Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto;
è quanto mi hanno dato al posto di un fucile
(Philip Roth)
“Mi spiace non essere più con voi, ma anche la natura ha i suoi ritmi”. Che cosa puoi argomentare di un uomo la cui profondità e sensibilità rileva da queste poche parole scritte al rintoccare temporale della sua vita. Splendide, lucide, quasi abbacinanti nella loro semplice profondità, scusate se non sono più con voi, con quell’’anche’ la natura reclama i suoi ritmi, sublime testamento laico che nessuna fede religiosa potrà mai superare. Perché a quelle parole così giuste e nette il laico Piero Angela avrebbe forse aggiunto ‘senza nulla a pretendere’ grande genialata di Totò e Peppino. La pretesa che al contrario le religioni pongono nel loro sanguinoso incedere.
Accolgo così la notizia del fine vita di Piero Angela in una mattina di mezza estate alle prese con scritture varie e rinfreschi post temporaleschi ad aiutare pensamenti di loro già confusi. Penso a Piero Angela e mi vengono in mente elementi caratteristici della sua persona. Certo la cultura scientifica, la postura fisica ed intellettuale del civico piemontese con pochi fronzoli a cui non a caso avrà dato un contributo il papà Carlo, dirigente della Resistenza piemontese per Giustizia e Libertà, che poi molto non è mai frutto del caso, come quei genitori che inneggiano alla fortuna per i figli divenuti hombre vertical, di schiena ed afflati dritti. Non è mai un caso, è partecipare alla vita comunicando tra esperienza e sfrontatezza, sostanza e palliativi. Educazione alla civiltà, alla compostezza, alla curiosità, all’alterità. Che nessuna destra capirà mai.
Insomma anche da lì vengono una gentilezza del gesto e della parola, ormai negletti nel ciarpame umano corrente. Poi la sua accorta e partecipata vocazione a diffondere il divulgare dinamiche ed oscurità di scienze altrimenti lontane ad un pubblico che anche se non quantificato ne assicurava un’audience costante. Una persona prima che personaggio televisivo, non laureato come tanti colleghi di generazione, ma la cui sapienza superava odierni dottorami sparsi a masse incolte. Un altro di generazione antica vissuto molto con sapienza e cultura, altro moloch ormai introvabile nelle umbratili primitive genti italiche. Cominciando con il condurre il telegiornale al fianco, altra non casualità, con Andrea Barbato, altro garbato d’epoca. L’ho seguìto spesso con l’impazienza dei miei studi scientifici umanistici e l’eccessiva ignoranza nelle ‘hard sciences’ delle prove empiriche. Da cui fuggivano solo i tanti ignoranti di qualsiasi prova dei fatti ed evidenza empirica, come di questi anni gli oscurantisti no vax che poi trova legami, non per caso, mai, con estremismi di destra, qui in Italia e soprattutto nell’ormai democrazia in pericolo americana. Effetti di un impoverimento della cultura generale e di quella scientifica nonostante intelligenze di ricercatori e studiosi nostrani, di cui molti scappano all’estero e Giorgia Matteo, Silvio-il pregiudicato gli estremisti moderati vari, lo stesso campetto incolto a sinistra non se ne sono accorti. Tutti risucchiati in una retrotopia in territori di oscurantismo e superstizione che l’evidenza sperimentale ha cercato di debellare e di cui Angela è stato l’indiscusso intermediario. Per una volta parola nobile, tramite tra un pubblico generalista, insomma incuriosire i più diversi, benché i temi molto specialistici. Per rintuzzare deliri dei dementi della terra piatta fino ai vaccini che uccidono o che “vìolano” la “libertà” dei nostri corpi. Avendo da tempo la specie umana intrapreso la strada del “non mi fido di niente, soprattutto di coloro che sanno”. Perché ormai morente il dettato “so di non sapere” sostituito da chi non sa di non sapere e comunque ne è fiero e spara balle a getto continuo. Insomma le opinioni di chi opina la qualunque. Fieri come le fiere, le nuove bestie che giurano sulle cose ir–reali di Internet, nuova ‘Bibbia’ fondamentalista con i suoi sacerdoti digitali sostituti delle religioni millenarie.
Ecco, Angela per tutti costoro era una persona quasi inutile, che sul canale pubblico provava con pazienza a sbertucciare antiche superstizioni divenute oggi laute occasioni di guadagno di tanti ‘santoni’ mediatici elettronici. Figli in qualche modo dei primi telepredicatori americani fondatori di chiese più disparate facendosi pagare a caro prezzo pur di ossigenare menti fredde ed occluse a qualsiasi tentativo di pensare, provare, sperimentare, ipotizzare, confermare o meno. Troppo faticoso, richiede competenze che infatti gli studiosi si danno avendo studiato e tanto. Per capire qualcosa in più dei modi di funzionamento del cervello umano, laddove sia possibile riscontrare qualche sinapsi corticale. Angela era attento e preoccupato da derive le più strambe pur di aprire la bocca per far passare aria, quando converrebbe tenerla chiusa ed ascoltare. Ciò che non fa più nessuno con la vittoria del non pensiero di twitter e della rete su cui difatti si esercitano compulsivamente i politicantucoliodierni, dalle Calende neanche greche alle fiamme patriote nere delle sore Giorge pure orgogliose, ai Mattei chi peggio dei due non saprei, fino al pregiudicato di arcore, il più pericoloso e peggiore di tutti. Quelli che sparano certezze ed evocano disastri.
