La 72° Assemblea Generale delle Nazioni Unite è stata l’occasione per l’esplosione del ‘caso Rohingya’, dopo che la scorsa settimana era stato sdoganata l’etichetta di ‘genocidio’ e ‘pulizia etnica’, e l’intervento finalmente arrivato nella primissima mattinata di ieri della Premio Nobel per la Pace e leader del Governo Aung San Suu Kyi, non ha fatto diminuire la tensione, anzi, ora anche Francia e Gran Bretagna si stanno schierando contro il Myanmar, mentre anche i musulmani dell’Africa si sono mobilitati, e il Bangladesh chiede alla Birmania di riprendersi indietro i profughi.
Meno di una settimana fa il Segretario Generale dell’ONU, Antonio Guterres, e il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite avevano invitato il Governo di Myanmar a porre fine alla sua campagna militare contro i Rohingya. Il Consiglio di sicurezza con i suoi 15 membri si era riunito a porte chiuse su richiesta di Svezia e Gran Bretagna, per discutere la crisi per la seconda volta da quando è iniziata e ha accettato di condannare pubblicamente la situazione.
L’ONU ha descritto i Rohingya come ‘la gente piu’ perseguitata del mondo’. Il gruppo Rohingya ha subito anni di discriminazione e dal 1982 gli è stata negata la cittadinanza in Myanmar.
Il leader del Governo Aung San Suu Kyi ha affrontato molte critiche in queste settimane per essere rimasta a lungo in silenzio riguardo alle violenze, fino a ieri quando ha parlato alla televisione del Myanmar di cosa sta accadendo alla minoranza Rohingya. Accusata di essere rimasta inerte sulla crisi Rohingya, la leader de facto del Governo birmano, ha rotto il silenzio e ha detto che il suo Paese è pronto a una ‘verifica internazionale’ su come il Governo ha gestito la crisi della minoranza musulmana nel Paese buddista e a verificare lo status dei 410mila rifugiati in Bangladesh. “Siamo pronti a cominciare il processo di verifica in qualsiasi momento”, ha detto. La Premio Nobel per la Pace ha aggiunto che il Governo deve ancora scoprire ‘i veri problemi’ e che ci sono state accuse e contestazioni che devono essere chiarite. Ma ha aggiunto di condannare «tutte le violazioni dei diritti umani e le violenze ingiustificate. Siamo impegnati a riportare la pace e la stabilità e lo stato di diritto in tutto lo Stato».
Poche ore dopo tale intervento, il Presidente francese Emmanuel Macron ha denunciato davanti all’Assemblea dell’Onu la ‘pulizia etnica’ contro la minoranza musulmana dei Rohingya, 400.000 dei quali sono fuggiti da Myanmar per cercare rifugio in Bangladesh. «Le operazioni militari devono cessare, l’accesso umanitario deve essere garantito e il diritto ristabilito. Siamo davanti a quella che è, lo sappiamo, una pulizia etnica», ha detto il Presidente francese. La Francia intende presentare un’iniziativa al Consiglio di Sicurezza dell’Onu sulla repressione del popolo Rohingya da parte del governo del Myanmar.
Sempre ieri, la Gran Bretagna ha reso noto di aver sospeso i corsi di addestramento dell’Esercito del Mynamar, a causa delle violenze perpetrate nei confronti della popolazione Rohingya. Una decisione che di fatto è una risposta alla richiesta avanzata da circa 150 membri del Parlamento avevano scritto al Segretario degli Esteri Boris Johnson il 6 settembre scorso. «Alla luce delle violenze in corso nello stato del Rohingya in Birmania e la nostra profonda preoccupazione per le violazioni dei diritti umani che si stanno verificando, abbiamo deciso di sospendere i corsi di formazione rivolti ai militari birmani fino a quando non ci sara’ una soluzione accettabile alla situazione attuale», ha dichiarato un portavoce del Governo inglese. «Abbiamo chiesto alle forze armate birmane di intraprendere azioni immediate per interrompere la violenza nei confronti dei Rohingya, assicurare la protezione a tutti i civili, consentire l’accesso completo ai soccorsi umanitari e favorire la totale attuazione, da parte del governo civile, delle raccomandazioni della commissione di consulenza dei Rohingya».
La commissione guidata dall’ex Segretario generale dell’Onu, Kofi Annan – incaricata di risolvere i conflitti tra i Rohingya e la comunità locale buddista – ha sollecitato un’azione immediata per superare le divisioni attuali. Il Sottosegretario degli Esteri inglese, Mark Field, ha spiegato che le forze armate del Regno Unito avevano organizzato dei corsi di formazione professionale per i militari dello Myanmar, focalizzati su formazione linguistica, governo, responsabilità, etica, diritti umani e legge internazionale. La Gran Bretagna non ha effettuato addestramenti di combattimento, ha sottolineato Field. «Il Regno Unito è, e resterà, un forte sostenitore dell’embargo dell’Eu sulla fornitura delle armi» al Myanmar, ha aggiunto.