A 81 anni è morta Winnie Mandela, ex moglie di Nelson Mandela. Lo ha annunciato il suo assistente personale, Zodwa Zwane. Tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta è stata tra i principali attivisti del Paese nella lotta all’apartheid e per questo è stata torturata, perseguitata e imprigionata.
Un personaggio controverso Winnie Mandela, che nel ’69 trascorse 18 mesi in isolamento in carcere, accusata di «terrorismo» dal regime. Negli anni ‘80 aveva pubblicamente giustificato la tortura e l’esecuzione sommaria come arma di lotta politica. Nel 1991 è stata poi condannata per il rapimento di Stompie Seipei, un attivista che era stato ucciso dal Mandela United Football Club, la squadra delle guardie del corpo della donna. Nel 1998 una commissione stabilì che Winnie era stata «politicamente e moralmente» responsabile, in modo diretto e indiretto, di diversi crimini contro uomini, donne e bambini.
Nel 1957 l’incontro con Mandela, all’epoca avvocato anti-apartheid 18 anni più grande di lei. Si sposarono l’anno dopo e nell’arco di due anni ebbero due figlie, Zenani e Zindzi. Il suo impegno contro l’apartheid le valse il soprannome di «madre della nazione». Era il ’63 quando Mandela fu arrestato. Venne rilasciato nel ’90, e il loro matrimonio durò solo altri due anni. Quando Mandela è diventato presidente, aprendo la via per un Sudafrica democratico, Winnie Mandela ha ricoperto diversi ruoli governativi: deputata, viceministro alla Cultura, è stata anche a capo dell’ala femminile dell’African National Congress.
(video tratto dal canale Youtube di Euronews e CNN)