Non crediamo mai abbastanza
a ciò in cui non crediamo
(M. Conte S. 2004)
Dura lex sed lex, dura legge ma legge, afferma la regola di diritto della tradizione scolastica che (Treccani) vuol dire “la necessità morale di piegarsi ad una legge, anche se dura; è spesso ripetuta per indicare in genere la necessità di accettare un’imposizione o una situazione quando il dovere lo esige”. Ma ciò non accade in Italia, dove un imputato detta regole e condizioni. Il resto è fuffa, confusione, non rispetto per le prerogative democratiche connesse all’esercizio del potere giudiziario. Il tema odierno concerne la figura e la persona dell’imprenditoreda sempre più discusso, perché una volta quando le regole erano serie chi si dava alla politica doveva dismettere tutti i beni e porli in blind trust, un affidamento di cui non si può essere a conoscenza. Mentre qui Lui prendendo in giro tutti e senza che molti avessero nulla da ridire, voleva dare le sue aziende a fiduciari nominati da lui stesso! È a capo di aziende redditizie, coperto politicamente da padrini socialisti, poi “sceso in campo” (ma la politica seria è al contrario un’ascesa faticosa nell’agone pubblico dove rappresentare e tutelare gli interessi di tutti) quasicome un favore fatto al popolo. Tra i molteplici problemi che l’Italia ha accumulato nei decenni, vi è quello come ho ripetuto spesso della mancanza di serietà nelle sue genti, aduse a fottere il potere da cui vengono sovente fottuti. Tra questioni irrisolte, temi abbandonati, permane un ambiguo personaggio specchio di questa malcapitata Repubblica, una sorta di virus sotto traccia. Urge così volgere un’attenzione sconcertata quanto preoccupata verso un uomo la cui presenza nel nostro paese pareva dovesse cambiarne le sorti, prima oscuro imprenditore del mattone, iscritto alla P2 associazione dichiarata fuorilegge, poi novello uomo politico a difesa delle sue aziende contro, diceva, “il teatrino della politica”, divenuto dopo ben 27 anni il più vecchio teatrante attorno a cui si muovono,come disse il compianto Giuseppe D’Avanzo, quello delle famose 10 domande, “corifei e turiferari” il cui spessore è pari al proprio servilismo politico. Insomma un vecchio arnese alle prese da tempo ad incrociare la giustizia da cui non si è mai fatto interrogare. Parlo di Lui, Berlusconi, quello che è un condannato in via definitiva, anche se i suoi dipendenti fanno finta che non è vero, dopo tre gradi di giudizio, ché la nostra è una democrazia, perché in altro paese avrebbe visto la galera molto prima. Secondo punto, ha dovuto versare fiumi di denaro in sede civile a Carlo De Benedetti per avergli ‘rubato’ la Mondadori (e vogliamo parlare di Retequattro e del segnale illegale preso per anni sul satellite?). poi è sempre lo stesso individuo che, Sergio De Gregorio dixit, lo pagò per scippare al governo Prodi, legittimamente eletto dal popolo di cui l’homo arcorensis si beava di saperne interpretare umori ed interessi (in parte è stato così), senatori a suon di laute prebende, sì da porre in minoranza quel governo legittimo.
Benché non sia giurista, rendendosi responsabile di un atto che probabilmente avrebbe dei profili eversivi poiché lesivo dei legittimi interessi di chi aveva vinto le lezioni politiche. Cioè di Prodi, che l’ha battuto ben due volte. E poi le decine di “leggi ad personam”, altro abominio giuridico e morale, per non far svolgere i processi. E poi il legittimo, per lui,impedimento. Tutto l’armamentario possibile per governare a proprio piacimento senza va detto che alcun suo avversario politico, leggi sinistra, abbia mai messo in opera un serio progetto di legge per sanzionare un conflitto di interesse in un corto circuito tra imprenditore e politico, che ha poi aperto la strada ai vari Trump ed in ultimo al sindaco di Venezia che acquista da egli stesso imprenditore suoi terreni resi molto lucrativi, come ha raccontato in questi giorni il quotidiano ‘Domani’. E mettiamoci pure la negazione per anni dei valori del 25 aprile, sempre omessi in un finto “liberale” in realtà di destra. Perché tale è e rimane, tranne le ultime strumentali risciacquature pro Europa per ritagliarsi uno strapuntino di consensi ormai calati a percentuali da prefisso telefonico. L’ultima poco lieta novella concerne il suo coinvolgimento, da anni!, per fuggire dai processi, cartina di tornasole per non dover rispondere ciò che qualsiasi altra persona implicata in un processo è tenuto a fare. Per cui negli ultimi mesi è un continuo entrare ed uscire dagli ospedali, poveretto, per ben congegnati malesseri e diagnosi.
