Lo scorso, 16 maggio, la Cina, attraverso il ‘Global Times’, il quotidiano che, in lingua inglese che esprime la voce del Governo e del partito comunista, in un servizio sulle rare earths, tra il resto affermava: «gli Stati Uniti devono fare affidamento su terre rare dalla Cina per fornire industrie di importanza strategica», «il monopolio cinese sulla produzione di terre rare aiuterà Pechino a controllare la linfa vitale del settore high-tech statunitense», avvertendo, infine, che la Cina probabilmente non arriverà a mettere in campo il «divieto totale delle esportazioni per evitare un’eccessiva tensione con gli Stati Uniti, ma non ignorerà l’opportunità di salvaguardare e massimizzare i propri interessi».
La Cina non ha mancato occasione in questi mesi per sottolineare il suo impegno a sviluppare l’industria delle terre rare, Pechino è al lavoro per aggiornare l’industria delle terre rare e migliorare la gestione dell’esportazione di materiali di base, nonché combattere il mercato illegale di questi materiali. La possibilità che la Cina blocchi le forniture di terre rare agli Stati Uniti, per rispondere ai dazi imposti alle sue merci dagli Usa, preoccupa Washington, specie per i problemi legati alla difesa.
La Malesia è uno dei Paesi che si prepara a trarre vantaggio dalla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, fornendo prodotti lavorati all’Occidente. La Malesia potrebbe attirare investimenti fino a 33 miliardi di dollari nel settore delle terre rare nei prossimi 10 anni, appena il Governo chiarirà come intende regolamentare il settore. Il problema dell’inquinamento causato dai processi di lavorazione ha molto preoccupato il Paese, ma secondo il Ministro dello sviluppo imprenditoriale della Malaysia, Mohd Redzuan Md Yusof, il Governo avrebbe già predisposto politiche per garantire che i rifiuti derivanti dalla lavorazione delle terre rare siano stati smaltiti correttamente, per proteggere la salute pubblica e l’ambiente.
Quale giorno fa un report -‘Rare Earth Elements: Market Issues and Outlook’ di Adamas Intelligence, una compagnia indipendente di ricerca e di consulenza, sostiene: «finché il resto del mondo non inizierà ad investire in catene del valore (alternative) di terre rare, e finché non sottoporrà le terre rare alle regole del mercato concorrenziale, gli acquirenti finali rimarranno sempre dipendenti (e vulnerabili) nei confronti del monopolio cinese- nonostante tutte le nuove miniere create nel mondo».
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