martedì, 21 Marzo
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Summit anti-ISIS a Roma, Kerry: 'Li schiacceremo'

«Cercheremo di schiacciare l’Is in ogni angolo». Così il segretario di Stato USA John Kerry ha chiuso il suo discorso durante il terzo vertice della coalizione internazionale anti-Is alla Farnesina, a Roma. «La guerra sarà lunga, più di quelle guerre tra uno Stato e l’altro», ha aggiunto Kerry, «pur essendo simile a quella contro al Qaeda questo conflitto è un impegno più lungo e duraturo ma è fondamentale se vogliamo soffocare Daesh e mettere a nudo le loro bugie». Poi il segretario ha mostrato tutti i suoi timori sulla situazione in Siria: «La crisi peggiora giorno dopo giorno. 13,5 milioni di siriani hanno bisogno di assistenza umanitaria e 6 di essi sono bambini. Assad adotti misure immediate per mettere fine all’assedio delle città dove i siriani muoiono di fame». Ma non solo: «Assad resta un magnete per i terroristi. Finché i negoziati a Ginevra procedono, pretendiamo che ci sia un cessate il fuoco e un pieno accesso umanitario, lo dice una risoluzione dell’Onu votata anche dalla Russia».

Poi i complimenti anche all’Italia, che è «tra i Paesi più attivi nella lotta all’Is». Parlando di Iraq, Kerry ha ricordato che serve «un ulteriore sostegno finanziario»: «Serve collaborare con il governo iracheno per assicurare che le aree liberate restino libere, che l’elettricità torni a funzionare, che ci sia l’acqua e si torni alla normalità. Ho chiesto ai Paesi della coalizione di dare nuovi contributi in base a ciò che ogni Paese può fare dai raid alla logistica all’intelligence. Mi aspetto che quando ci incontreremo a Monaco per la conferenza sulla sicurezza ogni Paese avrà chiaro che tipo di contributo potrà dare». Sulla Libia Kerry è chiaro: «L’ultima cosa al mondo da desiderare è un falso Califfato con l’accesso a miliardi di dollari di rendite petrolifere. Siamo sul punto di avere un governo di unità nazionale e questo impedirà a Daesh di proliferare nel Paese» e ammette che sarà essenziale permettere l’addestramento delle forze di sicurezza libiche e puntare sull’azione militare «non solo per ripulire il territorio ma per creare un ambiente sicuro per consentire a un governo di insediarsi e operare». A parlare anche il ministro degli esteri Paolo Gentiloni: «In Siria l’obiettivo è fermare la principale tragedia umanitaria da decenni». Mentre sulla Libia: «Lunedì o martedì sarà presentato il nuovo governo libico di unità nazionale, che dovrà ottenere la fiducia del Parlamento. Il rischio è che Daesh moltiplichi la sua attività d’azione in Libia. Ma è confortante per l’Italia sapere che c’è convergenza tra di noi sulla necessità di puntare sul percorso negoziale che si è aperto».

«L’Is non può essere sconfitto senza una soluzione politica al conflitto siriano, per questo è necessario aumentare l’accesso umanitario», il commento dell’Alto Rappresentante Ue, Federica Mogherini. «Bisogna focalizzarci sulle aree liberate e sulla lotta al terrorismo nella regione e in Europa, senza dimenticarci della Libia. Siria? Non c’è possibile soluzione militare alla guerra: dopo anni di divisioni, c’è spazio per la speranza e una finestra di opportunità che non resterà aperta per sempre». Proprio negli ultimi istanti della conferenza anche la contestazione da parte di una donna, che ha cercato di lanciare dei volantini ma è stata bloccata e allontanata. Secondo la donna sono gli Usa ad alimentare la guerra in Siria finanziando i jihadisti e ha urlato a Kerry: «Siete voi ad aver creato Daesh».

