Scrivo queste due righe sotto shock, ma proprio letteralmente. Sotto l’impressione bruciante della notizia della morte di Philippe Daverio. Non lo conoscevo, non lo frequentavo, non mi conosceva. Non saprei descriverne, come nei mille ‘coccodrilli’ che d’ora in poi fino a domani invaderanno i giornali e le TV: dopodomani non più una parola. Come sempre per le persone di valore, come sempre per la perdita di valori. Era una persona intelligente e colta, una persona superiore, spiritosa, arguta. Non so né voglio dire altro, anche se quelle poche parole, penso, bastano a spiegare la gravità della perdita.
E a misurare l’entità dello shock, ho sotto gli occhi la lettera della Ministro Lucia Azzolina agli operatori della scuola.
Un abisso.
«Daremo alla scuola 2.4 milioni di nuovi banchi» magari a rotelle; sentivo ieri una importante parlamentare stellina vantarne l’utilità perché «così gli studenti potranno muoversi in classe e non avere più il solito professore seduto fisso su una cattedra». Potranno corrergli attorno, dietro, fare le giravolte. Non dico il nome della parlamentare, forse ne parlerò domani. Ma il punto resta, la prima cosa che la Azzolina sa dire è che ha comprato i banchi nuovi ‘monoposto’: un miliardo e mezzo ben speso.
«Nuovo e veloce meccanismo per le assegnazioni delle supplenze». Bravi. Quindi la scuola sarà ancora strutturata sulle supplenze, mentre si assumeranno altri 80.000 non si sa cosa, che diventeranno una nuova massa di precari, che, come i supplenti vanteranno ‘titoli’ per diventare di ruolo secondo una logica aberrante tutta italiana: ho fatto per tot anni un certo lavoro, quindi ho diritto al posto fisso. E se sei un fesso? Battuta violenta (ma come si fa a non farla?): D’altra parte si tratta solo di manovrare degli imbuti attraverso i quali riversare (o nei quali, secondo Azzolina) nozioni varie nelle teste dei ragazzi in corsa sui banchi a rotelle … se li acchiappi!
«L’obiettivo della riapertura sono i bisogni educativi dei nostri studenti». Cioè? Ma vi rendete conto: gli studenti hanno bisogno di molto calcio, parecchio fosforo, un po’ di potassio e magari un po’ di educazione! Questi sì che sono Ministri.
E dunque così «riconsegniamo le scuole ai nostri studenti».
Ora, diciamo subito che, premesso che la signora Azzolina è visibilmente e clamorosamente al di sotto del compito assegnatole, e premesso altresì che visibilmente non ha alcuna idea di cosa sia insegnare, organizzare una scuola, fare e dare cultura, un merito bisogna riconoscerglielo lo ha: si assume la responsabilità, nel totale isolamento anche dei suoi ‘colleghi’ di partito (quelli che infatti sparano ad alzo zero contro pochette, avendo pure ragione, ma per subito ritirare la manina), per non dire degli altri. Si assume la responsabilità, dico, di affermare che la scuola si apre, che ci sono/saranno i nuovi banchi. Congratulazioni, e lo dico sinceramente, senza ironia: ci sarebbe ben altro da dire e fare, ma almeno burocraticamente è a posto.
Ma, e gli altri?
Le scuole (ricordate lo avevo predetto, ma era facile previsione) in realtà riapriranno il 24, o magari anche il 14, ma a scartamento ridotto. Del resto è surreale fissare l’inizio delle lezioni quando ci sono elezioni.
La stessa signora Azzolina e il Governo (quest’ultimo molto svogliatamente) ‘discutono’, anzi, ‘trattano’ con le Regioni, i Comuni, qualche capataz e non so chi altri, per decidere se negli autobus scolastici e non si possono occupare metà o 80% dei posti e se sia opportuno o meno indossare la mascherina! Questo, insieme, al solito, alla mancanza di fondi, alla mancanza di personale ecc. ecc., le solite solfe, è l’unico problema reale, tutto di natura di primazia politica: ho vinto io, no ha vinto lui. È evidente che un Governo di persone serie dovrebbe dire semplicemente: queste sono le mie decisioni corroborate dal Comitato Tecnico, se le volete modificare prendetevene la responsabilità. Punto. Certo, si potrebbe obiettare, ma Briatore?
I Presidi pongono un ostacolo al giorno; che andrebbe anche bene se fosse costruttivo, ma è inaccettabile se si tratta, al solito, di fare scaricabarile, per dire ‘se qualcosa non va, se la scuola non si apre, se gli alunni si ammalano, è colpa del Baion’!
Sorvolo, per carità di patria, sui sindacati. Naturalmente, però, le graduatorie per supplenze e chiamate «sono tutte sbagliate, ma il Ministero va avanti lo stesso» … evviva la chiarezza e la trasparenza!
Il meccanismo di facilitazione delle supplenze (unito a quello di facilitazione dei concorsi) metterà di fatto in cattedra persone sulle cui qualità non vi è stata verifica alcuna, e, per di più, fra qualche mese i beneficiati diranno che hanno una ‘lunga e sofferta’ esperienza, ‘piena di sacrifici’ e pretenderanno l’assunzione stabile (del resto se danni farebbero, ormai li hanno fatti!), insieme agli altri 80.000 precari vari, che sono tutto materiale elettorale.
Molti corsi, già lo dicono sia il Ministro che i Presidi, che i cosiddetti governatori, saranno fatti a distanza (anzi un Istituto Volta di Milano ha già cominciato), la cosa non solo non è esclusa, ma è vista come una probabilità perfino auspicabile. Anzi, si dice che anche alle superiori e all’Università (auspice l’ineffabile Gaetano Manfredi) a distanza viene pure meglio. Ovvio, inutile discutere. Si potrebbe obiettare che come chiunque sa bene, la scuola e l’Università sono confronto, discussione, dibattito, curiosità, libertà di pensiero, maldicenze tra studenti, prese in giro dei professori, innamoramento per i professori, ecc. Ma, se la scuola è riempire la testa di nozioni preconfezionate (e sarebbe interessante sapere da chi, valutare la qualità dei libri di testo, spesso pessimi e costosi, ecc.) va benissimo così: non c’è bisogno di parlare.
Infine, gli eroici docenti, innanzitutto rifiutano le analisi per sapere se hanno il Covid-19, nella convinzione, cui nessuno replica, che diffondere il virus è una manifestazione di libertà e non farlo è da capre, Vittorio Sgarbi docet. Un Paese serio semplicemente imporrebbe i test e basta. Ma da noi tutto è negoziabile, dai posti nei bus alla diffusione di malattie. Noi siamo un Paese allegro.
Ciò, infine non toglie che molti docenti (sempre di più, vedrete) scoprono di avere sensibilità, debolezze, ‘fragilità’ (è la parola magica) e malattie varie per cui rifiutano di andare a insegnare per non rischiare di venire infettati, salvo a rifiutare le analisi per sapere se sono già infetti.
E per chiudere: i programmi, le discipline dimenticate (musica, arte, Costituzione, informatica, ecc.) insomma, la cultura chi e come ce la porta alla scuola e, diciamoci la verità, alla Università, magari … telematica?
Dicevo a proposito di Daverio, un abisso. Appunto, signora Azzolina e sig. Conte – pochette: un abisso.