Una traccia sottile attraversa il dibattito tra le forze politiche al lavoro per ricomporre la crisi.
Nello scorso fine settimana, un telegiornale irpino dava la parola all’ex scudocrociato, oggi Forza Italia, Gianfranco Rotondi che si autodefiniva ‘consigliere’ del primo ministro Giuseppe Conte. Rotondi arriva direttamente dalla prima Repubblica, della quale ha conservato vocabolario e toni da costante mediazione compromissoria.
Poco lontano dalla sua città, Avellino, arriva l’altro protagonista di questa settimana caotica. Clemente Mastella, sindaco di Benevento, resosi disponibile a costruire una nuova maggioranza di uomini e donne responsabili, al servizio degli italiani e della stabilità della Repubblica. Il suo lavorìo si è arenato sul più arrembante giovanilismo di Carlo Calenda, che rispetto al primo cittadino beneventano è di qualche generazione politica dopo.
Al di là dell’esito della faccenda, con Mastella che ha ritirato la disponibilità a impegnarsi per salvare l’esecutivo, ci sono due elementi da considerare. Il primo è la resistenza e la resilienza di personaggi in arrivo da un altro tempo. Se proviamo solo a paragonare il ciclo politico vitale di un Mastella o di un Rotondi a quello di un ‘giovane turco’ qualsiasi, emerso ai tempi di Italia Bene Comune, vediamo che mentre questi si sono per lo più eclissati, i due sempreverdi e gattopardeschi esponenti della Dc che fu mantengono ruoli politici da decenni. E lo fanno in virtù di un metodo che è l’unico rivelatosi capace di resistere a tutte le stagioni repubblicane. Ricordandoci che, di fatto, la struttura portante del Paese non è mai mutata. Altrimenti non si spiegherebbe il perché Regione Veneto e Emilia-Romagna hanno concordato di richiedere due milioni del Recovery Fund per un’opera, la Orte-Mestre, che la Commissione Ue non ha mai considerato prioritaria. L’Unione Europea ci chiede di cambiare, di rinnovarci e noi rispolveriamo il cappotto della nonna. Dato indicativo di come il sistema in realtà funzioni.
L’altro elemento, invece, è un indicatore geografico. A venire in soccorso del premier, pugliese di postura dorotea così come tiene ogni volta a ricordare Massimo Giannini, sono stati due uomini del Sud. Della Campania interna dove, per esempio, Ciriaco De Mita continua a vestire la fascia di sindaco a 92 anni. Se si guarda alla composizione dell’attuale rappresentanza parlamentare di Irpinia e Sannio, salta all’occhio il profilo anagrafico degli eletti di centro-destra e centro-sinistra: Cosimo Sibilia, Umberto Del Basso De Caro, Sandra Lonardo. Fanno eccezione i Cinque Stelle, ma non possono definirsi sprovveduti viste le loro storie personali e familiari. Sono invece spariti dall’orizzonte ‘giovani’ deputati del Pd come Valentina Paris e Luigi Famiglietti.
Malgrado, quindi, la tanto invocata rottamazione e il susseguirsi senza soluzioni di continuità di riforme per ‘svecchiare’ il Paese, questo continua a essere dominato da una sostanziale continuità. Il che da un lato chiama in causa la capacità di quanti sono arrivati ‘dopo’ di mantenere la scena. Dall’altro, però, pone il tema di un Mezzogiorno dove, più che altrove in Italia, una generazione è sostanzialmente saltata.
Per questo solo un osservatore di passaggio può sorprendersi del ritorno di Clemente Mastella. Lui non se ne è mai andato. Come non se ne era mai andato Matteo Renzi. E con loro tutto quel che resta della prima Repubblica.