mercoledì, 22 Marzo
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Sanchi: quel disastro che poteva essere evitato

Si continua a parlare della petroliera iraniana, affondata nelle acque al largo della costa orientale cinese. La petroliera rilasciato una chiazza di greggio grande quasi quanto tutta Parigi, che ha spinto diversi esperti a chiedersi quali saranno le conseguenze e l’impatto ambientale sull’ ecosistema del Mar Cinese orientale. Dopo la collisione con una nave mercantile, il Sanchi ha bruciato per ben per otto giorni, divenendo uno dei peggiori disastri petroliferi degli ultimi decenni. Preoccupazioni che si concentrano sul futuro delle vite marine e sulle conseguenze che si avranno sulla pesca.

Paul Johnston, ricercatore presso la Science Unit di Greenpeace International, dell’ Università di Exeter, ha dichiarato in un’intervista al ‘Indipendent’ : «il carburante è particolarmente pericoloso per gli uccelli e altri animali selvatici, e potrebbe essere fatale per balene, delfini e focene. Se i pesci verranno in contatto con il petrolio, questo provocherà enormi danni». Diverse le critiche mosse a Cina e Giappone, per essere stati tardivi nel valutare l’impatto ambientale. Si pensa che le loro dispute relative al confine marittimo abbiano in qualche modo rallentato gli interventi. Richard Steiner, scienziato marino e professore in pensione dell’Università dell’Alaska, due giorni dopo la collisione, ha invitato Pechino e Tokyo a iniziare una valutazione relativa alle dimensioni dell’impatto e alle conseguenze che questo potrebbe avere. Noi lo abbiamo intervistato per porre l’attenzione su quelle che sono da un lato le dimensioni e le pericolosità dell’evento, dall’altro quali sono le responsabilità da parte degli organismi che si occupano del monitoraggio del trasporto marittimo e in che modo sarebbero potuti intervenire affinché l’incidente fosse evitato.

Lei ha dichiarato che l’incidente della petroliera affondata nel Mar Cinese costituirebbe «il singolo rilascio di petrolio condensato più grande nella storia». Ci può dire qualcosa sulle dimensioni di questa macchia di petrolio nel Mare Cinese? 

La petroliera iraniana Sanchi aveva a bordo circa 1 milione di barili di condensato di gas naturale, e se tutto questo fosse stato interamente rilasciato (il che sembra probabile), questo sarebbe di gran lunga il più grande rilascio di condensa ambientale della storia. La condensa è leggera, volatile e fortemente tossica, e si comporta in modo molto diverso dal petrolio grezzo quando viene riversata in mare, in quanto non forma chiazze superficiali. Brucia, evapora e si dissolve. Sono fiducioso e spero che si sia disciolta e dispersa grazie alle forti correnti nelle centinaia di miglia quadrate del Mar Cinese Orientale. Le chiazze in superficie che sono state segnalate dopo che la petroliera è affondata erano relative al carburante della nave, non alla condensa. Anche se questa rappresenta una preoccupazione, ammontava solo a circa 1.000 tonnellate, piuttosto che alle 113.000 tonnellate di condensato. Il Ministero dei Trasporti cinese ha ricontrollato la quantità di condensa che la petroliera aveva a bordo due settimana fa, abbassando l’importo da 136.000 tonnellate a 113.300 tonnellate.

Come è stata effettuata la ripulitura? L’intervento è stato effettuato nei tempi giusti?

C’è molto poco da fare per contenere e recuperare la condensa dal mare. Parte di essa brucia ed evapora andando a formare un enorme pennacchio di fumo tossico che si allontana sottovento dal luogo di rilascio. Il resto si è dissolto nelle acque sulla superficie del mare. C’era la possibilità di contenere o recuperare le chiazze più corpose di combustibile dalla superficie (un giorno ha ricoperto 330 km2), ma un rapporto del Governo cinese, afferma che è stato spruzzato solo un disperdente chimico (27 tonnellate), che non ha funzionato sul petrolio, e poi hanno provato con un’operazione di espansione estremamente limitata. Non hanno riportato alcun combustibile effettivamente recuperato dal mare.

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