Sanremopoli: e il nome, già di per sé, dice tutto. Qualcuno potrebbe leggervi una velata allusione al fenomeno topico e tipico del malcostume italiano dell’ormai vecchia e leggendaria Tangentopoli (quando le mazzette, seppur deprecabili, erano ancora elargite almeno con un minimo di ‘classe’ politica). Ma, in realtà, non è così. Sanrempoli dovrebbe essere ‘La Città della Musica‘. Che, purtroppo per pubblico e discografici, nulla ha a che vedere con la nota pellicola ‘La Città della Gioia‘ di epica, cinematografica memoria.
Vediamo perché.
Un tempo il Festival era un punto di approdo, di arrivo. Diventavi famoso, vendevi dischi, tutti ti conoscevano e acclamavano -come prevedevano i regolamenti di Sanremo ai tempi del caro Pippo Baudo-, poi, finalmente, il grande salto. La partenza giusta e meritata per una carriera giocata all’interno dell’Olimpo della musica italiana. E faceva giustamente rima con ‘nazionalpopolare’. Finchè c’è stato il celebre conduttore siciliano, sino al 2008, è stato così.
Oggi, invece, è tutto diverso. In negativo, s’intende! E Baudo, la tv lo impiega a convenienza solo come ospite. Un sacrilegio!
Le logiche pubblicitarie e commerciali, unitamente alla drammatica fusione -in peggio, ovviamente!- fra case discografiche e produzioni tv -con i ricavi ormai ridotti al lumicino- ha partorito una sequela di ibridi da brivido che oggi, difficilmente, riescono a tener testa agli obiettivi di mercato e fatturato annuali. Perché si tratta di ‘personaggi’ artefatti, costruiti a tavolino, che non conoscono il termine ‘gavetta‘. Figli della musica fatta al pc e non sudata né tantomeno suonata nei locali, per le strade, nelle piazze.
E’ cambiata, in termini di involuzione, la maniera di scoprire gli artisti: le multinazionali si fondono, sfornano prodottini che stanno in piedi una stagione o poco più. E pietiscono striscianti la direzione artistica (volutamente scritto in minuscolo, sia chiaro!) del Festival di salvarle da catastrofi di mancati utili e vendite risibilissime, promettendo in cambio grandi ospiti: ecco spiegato il perché dei Pooh, Laura Pausini ed Eros Ramazzotti tra le celebrità fuori gara.
Dimenticano, etichette e produttori, letteralmente i grandi nomi della canzone -quelli che hanno almeno 20-25 anni di carriera-, dei quali pubblicano solo dischi di catalogo e raccolte antologiche, solo al fine di un mero sfruttamento di diritti editoriali, che garantiscono sempre introiti ottimi negli attivi di bilancio.
Sanremopoli, per tutte queste ragioni, e per le altre qui di seguito, non fa rima con musica. Non è più il fulcro del pop italiano, bensì il sepolcro dorato e sfavillante che, in soli 5 giorni, tiene a battesimo e consegna all’oblio scie di personaggi luccicanti che -artisticamente- risuonano stonati e fuori luogo come una campana di ghisa.