Nel frattempo brutte notizie arrivano dall’Iraq. Diciotto soldati sono stati uccisi nell’esplosione di un’autobomba a nord di Ramadi, città che l’esercito ha strappato il mese scorso ai jihadisti dell’Isis. Fonti militari parlano di tre kamikaze che hanno cercato di attaccare una sede dell’esercito, ma solo uno è riuscito nel proprio intento, mentre le altre due auto sono state fatte saltare in aria prima che potesse colpire dai militari, grazie all’uso di razzi anticarro.

Intanto il presidente del Consiglio dei ministri italiano Matteo Renzi da Accra, dove continua il suo tour africano, riaccende la polemica con Bruxelles: «Non prendiamo lezioncine da nessuno dei nostri amici europei. Noi siamo l’Italia e ogni anno mettiamo 20 miliardi sul piatto di Bruxelles, avendo indietro, molto meno, 11 miliardi. Pronti ad imparare ma il tempo delle lezioni è finita, abbiamo fatto le riforme e siamo pronti a dare il nostro contributo all’Europa». L’UE, secondo Renzi, soffre di mancanza di progetti e strategie, a partire dall’Africa, dove invece «l’Italia è fortemente impegnata a supportare la pace e la stabilità. Bisogna avere una visione strategica. Il Ghana ha bisogno di maggiore rapporto con l’Italia e l’Unione Europea, c’è bisogno di avere una strategia di lungo periodo e non polemiche, e noi siamo pronti a investire qui e lo facciamo con l’Eni». E sulla questione migranti dice: «Se vogliamo fare in modo che in queste terre le persone possano restare, trovare lavoro e contribuire alla crescita occorre avere uno sguardo meno superficiale. Quelli che hanno detto per anni, ‘aiutiamoli a casa loro’ non hanno mai considerato l’Africa come opportunità. C’è bisogno di avere una strategia di lungo periodo e non polemiche da quattro soldi». La risposta europea però non si è fatta attendere: «L’Italia ha usufruito del massimo della flessibilità possibile, e ora deve attenersi ai suoi obblighi», il commento del presidente del gruppo Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber. «Dobbiamo essere coscienti della situazione generale, e la situazione è che la flessibilità prevista dal patto di stabilità viene applicata al massimo possibile. I socialisti, guidati da Pierre Moscovici, hanno ammesso che si sta facendo il massimo e che non c’è più flessibilità». Dunque, ha concluso, «sarebbe utile che tutti lo riconoscano».

E proprio sulla questione migranti a cui ha accennato Renzi ecco arrivare i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), secondo cui nel mese di gennaio sono 368 le vittime nel Mediterraneo (272 nel solo mar Egeo), di cui almeno 60 bambini. Ma secondo i calcoli, negli ultimi 5 mesi i bambini annegati sono stati 330. Complessivamente, i migranti sbarcati in Grecia dal 1° gennaio 2016 sono più di 62mila, quasi tutti provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq, mentre altri 5 mila sono quelli che hanno attraversato il Mediterraneo centrale, diretti dalla Libia sulle coste italiane. Oggi poi ennesima tragedia, sempre nel Mar Egeo, dove 9 persone sono affogate, tra cui due bambini, mentre tentavano di raggiungere l’isola greca di Samos. Due le persone tratte in salvo, che hanno raccontato la dinamica dell’incidente.

Per l’Italia poi notizie positive arrivano dall’Iraq: la Trevi, società di Cesena, si è aggiudicata l’appalto per la diga di Mosul. A riferirlo il portavoce del governo iracheno, Saad al-Hadithi, che ha spiegato che si tratta del contratto per il rinnovo e la manutenzione dell’opera, per un totale di 230 milioni di dollari. una diga ritenuta pericolosa sin dal 2007 e che si trova a pochi chilometri dall’area controllata dall’ISIS. Sulla struttura Renzi mesi fa parlò dell’invio di 450 truppe italiane per difenderla: secondo l’Ansa però le due parti sarebbero ancora in fase di studio di questa opzione.

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