mercoledì, 29 Marzo
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Sardine, tutta un’altra storia davvero

Dicevo ieri, che quella piazza disardinea Bologna, giovedì, era una piazza silenziosa eavversaria’. ‘Avversaria’, non nemica; avversaria senza insulti; avversaria senza urli; avversaria senza camicie discinte, sudore, urla, volgarità. Una piazza senza odio.
E ieri, con mia grande gioia, le sardine sono tornate in piazza. Hanno accolto Matteo Salvini a Modena con una flash mob al quale, in piazza Grande, hanno partecipato circa 7mila persone, ci dicono le agenzie. 7mila: una folla immensa se si considera che è un movimento (questo si ‘movimento’, non come quell’altro che da un decennio ci infetta) nato la scorsa settimana, locale emiliano romagnolo, e che siamo a Modena, una città che conta poco più di 186mila abitanti.
Capisco bene che Salvini possa esserne terrorizzato.
Ma anche una piazza che aspetta di vedere, che vuole vedere, se la sinistra c’è, e dove è. Badate, entrambe le cose, perché entrambe le cose sono decisive.
Una piazza, infine, che sembra dire: noi siamo qui, stretti come sardine, ma vogliamo sapere dove siete voi e che fate voi. Non a caso, uno dei titoli di quella piazza è ‘Bologna boicotta Salvini’, dove l’ironia è troppo profonda perché Salvini la intuisca, non dico la comprenda … è un modo per dire: ‘vuoi vedere che ti freghiamo?’ e averlo fatto.

Non c’erano in piazza Maggiore e in piazza Grande palchi, oratori, ‘dirigenti’ (la maledetta genìa che ha portato il PD di Occhetto a disperdersi nelle sciocchezze di Renzi), e nemmeno uomini o donne simbolo o eletti a simbolo. Non c’era nemmeno Ilaria Cucchi (che ha querelato Salvini), anche se era a sentire Nicola Zingaretti, mah …., ma su questo tornerò. Ma come si fa a non vedere che ciò è veramente rivoluzionario? E’ il rovesciamento radicale della storia, come si fa a non capirlo? Quella sì che è un’altra storia’.

Non c’era un palco. Anzi, gli stessi organizzatori dell’evento hanno avuto il buon senso e il buon gusto di organizzare, ma non cercare il proscenio. Certo, interviste quante ne volete: speriamo solo quello. Ora ne vogliono organizzare altre. Vedremo, ma, se un consiglio posso dare: come giovedì 14 novembre, come ieri 18 novembre, senza primedonne e senza odio e senza palco, senza cadere come nel movimento bellissimo, ma temo estinto, ‘se non ora quando’ … tutto primedonne (questa volta proprio donne) famose, belle e quindi inutili.

Tutto il contrario dell’incontro del PD, contro il quale Salvini aveva organizzato la sua folla urlante, ma non a favore del quale le sardine sono scese in piazza: questo è il bello ‘non a favore’, ma non ‘contro’. E non cercate diadottarli’, moglie di Romano Prodi inclusa! Perché quelle sardine sono né più né meno che quel popolo italiano, messo a tacere dalle urla, dalle minacce, dalle volgarità di Salvini e compagni, intimidito e messo a tacere. Ma silenziato anche dalle incomprensibili contorsioni carrieristiche dei partiti della sinistra, del PD, insomma, che altro c’è a sinistra?

Forse penserete che sto ammattendo, ma la mia impressione è che Matteo Renzi, una volta di più, è stato il catalizzatore di quella reazione.
Va rivalutato questo Renzi: riesce sempre a catalizzare una reazione politica che parte contro di lui e diventa una reazione positiva. Se non ci fosse stato Renzi, la sua arroganza, la sua violenza, la sua volgarità, le sue camicie sudate, il referendum non sarebbe stato battuto e oggi vivremmo in uno Stato molto meno libero e democratico, benché altrettanto inefficiente di prima e di oggi.
Quella piazza era anche contro di lui. Anzi, come le masse che votarono al referendum, quella piazza -con quella intuizione sintetica che solo le piazze hanno (e che, credo nemmeno gli organizzatori delle sardine avevano pensato così lucidamente)- ha compreso in un lampo che tra Salvini e Renzi non c’è differenza, sono entrambi pericolosi e dannosi, sono il contrario della politica. Luigi Di Maio e Beppe Grillo non li ho dimenticati: si sono dimenticati da soli.

