Lo scorso 7 gennaio il presidente polacco Andrzei Duda, esponente del PiS (legge e giustizia), il partito nazionalista di destra capeggiato da Jaroslaw Kaczynski, ha firmato la legge secondo cui il controllo del potere su radio e televisione pubblica potrà essere molto più ampio e condizionante di prima. Una vera e propria legge bavaglio contro i media nazionali, che devono però aspettarsi ancora di più: infatti il partito di maggioranza vuole procedere anche alla nazionalizzazione dei media nel cui azionariato sono presenti editoriali tedesche o svizzere.
La risposta dei giornalisti polacchi non si è fatta attendere, con l’inno nazionale polacco e quello europeo trasmessi ad ogni ora in tv e radio per sfidare la legge-bavaglio di Kaczynski. In piazza migliaia di persone per manifestare contro questo attacco alla libertà d’informazione. E la risposta della UE non si è fatta attendere: il commissario Frans Timmermans ha parlato di grave svolta che colpisce le libertà, poco più di vent’anni dopo la caduta del Muro: «La difesa della libertà dei media riguarda tutti i Paesi europei, non solo i singoli Stati membri».
In una lettera al Commissario europeo Guenter Oettinger, la Federazione dei giornalisti europei ha attaccato il governo polacco e la legge contro i media: «E’ un enorme passo indietro, ed è incompatibile con il pluralismo dei media, e con lo spirito critico e autonomo delle emittenti pubbliche, ed è una minaccia alla libertà in Europa». La Commissione Europea ha chiamato subito Varsavia per avere maggiori informazioni su quanto approvato. Si pensa ad avviare una procedura di infrazione nei confronti della Polonia, non solo per questa legge ma anche per quella che limita i poteri della Corte costituzionale. L’avvio di una «valutazione preliminare» sulle leggi in questione sarebbe qualcosa di storico: per la prima volta l’UE utilizzerebbe questo nuovo strumento su cambiamenti legislativi che possono rappresentare una «minaccia di sistema» ai valori su cui è fondata l’Europa. La Polonia intanto ha risposto in maniera dura. Il ministro della Giustizia Ziobro ha infatti affermato: «Vedo la vostra missiva come un tentativo di fare pressione su un parlamento democraticamente eletto».
Una prima decisione dura nei confronti della Polonia potrebbe arrivare dalla European Broadcasting Union, l’associazione europea delle Tv pubbliche che organizza l’Eurovision song contest, il concorso canoro annuale che vede partecipare tutti i Paesi europei. «Se la nuova legge è davvero una violazione dello statuto dell’UER, avremo un problema» ha detto il presidente dell’organizzazione, Jean-Paul Philippot al Financial Times, che minaccia di escludere il Paese dal concorso.
(video tratto dal canale Youtube di Euronews)