Caso vuole sempre in concomitanza con le udienze del processo Ruby ter, la famosa Karima ElMahroug che fece tirar fuori dalla Questura di Milano perché finta “egiziana” nipote di Mubarak per decisione di un parlamento ignobile che servilmente ne dichiarò tale la nazionalità e la parentela. Non essendo Ella, Ruby, egiziana né tantomeno nipote di famosi. Processo dove decine di Olgettine (dal nome del residence messo a disposizione a libro paga del miliardario di Arcore) avendo frequentato feste alquanto equivoche, come stabilito con troppa magnanimità dalla Cassazione che “quelle organizzate ad Arcore non erano ‘cene eleganti’ ma ‘atti prostitutivi’… (Ragazze che tra ormoni ed interessi) “sono sempre stati pagati (per anni) da Berlusconi (per cui) c’è – le indagini sono granitiche sul punto – il fondato sospetto che Berlusconi abbia manipolato i testimoni” (Colaprico, la Repubblica, 18 settembre). E così assistiamo a questo vero e proprio scandalo nazionale e dileggio di organi inquirenti nel disinteresse di tutti, in un paese che riconoscendosi per larga parte in comportamenti furbeschi, strumentali, particolaristici fa come se fosse scontato che un comportamento simile sia lo specchio di proprie malformazioni etiche e morali. Insomma scappa da ogni udienza salvo fare tutto il resto, nelle sue varie villone, incontrando calciatori, sodali, politici. Insomma è un ‘malato’ a gettone o ad intermittenza. Quando compare all’orizzonte la parola ‘processo’ è subito un susseguirsi di telefonate a medici, primari, avvocati per darsi malato. Per qualsiasi lavoratore, pubblico ma anche privato, un giorno di assenza dal lavoro deve venir accompagnato da un certificato medico con relativa visita fiscale da tenersi in orari opportunamente codificati per legge. Se la situazione appare carente dubbia o ambigua scattano procedure ad hoc per dimostrare nelle opportune sedi la veridicità, anche fasulla ma documentata per bene, di quanto si è dichiarato. Tanto è accaduto a chi scrive così come a milioni di dipendenti dello Stato.
Ora nonno arcorensis, che è un effetto collaterale indesiderato di homo sapiens, è a tutti gli effetti un uomo politico non senatore, per via di condanna definitiva contro di Lui, come tanto vorrebbe da anni con ricorsi fantasiosi alla Corte europea in modo tale da prendere una lenta rincorsa, c’è l’età avanzata e potrebbe fatalmente risentirne.., per fare un salto, adeguatamente supportato politicamente, per inchiavardarsi nella poltrona più alta, quella del Colle. I Giudici del processo sullodato dopo aver tanto atteso, cosa che ad un qualsiasi imputato comune non sarebbe permesso, hanno chiesto una perizia che giustifichi e confermi senza ombre di dubbio le innumerevoli patologie, letali solo in Tribunale dove “La legge è uguale per tutti”, con diversi specialisti. E come si svolge l’ennesima fuga dal processo? Straparlando di una storia ed onorabilità su cui è fondato avere più di un dubbio. E, capolavoro, da imputato, ‘benedice’ i giudici elargendo un incredibile, ma non nel nostro paese immorale, “Si proceda, dunque, in mia assenza alla celebrazione di un processo, che neppure sarebbe dovuto iniziare”. Ovvero, lui giudica, da imputato, che non alcuna intenzione di essere un cittadino democratico quanto un potente intoccabile e che comunque un processo che mai avrebbe dovuto vedere l’inizio, decidendo lui come ed in che modo agire!, è magnanimo e concede sull’effettuazione del processo benché lamenti di “offese all’uomo di Stato”, che come tanti altri casi devono rispondere di eventuali nefandezze istituendo processi, questa la prassi che ignora avviene in democrazia, oppure che vi sia ‘mancanza di rispetto’, ohibò e perché, è diverso da tutti gli altri cittadini, e naturalmente quando proprio si vuol chiudere in bellezza viene sempre bene tirar fuori fantomatici “metodi stalinisti”!! Ovvero i diritti le tutele le procedure ed i vincoli che differenziano le democrazie da altri regimi politici. Questa la situazione, questo il volume di fuoco di un oscuro ambiguo pericoloso individuo che ha fortemente contribuito ad abbassare le già scarse difese di una morale collettiva e di un’etica individuale che vive prospera e si riproduce come un virus permanente nel nostro paese che già di suo possiede pochissimi anticorpi per favorire il bene comune i gli interessi legittimi di tutti i cittadini, dinanzi alla Legge. Mai stata meno uguale per tutti come questo scandalo nazionale dimostra. Il resto sono tentativi di dipendenti e servi che si dicono liberali e che sono l’altra faccia di una destra oscena in cui le diverse parti si tengono che dinanzi a tanto scempio (addirittura la Magistratura vuole ascoltarlo in un processo! Roba inaudita un ricco statista come lui!). Alla faccia di quei commentatori ‘raffinati’, gli azzeccagarbugli da cortile che becchettano i resti che gli buttano da sopra, che arzigogolano sulla diversità tra il liberalismo italiota e la facce nera delle destre. Come la parte del poliziotto buono e cattivo, benché entrambi concorrano per ottenere il medesimo risultato. Insomma una finzione per sprovveduti ed allocchi.