovvero senza starnuti e tosse, ti infetta cioè anche in assenza di sintomi. Prende una gittata minore perché il droplet è più corto però tu non lo sai. Mi fa ridere quando dicono: la prossima variante sarà più buona. Non potrà mai essere più buona perché quella variante è già stata premiata dall’ambiente rispetto ai milioni di mutazioni di quel virus. E’ più intelligente. Perché salta fuori Omicron? Perché ha visto che c’è il muro dei vaccini dunque Delta non ce la fa e arriva Omicron che riesce a propagarsi un po’ di più forse anche oltre la seconda dose.” Parole dure le sue, sottolineate da applausi, che hanno scosso il Palacongressi.
Già nei giorni precedenti, l’Auditorium era stato attratto dalla relazione di Francesca Anichini – che nell’ambito della sezione ‘Scavare il presente’, ovvero come l’archeologia può indagare l’età moderna e contemporanea’ a cura di Giuliano Volpe e Giuliano De Felice, ha illustrato i clamorosi risultati del progetto condotto con il Laboratorio Mappa Metodologie digitali applicate all’archeologia (Università di Pisa, Dipartimento civiltà e forme del sapere). Conducendo la propria ricerca sulle tante vittime, note e non identificate, raccolte in fondo al Mediterraneo e sepolte nel cimitero di Lampedusa e sui reperti ritrovati nelle spazzature del mare, si sono fatte importanti scoperte. Il progetto di Archeologia contemporanea, ancora poco praticata in Italia, intende concentrare la ricerca archeologica oltre lo studio del passato. L’archeologia – dichiara Francesca Anichini – dovrebbe studiare le tracce lasciate dall’uomo. E sono tracce anche quelle lasciate dalle imbarcazioni con le quali i migranti arrivano sull’isola presa in esame e di quelle inabissatesi nel tratto di mare tra la Tunisia, la Libia e Lampedusa assieme ai corpi e ai resti che le mareggiate portano a riva. “ I media parlano genericamente di barconi, incompiuti cimiteri della memoria, ma con le nostre ricerche abbiano scoperto un’altra storia, in quanto si tratta di imbarcazioni più piccole (gommoni gozzi e barchette) adatte a rotte diverse e per un solo viaggio.”
Lo studio di Francesca Anichini, e dell’equipe che l’affianca, aiuta a capire anche il business dei trafficanti di migranti attraverso l’esame degli oggetti abbandonati dai naufraghi e recuperati dal mare: bottigliette, giubbotti, oggetti personali, che finiscono nella spazzatura. “ Testimonianze inconfutabili del nostro vissuto e della nostra epoca” – precisa Piero Pruneti, direttore della rivista Archeologia Viva e organizzatrice della kermesse – “nonché materiale prezioso per l’archeologia contemporanea. Per questo ‘TourismA’ ha presentato in anteprima assoluta il risultato di queste campagne di ricognizione tra i rottami dei naufragi nel canale dei Sicilia e gli studi sugli oggetti ‘parlanti’ come gli effetti personali rinvenuti nel campo profughi di Altamura (Puglia). Si scopre così che prigionieri, operai e migranti raccontano un’altra storia, la ‘storia dei muti’, quella altrimenti destinata al dimenticatoio nell’overdose quotidiana delle informazioni e nella disattenzione di comodo. “
Dei gravi rischi che corre il patrimonio archeologico in Afghanistan, ha parlato Anna Filigenzi, direttrice della missione archeologica dell’ISMEO. La quale si è soffermata sull’importanza di questo patrimonio che si trova in un’area che rivestiva una posizione strategica già in epoca protostorica, al centro di un sistema di relazioni culturali e commercial che abbracciavano un’area vastissima, dalla Mesopotamia all’Iran all’attuale Pakistan. In epoca storica, l’Afganistan divenne territorio di conquista di grandi potenze, a partire dagli Achemenidi, poi dai Macedoni e così via. “Purtroppo” – sostiene la studiosa – “il lavoro dell’archeologia in Afghanistan è difficile per molti motivi: la situazione di conflitto che si protrae da decenni, l’enormità dei problemi cui il paese deve far fronte, il grave depauperamento delle risorse umane prodottosi a partire dalla fine degli anni Settanta del Novecento e la fragile ripresa delle strutture deputate alla gestione e valorizzazione del patrimonio culturale, che oggi subisce il colpo del ritorno dei Talibani, la cui politica culturale rimane incerta e, probabilmente, piuttosto di facciata, perchè utile strumento di negoziazione con i Paesi occidentali”. Insomma, occorrerebbe una politica adeguata di lungo investimento. Sarà possibile attuarla? Anche sotto questo profilo l’Afghanistan non va dimenticato.
Dunque attraverso questi e molti altri interventi, TourismA , giunto alla 7 edizione, ha saldato il passato con il presente, non ignorando gli approfondimenti sulle varie tematiche scientifiche : sul dna degli etruschi e la loro vera origine, sulla convivenza ‘forzata’ tra Neanderthal ed elefanti (ricostruita grazie a recenti ritrovamenti in un’area termale della Maremma toscana), sulle campagne promozionali lanciate nel mondo da Pompei, Vetulonia e dai vari siti archeologici, sulla Sardegna nuragica ( ospite d’onore di TourismA), sul miracolo di Centuripe attorno al più bel busto dell’Imperatore Augusto, sul ruolo rivalutato della civiltà longobarda, finalle varie campagne di scavo. Così come ampio spazio hanno trovato i reportage delle missioni archeologiche italiane all’estero con un focus sul ritorno in Libia dei nostri archeologi a dieci anni dalla guerra (e dalla morte di Gheddafi), nonché gli incontri promozionali e di divulgazione riguardanti le eccellenze della Toscana, Ostia antica, il parco archeologico di Segesta, il Premio “Riccardo Francovich” , l’archeologia come risorsa per l’Italia. E gli incontri con illustri studiosi come il paleoantropologo Giorgio Manzi, il medievista Franco Cardini, e il divulgatore scientifico Alberto Angela, che come di consueto ha chiuso necessariamente in video la kermesse fiorentina per evitare assembramenti. Legittima dunque, a conclusione di questo evento che si conferma il più importante d’Europa, la soddisfazione di Piero Pruneti il quale, anche a nome del suo staff, ci ha raccontato che “non volevamo saltare l’appuntamento annuale e, sia pure con tutte le misure precauzionali ( green pass, distanze, mascherine, ecc.) che l’attuale crisi pandemica impone, il pubblico di ogni età non ha voluto mancare ai tanti appuntamenti proposti allo scopo di fare il punto sulle eclatanti scoperte archeologiche degli ultimi anni e con uno sguardo attento ai disastrati paesi del Mediterraneo e dell’Asia Minore, nonché al patrimonio di casa nostra. Basti pensare che ai numerosi incontri su temi specifici i relatori – esperti nei loro settori di competenza– sono stati 250, da questa kermesse parte un forte messaggio di rinascita culturale, che denota una voglia di “ripartenza” con lo sguardo rivolto, come non mai, anche al presente e a ciò che ci possiamo aspettare”.