Il totale dei miliardi di euro di investimento del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è 235,12 di cui 30,6 di fondo complementare (Fondo integrativo nazionale cioè euro degli Italiani), 13,00 di React EU (Fondi aggiuntivi per la politica di Coesione) e 191,50 di finanziamenti per il PNRR di base (fonte EU). E’ necessario precisare che il termine investimento è usato sia per investimenti strutturali e di beni che sviluppano ‘cose tangibili e strutturali’, hard ware ecc. sia per investimenti in sviluppo di know how, software con connotazione metafisica. Il PNRR cambia alcune prospettive temporali nelle politiche d’investimento dettate da esigenze di processo.
Noi siamo abituati a coniugare l’investimento con il lungo termine; con il PNRR si modifica questa questa relazione stretta perché uno dei criteri necessari per poter incassare i finanziamenti per gli investimenti è che ogni 6 mesi ci sia una verifica da parte della UE dello Stato Avanzamento Lavori (SAL) e qualora non ci siano evidenze in progress di risultati pattuiti ex ante e raggiunti, non si continua l’erogazione dei finanziamenti.
Noi abbiamo sempre trovato nella formula del lungo termine (5 anni), la possibilità di lasciare al ‘rush finale’ l’evidenza del buon risultato mentre ora il processo sarà una filiera costante di buoni risultati. Quindi, le strutture abilitanti del processo di ‘riforme abilitanti del PNRR’ devono evidenziarsi in funzione di una progettazione con indicatori, una verifica ‘in progress ed in itinere’ e una valutazione d’impatto ex post a date diverse e costanti dal 2022 al 2025.
Tutto questo in relazione con gli esiti delle ‘riforme settoriali-innovative’ da adottarsi entro scadenze già promesse e segnalate alla UE e sgranate nei vari anni (per esempio, legge delega di riforma fiscale entro Luglio 2021; riforma organizzazione del sistema scolastico entro Dicembre 2021; interventi contro il dissesto ecologico entro metà 2022; Legge quadro sulla disabilità e legge quadro degli interventi per anziani non autosufficienti entro Marzo 2023; Legge quadro della concorrenza entro il 2024 e così via).
Quindi, investimenti in conto capitale, in spesa corrente ed in condizioni reali che attuino le riforme scritte nel PNRR che sono state promesse a condizione indispensabile perchè lo sforzo di cambiamento del “sistema Italia sia sincrono con il cambiamento del mondo”. Nelle tabelle esplicative allegate al PNRR si leggono le seguenti parole- concetto:
La filiera informativo concettuale parte dalle 6 missioni del PNRR (Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per la mobilità; Istruzione, formazione, ricerca e cultura; Equità sociale, di genere e territoriale; Salute) e si sviluppa in componenti di investimento suddivisi in 2 tipologie: investimento per le strutturazioni prevalentemente ‘hard’; riforme che attendono a strutturazioni ‘soft’; quindi la descrizione sintetica dell’intervento con l’importo del finanziamento del PNRR ed, in seguito, i tags del CLIMATE (influenza sull’ambiente e sul clima) e DIGITAL (influenza sull’evoluzione digitale del contesto) che ineriscono alla quantità di investimenti in euro e in percentuale rispetto allo stanziamento originario della colonna importo.
Un esempio sintetico: la missione 5 si sviluppa, fra le altre, nella componente 3 che annovera un investimento per ‘interventi per Zone Economiche Speciali (ZES) per un importo complessivo 63 milioni di euro di cui 25 a ricaduta sul CLIMATE (40%) e 0,00 ricaduta sul DIGITAL’.
Mi si permetta una nota a margine ricordando che la Commissione Europea afferma che per implementare le riforme è necessario che l’opinione pubblica abbia il senso di proprietà delle riforme e cioè l’’ownership’. Penso che le riforme del PNRR, almeno in questa fase, abbiano molte difficoltà ad essere percepite dall’opinione pubblica considerando la non facile articolazione concettuale ed il linguaggio usato.
Gli investimenti strutturali sono prevalentemente focalizzati nella missione delle ‘Infrastrutture per una mobilità sostenibile’: rete ferroviaria, collegamenti ferroviari ad alta velocità verso il Sud e trasversalmente (da Napoli a Bari, da Palermo a Catania, l’alta velocità verso l’Europa, potenziamento ed elettrificazione delle Ferrrovie del Sud, sicurezza stradale, sistema portuale, sistemi aeroportuali ecc.). Tutto questo vale un finanziamento di 31 mld di euro.
L’evidenza degli investimenti è corredata sempre dallo schema della tabella esposta precedentemente e, in sintesi, obbligherà lo Stato, le regioni e i comuni a sviluppare modalità di evidenza dei risultati e di valutazione d’impatto. Cultura non molto diffusa in Italia.