Il 5x mille è sui social e sui giornali perché è in discussione, in questi giorni, il pdl Rufa che vuole modificare il Decreto Legislativo 3 luglio 2017, n.111 cioè il decreto su ‘5 x mille’ (strumento di donazione-investimento), aggiungendo tra le destinazioni possibili quelle del supporto del Personale in servizio delle Forze dell’ordine e dei congiunti di chi è deceduto in servizio.
Nulla contro questo nuovo segmento che però dovrebbe trovare altra fonte di finanziamento. Infatti, così sarebbe un sussidio non nell’accezione della sussidiarietà vista come dinamico investimento, ma come integrazione statica seppur molto meritevole. Ripeto tutto giusto, salvo la fonte.
Quindi la modifica dell’assetto del 5x mille rischia di diventare un boomerang per il sistema Italia nel suo complesso.
Il 5 x mille è un tipo particolare di donazione, che consiste nella destinazione di una parte delle imposte dovute dalle persone fisiche (IRPEF) ad un ente a scelta del contribuente. Come ogni donazione, il 5 x mille è privo di condizioni e costituisce un modo per incentivare l’operato delle imprese sociali non profit ed è una fonte di entrata certa come fonte fino ad un tetto di 500milioni all’anno. E’ compito delle imprese sociali non profit “spiegare” ai donatori-investitori quale sarà non solo la destinazione specifica ed individuabile,ma anche i criteri di gestione e di quanto la donazione investimento sviluppa come risultato finale.
Anche il cuore che muove la donazione ha bisogno di essere amato tramite non solo valorialità, ma anche tramite valore condiviso.
A tal proposito, e più in generale per ogni forma di donazione, l’impresa deve farsi conoscere attraverso apposite campagne di comunicazione, sia fisicamente che online, utilizzando i social media. Il principale punto a sfavore di questo tipo di entrate è il costo della campagna di marketing e comunicazione che però non può essere eliminata sotto l’aspetto del costo, ma, se ben sviluppata, valutata come costo investimento.
Per l’anno 2020 saranno erogati 507 milioni di euro a 72.000 enti beneficiari suddivisi in categorie: enti volontariato, ricerca scientifica e sanitaria, comuni di residenza, associazioni sportive dilettantistiche, enti culturali e paesaggistici.
Il 5xmille coinvolge oltre 15 milioni di donatori investitori nel 2020 che però sono in calo rispetto al 2019 (-500.000), in parte compensati dai 153mila che ha fatto scelte generiche.
Infatti, se si analizzano le Top 10 del 5xmille 2020, si nota un calo di scelte di circa 200.000 unità pur con una crescita dell’importo totale della raccolta di circa 1.3 milioni di euro polarizzata però solo su alcuni players, altri sono i calo sia come scelte sia come raccolta.
L’unica impresa sociale che è oggetto di incremento di scelte (+21.809 firme) e per importo (+1.037460,98 euro) è la Lega del Filo d’Oro (fondazione per assistenza e ricerca scientifica per persone sordo cieche e pluriminorate psicosensoriali). Una interpretazione di questo comportamento vincente si basa sul mix di comunicazione fra storia spiegata e percepita dai donatori, esortazione credibile tramite testimonial credibili, passaggi televisivi efficaci, una campagna continua sui social e sulla stampa.
La formula per le piccole associazioni è il presidio e la raccolta continua di un database, una newsletter on line e cartacea efficace, un sito che abbia un parterre affezionato e gestito con continuità, post su FB costanti, footer nelle e mail.
Sembra che la parola vincente sia ‘continuità nell’efficacia percepità’ del proprio purpose, ma anche delle azioni svolte e dei risultati raggiunti.
Una possibile filigrana del 5xmille è:
1-le persone donano per le persone e per esseri viventi
2-al centro della relazione c’è il purpose-scopo e il risultato raggiunto e da raggiungere
3-fare una analisi SWOT (forza e debolezza) del proprio operare
4-qual è il ‘capitale globale’ dell’impresa sociale di cui puoi essere un investitore-donatore
5-campagna ad hoc per il 5×1000; non un ‘di cui’
6-la tempistica ben studiata rispetto anche al contesto dei donatori e ad altre proposte
7-vantaggi fiscali chiari e spiegati
Il 5xmille è complementare all’8xmille e quindi si possono sottoscrivere tutti e due (anzi anche il 2xmille per i progetti culturali).
