Strage di Bologna: il 2 agosto 1980, alle ore 10,25, una bomba esplose nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione. La deflagrazione fu violenta, provocando il crollo delle strutture sovrastanti le sale d’aspetto di prima e seconda classe dove si trovavano gli uffici dell’azienda di ristorazione Cigar e di circa trenta metri di pensilina. L’esplosione investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta al primo binario. Il soffio arroventato prodotto da una miscela di tritolo e T4 tranciò i destini di persone provenienti da cinquanta città diverse italiane e straniere. Il bilancio finale fu di 85 morti e 200 feriti.
Negli anni di piombo c’è un clima destabilizzante in Italia dove la confusione provoca grossi disagi alla popolazione. C’è la paura di viaggiare, c’è l’incertezza di andare persino a un concerto perché le bombe continuano a impaurire i cittadini. Sempre. La strategia della tensione nasce per mettere a dura prova gli apparati dello Stato. La strage di Bologna è uno degli attentati più cruenti con l’obiettivo di minare la sicurezza psicologica della popolazione. Il clima che si respira nel Paese preoccupa la popolazione.
Con Paolo Bolognesi, Presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, cerchiamo di comprendere le conseguenze subite dai familiari delle vittime, con un’attenta analisi sul ruolo dello Stato e della giustizia.
Il ruolo dello Stato durante questi anni?
Il ruolo degli Enti locali è stato davvero esemplare poiché con la loro convinta determinazione è stato possibile realizzare un centro di coordinamento per le stragi che è ancora funzionante. A livello nazionale l’interesse verso le famiglie delle vittime della strage e verso la ricerca della verità sono state purtroppo altalenanti. Per quanto riguarda le indagini è utile ricordare che si sono registrati alcuni depistaggi dei funzionari dello Stato e alcuni di questi, in seguito, sono stati condannati.
Perché soltanto nel 2007 arriva la sentenza della Cassazione?
Il processo è stato molto lungo con fasi diversificate, con condanne in primo grado all’ergastolo, in secondo grado con l’assoluzione e la Cassazione che ha annullato il processo di appello; il secondo processo di appello ha condannato all’ergastolo gli esecutori mentre la Cassazione, nel 2007, ha condannato in via definitiva gli esecutori materiali della strage di Bologna.
Quale valore politico attribuire alla strategia della tensione degli anni ’80?
Fino al 6 agosto 1974, con la caduta di Richard Nixon, cambia completamente la strategia e viene avanti quella della loggia massonica P2, meglio definita con il Piano di Rinascita Democratica. Il significato di questa azione consisteva nell’entrare nelle Istituzioni e svuotarne dall’interno i principi costituzionali.

La politica italiana come vuole ricercare la verità?
Molto spesso la politica italiana è presente con delle grandi dichiarazioni negli anniversari delle stragi ma non sempre il giorno successivo si può assistere ai comportamenti conseguenti. E’ ormai evidente che serve una costante vigilanza affinché alle parole pronunciate durante i discorsi seguano fatti concreti e azioni ben decise.
Cosa rischiamo in questo momento storico nel quale i cittadini scelgono la contestazione?
La contestazione può avere un senso se viene unita alla vigilanza costante dell’operato svolto da tutti i politici. Su questi argomenti non bisogna assolutamente transigere perché c’è il forte rischio di minare quella sana democrazia.
I familiari delle vittime come vivono le scelte della politica?
Mentre i terroristi votano a tutte le consultazioni elettorali, i morti delle stragi non possono più esprimere la preferenza elettorale e pertanto si registra molto spesso un’attenzione più vicina ai terroristi anziché ai familiari delle vittime.
Sulle stragi la politica riesce ad avere un ruolo da protagonista?
Nei fatti la politica non riesce ad avere un ruolo da vera protagonista nella ricerca della verità e deve essere costantemente pungolata per agire con scelte concrete ed efficaci.