
I Paesi europei hanno aperto i loro confini e le loro case agli ucraini in fuga dall’aggressione russa. Naturalmente, gli…
I Paesi europei hanno aperto i loro confini e le loro case agli ucraini in fuga dall’aggressione russa. Naturalmente, gli…
Ecco come venne letto il suo comportamento nei confronti della minoranza musulmana che le ottenne il disprezzo dell’Occidente Suu Kyi avrebbe avuto la forza per tentare di imporre una nuova visione ma sarebbe stato pericoloso
Cinque anni dopo aver votato per le prime elezioni libere ed eque dopo venticinque anni, il popolo del Myanmar andrà…
Su Facebook, odio etnico nei confronti della etnia minoritaria dei Rohingya e – attraverso pagine e profili fake – campagne a favore dei militari
Non è la prima volta che viene revocato un premio ad Aung San Suu Kyi, anche il Canada e gli USA hanno intrapreso decisioni simili a quella presa da Amnesty International
Il presidente conferma che i migranti che vogliono chiedere asilo politico entrando nel Paese attraverso una carovana dal Messico finiranno in tendopoli costruite vicino al confine
Stavolta è l’Olanda ad accusare Mosca di avere messo a segno un attacco contro l’Opac. Ma non è il solo episodio messo in evidenza
Oettinger: ‘Vorremmo che anche l’Italia rispettasse il tetto del 3% nel rapporto deficit-pil, e quanto al debito non credo sia una buona cosa farlo salire ancora’
Ma la diplomazia birmana traccheggia. I sopravvissuti alle torture della dittatura militare constatano tristemente una Nazione sostanzialmente ancora ferma al palo in tema di democrazia.
Il Bangladesh e l’Agenzia per i Rifugiati (UNHCR) hanno firmato un memorandum d’intesa che stabilisce un quadro di cooperazione bilaterale per il rimpatrio volontario, sicuro e dignitoso dei rifugiati Rohingya in Myanmar. Lo hanno detto funzionari delle Nazioni Unite. Il memorandum (MoU), firmato a Ginevra dall’Alto Commissario per i Rifugiati Filippo Grandi e dal Segretario degli Esteri del Bangladesh, Shahidul Haque, potrebbe riguardare circa 700.000 Rohingya che sono fuggiti da una violenta repressione nello stato di Rakhine in Myanmar nell’agosto 2017.
Soprattutto il mancato raggiungimento degli standard produttivi occidentali, prima ancora che mondiali, lasciano i potenziali investitori stranieri alquanto titubanti.
L’addio arriva in un momento delicato per il Paese a causa della repressione della minoranza musulmana Rohingya, per cui proprio la premio nobel è finita nel mirino delle critiche