C’è un bias culturale e quasi dominante sul 5xmille, considerandolo solo una forma di sovvenzione riparativa e di aiuto che riempie i vuoti, mentre ha in sè l’opportunità di assumere una dimensione produttoria per gli enti che ne fruiscono. Le persone sanno che cio’ che donano non puo’ essere trattenuto, ma va condiviso. E’ la condivisione che fa si’ che il dono si moltiplichi. Non cosi’ con il regalo, che invece si trattiene per se’.
Sarebbe auspicabile un incremento del tetto del 5×1000 per evitare un vulnus nel sistema socio economico esistente; avremmo bisogno di accrescere il tetto e, nel dibattito, qualche partito propone un incremento di 25 milioni. Ormai è strutturale il ruolo delle imprese sociali non profit e la riforma del titolo V della Costituzione e dell’’art 118 che così recita: ‘… Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini,singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà’ ne è parte costituente.
Siamo al vecchio tormentone di una parte del sistema che considera il valore della produzione stimato del Settore delle imprese sociali non profit-Terzo settore (80 miliardi di euro con un proxi al 5% del Pil) essere un fatto accidentale ed estetico-ornamentale e non strutturale. A queste cifre si aggiungono circa 900mila dipendenti e quasi 4milioni di volontari che sono ‘dipendenti funzionali’ delle imprese sociali.
Un esercizio interessante è quello di far mente locale sul valore economico del tempo qualificato dei volontari sia in chiave di costo di sostiuzione sia di costo opportunità.
Ancora una volta è la valutazione del ruolo delle imprese sociali e del terzo settore come un fatto ornamentale, decorativo e di cornice del sistema mentre tutti sanno che senza di esso il sistema non ‘starebbe in piedi’. E’ come se un tavolino avesse due gambe (imprese for profit e aziende dello stato nella sua articolazione pervasiva sul territorio) e mancasse la terza gamba rappresentata dal terzo settore, dal mondo delle imprese sociali e del volontariato che danno stabilità all’offerta di servizi sociali e di coesione sociale (vedi concetto dell’ universalità) e che creano ‘fiducia e reputazione’ e quindi ‘capitale sociale’ dei territori.
Tutto questo è indispensabile per incrementare la loro capacità competitiva .E ci sono altre considerazioni:
1-vale la pena mantenere o sviluppare la dote del 5xmille perché comunque l’investimento privato per le imprese sociali e non profit per riequilibrare l’incremento di altri strumenti di sollecitazione alle donazioni (si veda direct marketing, cause related marketing, sponsorizzazioni,
2-un ovvio incremento della dipendenza dai finanziamenti pubblici che sempre più (e così vuole l’UE) si stabilizzano sulle ‘gare’ che però vengono gestite al ‘massimo ribasso’ e non tramite la formula dell’’offerta economicamente più vantaggiosa’. Ed inoltre tramite convenzioni e sussidi che spesso cadono nella discrezionalità “amicale” e nell’opportunismo del “consenso” elettorale.Fatto da tutti esecrato,ma da molti agito;
3-un vantaggio per le grandi imprese sociali e non profit che hanno la capacità finanziaria di investire in campagne di marketing e comunicazione rispetto alle difficoltà di investimento delle piccole.Si avrà una selezione ‘malthusiana’. Questa selezione è il contrario di ciò che molti politici hanno affermato come esiziale per il terzo settore.;
4-un appesantimento degli oneri finanziari delle non profit che saranno costrette a ricorrere in modo più massiccio agli intermediari finanziari con l’aggravante dell’applicazione di Basilea 2 che ulteriormente creerà problemi di accessibilità non avendo un adeguato ‘rating’. Ma tutto questo chi danneggia? Tutti i cittadini e sconfessa i circa 15 milioni di italiani che hanno devoluto la quota dell’Irpef. Ma forse era uno scherzo!