In sanità il PNRR (Piano Nazionale di Riforma e Resilienza) ha in sè una nuova riforma sanitaria che si incentra su cambiamenti organizzativi e di competenze prevalentemente sul lato dell’offerta e dell’erogazione. La domanda di servizi dei cittadini è considerata come componente percepita e indotta dall’offerta. Questa impostazione è comprensibile anche se investimenti sui comportamenti e sulla percezione del valore di una corretta prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione sarebbero stati ulteriormente incisivi sull’efficacia del Servizio Sanitario Nazionale. Si può discutere!
Le risorse dedicate alla missione salute ammontano a circa 20 miliardi di euro prevalentemente su due componenti: ca.12 miliardi per l’assistenza di prossimità e telemedicina; ca.8 miliardi per l’innovazione, ricerca e digitalizzazione. Ad essi si aggiungono ca.3 miliardi del fondo complementare con investimenti per un nuovo ospedale della salute, ricerca, ecosistema innovativo della salute e salute-ambiente e clima. Quindi 23 miliardi.
La riforma di offerta sanitaria territoriale ha nella Casa della Comunità il fulcro dell’attivazione di strutture assistenziali di prossimità per la comunità, con unitarietà di lay out e contiguità fra i vari servizi sanitari. Essi permettono una integrazione che sviluppa efficacia operativa e di risultato nonché prossimità, accoglienza e orientamento all’assistenza primaria. La Casa della Comunità è un aggiornamento della casa della salute che era stata attivata in vari progetti regionali. Per esempio, le ricerche affermano che dove esistono le case della salute si riduce il 16 % ca di accessi al Pronto Soccorso, i ricoveri ospedalieri diminuiscono del 2.5% .Tutto questo con un incremento dell’offerta di assistenza domiciliare che è una condizione della programmazione. Il PNRR si basa su alcuni antecedenti di contesto e indicatori:
– c’è una correlazione inversa tra l’indice di obsolescenza delle attrezzature e dei fabbricati ed il saldo di mobilità per la riabilitazione. Dove c’è minore obsolescenza c’è maggiore saldo positivo di mobilità riabilitativa
– adottando il parametro del punteggio LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) e le modalità di erogazione si vede che nelle regioni dove i Medici di Medicina Generale si associano e si integrano anche nello stesso punto di offerta c’è maggiore efficacia del sistema sanitario;
– la sanità digitale ha assorbito quasi tutte le risorse del FSE, ma è gestita in modo scarsamente efficace.
A fronte di questo contesto, il PNRR ha fatto la scelta dei Servizi Sanitari di Prossimità; per esempio, anche tramite le farmacie tradizionali e le farmacie rurali che svilupperanno il ruolo di erogazione di serevizi sanitari, partecipando a percorsi di assistenza domiciliare, erogando farmaci che ora il paziente ritira solo in ospedale, monitorando i pazienti con cartelle cliniche elettroniche e con il fascicolo farmaceutico.
Il COVID-19 ha evidenziato la mancata integrazione fra i servizi territoriali, l’ospedale ed i servizi sociali e quindi il concetto di offerta ed interpretazione della prossimità, come carta vincente, è una scelta operativa non rimandabile.
I cittadini voglio essere curati con un approccio di ‘presa in carico’ e, nel PNRR, si pensa anche ad un avvicinamento fra offerta e domanda ospedaliera per il tramite degli Ospedali di Comunità (ricovero breve, da 20 a 40 posti letto, gestione prevalentemente infermieristica). La previsione è di ca.380 Ospedali di Comunità.
Inoltre, un costante aggiornamento digitale della sanità. Un punto di attenzione è la realizzazione del Sistema di Tessera sanitaria elettronica.
Questi alcuni punti dell’offerta sanitaria. Purtroppo non troviamo investimenti per ‘educare’ la domanda di servizi sanitari e per razionalizzare l’esigenza di essere ‘presi in carico’.
Gli investimenti dovrebbero anche essere rivolti allo sviluppo di competenze del personale sanitario nella logica del servizio sanitario.
Un passaggio imprescindibile sia sul lato della prossimità d’offerta sia sulla ‘educazione della domanda’ è, ancora una volta, il ‘tormentone’ del ruolo del Terzo settore. Facciamo un esempio operativo.
Dall’inizio del COVID-19, il volontariato in corsia è giustamente sospeso, ma, in alcuni casi, ha continuato la sua attività di servizio alla reception, ai ‘totem’ e ‘fast pass’ (quelle macchinette che hanno un video in alto e ‘sputano fuori’ il ticket-numero per accedere all’ospedale) ed alla gestione di altri servizi. Umanizzazione del rapporto con il paziente che, in quei pochi secondi di contatto, ti interroga con gli occhi per cercare di ammortizzare l’ansia, per condividere con te, a volte, il dolore, la tristezza e l’angoscia. Il tutto in pochi secondi. Ed è un inizio di terapia umanitaria, non di terapia psicologica. Il volontario sorride, ascolta, informa, accompagna e ‘dirige il traffico’. C’è un risvolto tecnico forse poco considerato: quando il paziente si avvicina al ‘totem’ in 8/10 secondi riceve il ‘ticket’ dal volontario a cui si è rivolto, altrimenti se dovesse farlo da solo impiegherebbe quasi 1 minuto solo per leggere le varie icone sullo schermo e poi dovrebbe interpretare(prove fatte e documentate).
E allora? In logica di distanziamento sociale e per il principio di precauzione :1-si formerebbero delle code ;2-la vicinanza creerebbe pericolo di contagio;3-dovrebbero toccare il display con il dito senza sanificazione. Ecco il ruolo del Terzo Settore e dei volontari che non si trova nel PNRR. E’ una grave mancanza di realismo.