«La cattiveria dei buoni è pericolosissima», diceva quella volpe di Giulio Andreotti. Ed eccoci a Lissone, paesone della cintura di Milano, dove un sindaco e un gruppo di assistenti sociali hanno deciso di darcene una gustosa prova. Questa ve la voglio raccontare.
La vicenda è di ordinaria tristezza. Una donna picchiata dal compagno si stanca, prende i figli e se la dà a gambe. I carabinieri le chiedono di tornare, lei si fida, torna e loro le prendono i bambini. Uno ha tre mesi appena. Li portano in una stanza e le dicono che può pure andare a casa da sola. La mamma dà i numeri -e vorrei vedere chi non li darebbe- e loro chiamano una psichiatra per un Tso. La psichiatra dice che sta bene, è solo una mamma giustamente incazzata. Ma il compagno manesco dice invece che è matta, che vuole suicidarsi e che vuole uccidere i suoi bambini. I carabinieri, chissà perché, tra la psichiatra e lui credono a lui. La mamma è libera di fare quel che vuole, ma i bambini non li può vedere più. Se non qualche ora alla settimana davanti agli assistenti sociali che la guardano a vista e ascoltano ogni suo sospiro. Così da un anno e mezzo. Quando finirà? Non si sa, fino a quando non girerà bene alle assistenti sociali. Forse mai.
Succede allora che la mamma chiama la televisione, le Iene. Davanti alle telecamere racconta la sua storia. Di parte, ovviamente. Ma è difficile che se la sia del tutto inventata. Le assistenti sociali, interrogate dalle Iene, ridono. E dicono: «Signora, ma lei qualche giorno fa ha scattato una fotografia a suo figlio… Lo sa che qui è vietato…». E lei, contrita: «Ma quella foto è tutto quello che ho di lui, la sera mi metto sul divano e me la guardo, ho anche chiesto il permesso, non l’ho fatta di nascosto, lo sapete, vi prego…». Niente. Non si piegano. Loro: «Signora, ma la settimana scorsa le si è rotta la macchina, è venuta qui facendo la vittima…». E lei: «Sì, ma mi si è rotta davvero, aveva un problema al motore, non l’ho fatto apposta, davvero…». Penso: assurdo, un dialogo surreale, ora qualcuno vedrà questo servizio e rimetterà le cose a posto.
La Iena va dal sindaco. Concettina Monguzzi, si chiama. Che fortuna, penso, è una donna, è anche una mamma di tre figli, ha studiato pedagogia, è una maestra, ecco, è un bel tipo Concettina, vedo che ha fatto volontariato, è nel consiglio Pastorale che non so bene che cosa voglia dire ma mi dà l’idea che è qualcosa di chiesa, ha fondato pure una cooperativa e d’estate ha ospitato i bambini bielorussi, dai: è una buona, adesso aggiusta tutto lei.
Il sindaco invece che fa? Guarda la Iena, incrocia le braccia al petto e dice: «Noi siamo stati bravi, precisi e puntuali». Punto. Gelo. Poi scrive una lettera aperta ai suoi concittadini e spiega che lei conosce bene la storia (strano, nel video sembra cascare dal pero, sarà…), che se i bambini non stanno con la mamma una ragione c’è ma non ce la vuole dire per tutelare la privacy (di chi, non si sa), che ci sono le carte e la burocrazia. Lo spiega in latinorum e dal suo scranno dorato. Poi aggiunge: «Querelerò le Iene per il grave danno di immagine che hanno fatto a me e alla mia città». E si intuisce che andrà male alla mamma in questione.
Concettina, insomma, è il prototipo del politico che ci ha stancato ma che ancora non l’ha capito. Da lei non una parola di pietà per la signora, non un “valuteremo il caso” di circostanza, non un “lo facciamo per il bene dei bambini”, nemmeno uno scaricabarile del tipo: “è colpa del Tribunale”, insomma, una scusa qualsiasi almeno per salvare la faccia, o per farci su. Niente. L’unica preoccupazione sua è il danno d’immagine, è la difesa dei suoi servizi sociali, a prescindere. Inutile dirvi della caterva d’insulti che si è presa su internet. E del casino politico che ne è seguito, con i suoi sostenitori a difenderla e i detrattori a chiederne la testa. Non vi dico nemmeno di che partito è, perché la politica in questo caso non c’entra un bel nulla. Anzi, di politica qui proprio non c’è traccia. Perché un politico questo dovrebbe fare: prendersi a cuore i problemi dei cittadini. Non incrociare le braccia al petto per difendere se stesso. Forse la mamma non ha raccontato le cose per filo e per segno, forse. Restano le parole senza senso e senza cuore delle assistenti sociali, resta che nessuno spiega che cos’ha fatto di male questa donna, resta che non c’è una valutazione di qualche specialista che dica che è una mamma incapace. Se poi non ci si vuole prendere la responsabilità di rimetterle tra le mani due bimbi -e vi ricordo che Annamaria Franzoni, presto invece potrà, tanto per dire- la si affidi a un centro di quelli che accolgono le mamme in difficoltà con i loro bambini. Un posto dove possano tutti e tre avere una specie di vita insieme. Perché no? Sembra che i politici lo facciano apposta a non capire la lezione, e a restare lontani dai problemi dei cittadini. Sembra che a tutti i costi vogliano dare materia di discussione agli antipolitici. Anche quando sono sindaci donne e mamme e maestre e pure nel consiglio Pastorale.
Diceva Andreotti che «La cattiveria dei buoni è pericolosissima». E a volte perfino lui aveva ragione.