Perché la politica è prendere posizione, decidere, agire, combattere, evitare i compromessi fino alla fine. E la politica è anche, credetemi, rispetto per la piazza, che è l’esatto contrario della piazza esaltata, aizzata, scatenata, sbracciata, sguaiata. La piazza che in qualche modo hanno evocato e chiesto le sardine, è quella piazza calda, immensa, affettuosa, emozionante dell’ultimo comizio di un Enrico Berlinguer che si sente male, ma che in giacca e cravatta, duro, deciso, caparbio va avanti, perché quella massa ai suoi piedi lui la rispetta non solo nel modo di vestire, ma anche nel modo di essere: ho promesso di parlarvi e vi parlo e vi dico ‘cose’ non slogan. Zingaretti, impara!

La piazza delle sardine, confesso, mi ha ricordato quella piazza di Berlinguer. Come quella, piazza Maggiore e piazza Grande sono lì a dire: ci siamo, se ci date un appiglio, una motivazione, una idea, un progetto, noi siamo qui. Noi, dicono quelle piazze e le altre, noi abbiamo i bisogni e i sogni, a voi politici spetta la sintesi e la soluzione, altrimenti siete inutili.

Che quindi è un modo di dire fermo, e chiaro e, credo, ultimo, l’ultimo, ‘questo è l’ultimo treno che passa … o ci date ora e subito politica, cioè progetti e speranze, o avete chiuso, siamo stati silenziosi fino ad oggi, torneremo a tacere’.
Fateci caso, siamo sommersi dai sondaggi, ma il dato che non viene mai sottolineato, anzi, spesso nemmeno fornito, è quello delle astensioni, sempre altissime.

Quel modo di chiedere in piazza Maggiore, per caso o per scelta, diciamo per scelta del destino, accade nel giorno in cui comincia la manifestazione del PD. Salvini ha voluto silurarla con la sua folla a Bologna; le sardine hanno voluto mostrare che non c’è solo Salvini.

E il PD riunisce quella che potrebbe rivelarsi la solita inutile fiera delle vanità, delle chiacchiere, ci sono perfino le quinte colonne renziane … per fortuna, finora almeno!, non sono corsi ad appropriarsi di Piazza Maggiore. È una grande occasione, cui dà forza la piazza delle sardine, ma potrebbe anche trasformarsi nella grande delusione definitiva. Non voglio drammatizzare, ma davvero in questi due giorni si gioca il suo futuro, del PD intendo, ma forse non solo.

Se vogliono fare politica, è il momento di dire ‘ora basta’; visto che si continua nei protagonismi e nei colpi bassi, noi ci mettiamo il punto, e visto come stanno le cose, andiamo a votare, lo stillicidio dei distinguo quotidiani è finito. Su questa onda, se rafforzata da una posizione intelligente e seria sull’ILVA, che metta anche a tacere l’improbabile e viscido Emiliano, le sardine sono lì. Altrimenti, si scioglieranno.

La conclusione di Zingaretti è forte ma rituale: promette, ora si deve vedere se e cosa fa, ma il silenzio sull’ILVA è imperdonabile. L’apertura di Dario Franceschini è stata, a mio parere, terrificante, raggelante, nel difendere burocraticamente l’alleanza con gli stellini e con Renzi, dice: «Non è timidezza ma è la prudenza di chi ha sulle spalle il destino di tutto il Paese», parole che bene stavano nella bocca di Mariano Rumor o di Flaminio Piccoli quando varavano la ‘PiRuBi’, ma così la scatola delle sardine si richiude.

Sapete, io sono strano (non nel senso di Verdone, ahimè), ma quelle sardine mi hanno ricordato quelle migliaia difioi (ragazzi) che, silenziosi, senza foto, senza chiasso, senza pochette, con un sorriso, aiutano a ripulire case e negozi invasi dall’acqua alta a Venezia (guardate questo post su Facebook), che sarà pure determinata dalla ‘natura’, ma è colpa solo ed esclusivamente dei ‘politici’, tutti, compresi quelli che oggi si stracciano le vesti nel chiedere aiuti e soldi dallo ‘Stato centrale’ (loro parlano così!), ma che ieri sguaiatamente volevano l’autonomia, continuando a pasticciare col Mose.
Badate, a Bologna,
a Modena, come a Venezia, la gente vera comincia a capire. Non illudetevi di lisciare il pelo alle sardine, quelle hanno le scaglie!

Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino, ordinario, fuori ruolo, di diritto internazionale nell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è autore di numerose pubblicazioni su diverse tematiche chiave del diritto internazionale contemporaneo (autodeterminazione, terrorismo, diritti umani, ecc.) indagate partendo dal presupposto che l’Ordinamento internazionale sia un sistema normativo complesso e non una mera sovrastruttura di regimi giuridici gli uni scollegati dagli altri.
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