lunedì, 20 Marzo
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Quirinale: affonderemo presidenzialisti

Vergogna. È l’unica parola che mi venga in mente a guardare lo spettacolo desolante e disgustoso della prima e della seconda giornata divotazioni‘ per il prossimo inquilino del Quirinale, il Presidente della Repubblica. La cosa più importante in uno Stato democratico moderno, in un momento in cui tutti gli italiani sono alle prese con il dramma (perché è un dramma, vero?) di una epidemia che non si riesce a fermare, mentre l’Europa e il mondo intero sono in ansia per le minacciose e inconsulte mosse di due capi di Stato a dir poco irresponsabili e a cui rischia di sfuggire il controllo (anche perché almeno uno, Joe Biden, del tutto eterodiretto e in crisi elettorale!), mentre, per di più, il debito pubblico italiano raggiunge valori mai visti al mondo (sì, al mondo) e in uno stupendo libretto Luciano Canfora fa l’orlo e il contro-orlo ad un ceto politico di mentecatti ignoranti, mentre i prezzi aumentano anche se la stampa e la TV si guardano bene dal comunicare il tasso di inflazione, mentre lo spread ricomincia a salire, mentre tutto ciò accade assistiamo … al vacuo!

Assistiamo a file diparlamentaridal viso inespressivamente protervo infilarsi in una ridicola cabina rossa a … porre una scheda bianca nell’urna, altri ancora, sfilano a fare la stessa cosa in un ancor più ridicolo drive-in, tanto per usare la solita castroneria, la solita americanata. E poi i cosiddetti leader, buffoni come i loro adepti, escono ed entrano in riunioni frenetiche, insulse, inutili, ma comunque segrete. Riunioni dove sidiscutedi cosa? Di potere, di spartizione del potere. E di insulsaggini: il mozzarelloso segretario del PD, che insieme al sereno Matteo Renzi bocciano Franco Frattini (Frattini?, sì, Frattini) perché troppo filo-russo … vi rendete conto?

Ma quella gente dovrebbe stare lì a scegliere nientemeno che il Presidente della Repubblica italiana. Cioè, la massima garanzia della nostra democrazia. E invece trattano, negoziano … cosa? L’unica cosa che possano trattare è il modo in cui il futuro Presidente gestirà le sue funzioni. Cioè trattano platealmente, allo scoperto, senza pudore, di una violazione della Costituzione: vogliono un Presidente che si impegni a fare le cose che vogliono loro, che garantisca loro certi risultati. Omettendo di considerare (semplicemente perché se ne fregano) che stanno ‘trattando, negoziando, smerciando’ gli interessi e la vita di sessanta milioni di italiani; e per di più lo stanno facendo nel segreto più ridicolo. Un segreto, reso pubblico dalle ‘voci’ fatte sfuggire ad arte, o dai piccoli protagonismi di persone (si fa per dire) piccolissime felici di potersi mostrare in pubblico con le loro facce inespressive e la mascherina sul volto a dire che … non possono dire niente, come se sapessero!
E dire che di questo appuntamento si sa da molto tempo, anzi, da sempre. Ci si poteva preparare prima, il tempo c’era e c’è stato. E c’è stato e c’è il tempo per dire a noi italiani che diavolo hanno in mente su cosa discutono, anzi, litigano, si azzuffano, si sbranano.

E poi si apprende che anche da Palazzo Chigi sono partite e partono trattative. Cioè, se ben capisco, che il professor Mario Draghi sta negoziando la propria elezione al Quirinale. Avete letto bene: sta negoziando. Ma, ripeto, cosa c’è da negoziare? Torno al punto di prima: come si può pensare che il Presidente della Repubblica italiana, alla luce della Costituzione italiana, abbia qualcosa da negoziare che non sia la chiara affermazione di impegnarsi a rispettare rigorosamente la Costituzione, sulla quale si accinge a giurare? … spergiuri!
Anzi, si chiamano in soccorso ‘grandi giuristi’ (emeriti, tanto per cambiare) per fargli dire che non c’è nulla di male che il Presidente del Consiglio diventi Presidente della Repubblica. E chi ne dubita? È sull’oggetto della trattativa che vi è dubbio, anzi, sulla trattativa. E sul perché farla in segreto, chiusi in cantina, all’oscuro dei cittadini che non contano nulla.
A meno che …
Già, a meno che non si stia trattando altro. Sarà un caso, ma proprio ieri, a conclusione di un ciclo di articoli in materia, Claudio Martelli, l’ex braccio destro di Bettino Craxi, marito di una ‘dirigente’ del PD, parlava di una prova generale di presidenzialismo, che suggeriva agli interessati, anzi, all’interessato, come se ce ne fosse di bisogno.
Perché, usciamo dalla contumelia e dalla rabbia e dalla vergogna … lo so benissimo, lo sappiamo tutti perfettamente che si sta in pratica trattando sul Presidente e sul Governo e su ciò che si farà almeno per il prossimo anno e mezzo, ammesso e non concesso che, poi, qualcuno mantenga la parola, mischiando quindi in una salsa maleodorante la funzione di garanzia del Presidente della Repubblica con quella operativa del Presidente del Consiglio. Le prove generali del presidenzialismo senza modificare la Costituzione, come suggerisce il personaggio di cui sopra.

Nessuno, Mario Draghi in testa purtroppo, sembra rendersi conto dell’unica cosa ovvia, perfettamente chiara anche al ‘Financial Times‘, che, amaramente dice che la stagione di riforme (e di ripresa e rilancio come poi precisa) promossa da Draghi, sta per finire con il suo eventuale passaggio al Quirinale. Perché, tutti lo sanno, anche noi, Draghi al Quirinale significa Governo più debole e per di più balcanizzato da forze politiche affamate di governo, che molto hanno sofferto e soffrono la mancanza di potere derivata dalla forza di Draghi. Se poi, Draghi si illude che arrivato al Quirinale possa ‘imporre’ al Governo di comportarsi seriamente, peggio per noi. Quand’anche il disegno fosse quello di portare a fondo il tentativo di fare passare in Costituzione il presidenzialismo, avremmo comunque un periodo di Governo incerto, ondivago e inaffidabile: e questo lo sanno bene, specie all’estero. E lo sapremmo noi che affonderemo presidenzialisti.

Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino, ordinario, fuori ruolo, di diritto internazionale nell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è autore di numerose pubblicazioni su diverse tematiche chiave del diritto internazionale contemporaneo (autodeterminazione, terrorismo, diritti umani, ecc.) indagate partendo dal presupposto che l’Ordinamento internazionale sia un sistema normativo complesso e non una mera sovrastruttura di regimi giuridici gli uni scollegati dagli altri.
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