Perché questo titolo? Porre rimedio a che cosa? Al fatto che nel PNRR (Recovery plan e Recovery Fund) il tema degli anziani non si affronta se non in modo indiretto. Ci sono i giovani e non gli anziani. Può essere, considerando che i giovani sono il futuro e gli anziani sono il passato, ma forse è necessario trovare qualche difesa istituzionale non per rivendicare, ma per mantenere il ruolo importante degli anziani.
Nel 2050 i cittadini italiani over 65 saranno circa 20 milioni cioè più di un terzo della popolazione totale. Circa 8 milioni di over 65 avranno una patologia cronica e nel 2030 circa 4.5 milioni vivranno da soli ed in solitudine. Le donne saranno in significativa maggioranza con maggiori problemi di salute negli ultimi anni di vita. Ovviamente tutto questo assorbe risorse economiche nonché investimenti per gestire le criticità. Anche se la speranza di vita ha avuto una flessione, per cui la mortalità registrata nel corso dell’anno 2020 provocherebbe una perdita di circa 2,4 anni (da 83,7 a 81,2), il dato è che gli over 65 sono una realtà e non possiamo condannarla all’’eutanasia di contesto’ cioè un ecosistema che ti offre sempre meno servizi e condizioni di vita normale e ti porta all’eutanasia. Pessimismo?Sfiducia? Non so, ma guardiamo il PNRR.
Nelle tabelle esplicative allegate al PNRR troviamo alla Missione 5 l’impegno a fare la ‘Riforma degli interventi in favore degli anziani non autosufficienti’ ed un investimento di 500 milioni di euro per il ‘Sostegno alle persone vulnerabili e prevenzione dell’istituzionalizzazione degli anziani’ (in sintesi non andare in RSA e stare a cara); in seguito al punto 1.1.2 …’Azioni per una vita autonoma e deistituzionalizzazione per gli anziani’ con uno stanziamento con 310 milioni di euro. Riassumendo, gli anziani sono destinatari diretti di 810 milioni di euro su 235 miliardi di euro. Può essere, anche se stiamo parlando, ad oggi, di un quarto della popolazione italiana.
Indirettamente il PNRR, nella logica del welfare universalistico italiano, considererà i bisogni e la domanda di servizi sanitari, socio-assistenziali e sociali compresi nei circa 23 miliardi di euro della sanità. Appare chiaro che gli over 65 dovranno avere delle rappresentanze focalizzate sulla difesa dei diritti e doveri di questo cluster di popolazione.
Questi dati sottolineano l’esigenza di un focus istituzionale e di gestione del tema ‘silver’ e over 65. Per chi ha esperienza di governance delle istituzioni pubbliche e delle imprese, la presenza di persone over 65 è variegata e va riducendosi. E questo sarebbe positivo (largo ai giovani), ma diventa critico se pensiamo che quel 30/40% di over 65 è lasciato spesso indietro non tanto per scelta di politica assistenziale di orientamento, ma per non attivazione di azioni che potrebbero strutturare meglio il ruolo di quei cittadini. Credo che la scelta di avere una componente indipendente specializzata sul target silver/anziani nella governance delle aziende pubbliche, delle aziende speciali, delle utilities, delle imprese Spa e Srl possa essere una scelta funzionale e di efficacia per il sistema anche nell’allocazione degli investimenti del PNRR. Negli altri Paesi si chiama ‘shareholders advocacy’ ed è prassi diffusa. Potrebbe essere una sorta di ‘quota silver’.
Cioè la tutela degli azionisti della società civile tramite la cessione di quote azionarie oppure offrendo la loro rappresentanza (o ambedue) nel consiglio di amministrazione (cda) della Spa. Quindi rappresentanti di interessi di ‘gruppi affini sociali’ (‘social affinity group’) o di ‘valorialità sociale del sistema’. Per esempio gli anziani, i disabili, la tutela dell’ambiente, il rispetto delle pari opportunità e così via. Gli sportelli tradizionali dei comuni rispondono con questo portfolio di servizi: affido anziani, centri diurni, custodi sociali, gestione patrimoni degli anziani, laboratori occupazionali, pensione di invalidità civile, RSA, badanti, ecc.
Ma ad essi, in considerazione di un ruolo sempre più attivo degli over 65, aggiungere azioni di imprenditorialità silver (‘active ageing’), organizzazione di attività di volontariato di popolazione matura ed anziana (54-80 anni) che offrono cure formali, cittadinanza attiva e coprono un pezzo della filiera di risposta ai bisogni dei malati potrebbe e dovrebbe essere un disegno istituzionale acquisito. E non stiamo parlando del ruolo dei nonni nei confronti dei nipoti di cui si è vista la drammatica importanza in eraCOVID ed il cui controvalore è immenso.
Ed è aperto anche il tema dell’integrazione giovani e silver sui posti di lavoro con l’adozione del ‘reciprocal mentoring’. E poi la tutela del consumatore anziano e così via. Se non si riconosce che gli over 65 possono giocare un ruolo attivo nel sistema Paese, si rischia anche di contravvenire alle ‘pari opportunità generazionali’ del PNRR che è focalizzato solo sui giovani. Si potrebbe obiettare che il Recovery Plan è nell’ottica delle generazioni future (Next Generation EU), ma allora bisogna avere il coraggio di dire che ¼ (domani 1/3) della popolazione odierna deve arrangiarsi e quindi è necessario che si strutturi un ‘fai da te’ dei silver. E’ una sfida.