Nel PNRR, in modo diretto ed intuitivo, si declina la sostenibilità nella Missione 3 che riguarda ‘le infrastrutture per una mobilità sostenibile’ e nella Missione 2 ove ‘rivoluzione verde e transizione ecologica’ sono la cifra significativa; per il resto la sostenibilità si declina tramite la figura retorica qualitativa della ‘metonimia’ (sostituzione di un termine con un altro che ha con il primo una relazione di vicinanza, attuando una sorta di trasferimento di significato) applicata alla Missione 1 della ‘digitalizzazione, innovazione,
In tutte le Missioni c’è evidenza diretta o sottotraccia del concetto di sostenibilità degli investimenti/ interventi. Ci sono anche alcune incursioni del concetto di ‘sineddoche’ (dire una parte per l’intero) quando si usano termini e quantità che sono parte di un concetto più ampio: un esempio è l’assistenza domiciliare per affermare che c’è una politica a favore degli anziani (ovviamente da verificare ex post). Forse è un vezzo culturale che poteva essere evitato aggettivando e declinando tutte le missioni con il termine ‘sostenibile’. In modo chiaro a tutti!
La sostenibilità non è una parola d’ordine di moda e stagionale, ma un dover essere per il sistema socio economico e per la vita dei cittadini; è una dimensione dinamica e di sviluppo equilibrato integrando gli aspetti economici, ambientali e climatici, sociali e di governance in una logica produttoria e moltiplicativa. Il risultato è più che proporzionale rispetto alla somma delle singole risorse. Non ho scritto 3/4/n dimensioni perché esse variano in funzione del mutare dell’ecosistema. Per esempio, in era COVID, la sostenibilità delle imprese deve trovare risorse per la ricerca di base e sperimentale; infatti, in caso di nuove e prevedibili situazioni di emergenza, bisogna avere uno stock di ricerca che può essere usato per far fronte all’imprevedibile (‘entelechiano’). In era pre-COVID questo approccio era appannaggio solo di alcune imprese.
Michael Kremer, premio Nobel per l’economia 2019, afferma che “dovremo prepararci per le pandemie del futuro, per garantire una capacità di produzione adeguata e avere la filiera della ricerca e sviluppo a posto”. E’ una nuova visione e nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza-PNRR la sostenibilità è uno degli indirizzi cardine delle riforme ‘abilitanti’ (cioè le azioni che rendono operative le ‘riforme orizzontali, innovative e strategiche’ nonché le ‘riforme di accompagnamento’. La sostenibilità deve essere misurata e valutata tramite indicatori. L’importante è che la coperta del Recovery Fund, che oggi copre anche i piedi, non si accorci a fronte di lavaggi di spreco e quindi ‘lasci fuori i piedi’ del sistema.
In termini generali e ancor più in era COVID, la sostenibilità deve essere veicolata da organizzazioni e strutture operative che hanno, in sé, il senso di responsabilità economica, sociale, ambientale e di governance. Se ciò non avverrà, saremo ancora una volta nel mondo delle dichiarazioni d’intenti e nella narrazione edulcorata e affascinante, ma priva di concretezza. E qui emerge il ‘tormentone’ per cui le ‘missioni’ del PNRR si realizzano tramite imprese sociali con impatto sociale e sostenibile.
Sostenibilità è una parola mantra e pass partout; il punto critico è come fare sviluppo sostenibile integrando l’approccio multidisciplinare e multifattoriale e rendendo operative le scelte di responsabilità d’impatto mantenendo l’equilibrio ‘costi-ricavi’. Sostenibilità come innovazione, fare sistema, digitalizzazione,
Nel PNRR gli ambiti della sostenibilità sono vari: economia circolare, decarbonizzazione, miglioramento della qualità dell’aria, sviluppo delle infrastrutture del verde regionale, tutela della risorsa idrica; ed ancora contenimento del consumo di suolo, agricoltura e pesca sostenibile, green public procurement. Ed ancora: coesione sociale, semplificazione,
Lo strumento digitale non può essere un optional che aumenta il valore del prodotto/servizio sostenibile, ma è ormai dentro il prodotto/servizio ed il cliente lo dà per scontato. È una comodity. Incoraggiare la così detta «personalizzazione dei servizi», che consentirebbe di coinvolgere il cittadino nel processo di produzione del servizio stesso, garantendo la sua partecipazione attiva anche in una dimensione di ‘co-produzione’. Questo meccanismo permetterebbe di rispondere ai bisogni dell’utente-cliente in modo più completo, di determinare un abbattimento dei costi economici e di incoraggiare la nascita di nuovi legami sociali, attraverso la partecipazione attiva dei cittadini intesi come comunità. Abbiamo aperto con ‘parole sconvenienti’ quali ‘metonimia’ e ‘sineddoche’ del PNRR; ora chiudiamo con il concetto ‘conveniente’ di ‘sostenibilità indispensabile’ del PNRR.
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