Insomma, per tutti costoro l’esistenza di una persona come Piero Angela non rilevava se non un cerebro piatto. Angela ha fatto ciò che la Rai non riesce più ad essere, schiacciata e presa in ostaggio da una televisione commerciale che ai comandi di un pericoloso pregiudicato ha cancellato volti e programmi, il raffinato Enzo Biagi o l’irridente Luzzatti gridano ancora scandalo per la censura nei loro confronti. Ha provocato intelligenza nel dire e nell’ascoltare, un residuo di un passato che è stato cancellato dalle nuove/vecchie torme barbariche che giocano con questo paese un loro Risiko personale. Già con molti anni sulla propria persona a cercare di spendersi nell’agone pubblico con il futuro premio Nobel della fisica, Giorgio Parisi per dire ogni volta che il caso qui non esiste, nel 2016, pochi anni ormai secoli fa, partecipando in prima persona alle assemblee del movimento ‘Salviamo la ricerca’ denunciando il sostegno esiguo e mortificante all’università ed alla ricerca pubblica che il Matteo quel bulletto di sinistra (?) non aveva garantito con il suo governicchio. Un’altra tragedia italiana.
Una leggerezza e sobrietà che pochi possono vantare oggi, tra volgari schiamazzi di incompetenti, molti fasci ma anche no. Che infatti per salutare il suo pubblico ha superbamente voluto ricordarsi di noi affermando “Ho fatto la mia parte, cercate di fare anche voi la vostra in questo nostro difficile Paese”. La memoria è l’eternità dei laici, come dice bene Vincenzo Vita su ‘Il manifesto’ ricordandolo. Queste sono parole imperiture di chi cittadino sente di essere parte di un tutto più ampio, il vero problema odierno dei vari populismi, in un Paese molto difficile dove versa in condizioni disperate una comunità civile e sociale accidiosa egoista cattiva. Tesa solo al proprio mediocre interesse personale, non avendo alcuna cultura. Dinanzi a derive di frantumazione dove la ricerca dell’estrosità stravaganza ed imbecillità fin a se stessa costituisce il miglior terreno di coltura di vecchi e nuovi oscurantismi. Ecco, se uno dei caratteri distintivi di una persona cólta come Piero Angela si può evincere nell’ascoltarlo con il suo eloquio serio ed approfondito è la sua trasformazione nel tempo, dai primi incarichi in Rai fino all’ideazione di quella cornucopia delle scienze alla portata collettiva, magari non di tutti ma per tutti, sì. E con essa, il suo essere un corpo estraneo, vintage, alieno da tresche, intrallazzi, porcherie politiche spartitorie. Talmente oltre da non essere neanche considerato.
Così forse ‘Quark’, ‘Ulisse’ e poi ‘SuperQuark’ ebbero il successo che meritavano. Si parlava di scienze, ci aveva introdotti ad approfondimenti sulle fonti energetiche, sui violenti stravolgimenti climatici. Sulle formule della chimica che non riesco a capire neanche da vicino quando la mia amata figlia che ne padroneggia le arcane formule prova con pazienza e la giusta aria di sufficienza a spiegarmi, non capendo il senso di tutto ciò. Il senso del nostro vivere come organismi biologici con le chimiche dei nostri corpi. A cui cerco di anteporre sempre la chimica delle menti, ma questa è altra faccenda. Angela aveva quella caratteristica, più che dono che parrebbe esportato dall’esterno, che aveva progressivamente affinato con studio ed applicazione. Quella di usare un ordine del discorso scientifico alieno da assolutismi quanto compreso degli assoluti che gli esperimenti scientifici portano con sé. Il fatto è che ‘Quark’ poi ‘Ulisse’ ed infine ‘SuperQuark’ sono divenute negli anni forme interrogative di un sistema di conoscenze espresse con modalità che tenessero insieme l’alto della scienza con il basso delle conoscenze evocate dalla scuola o nella vita quotidiana. E qui ci sta proprio bene ricordare ciò che intuiamo ma poi dismettiamo dalla nostra mente. Ovvero che il termine ‘quark’ lo si deve al fatto che nel 1964 il futuro nobel per la fisica Murray Gell-Mann del ‘California Institute of Technology’ e George Zweig al CERN di Ginevra provarono a dare spiegazioni di un piccolo numero di costituenti fondamentali, che il primo chiamò quark, ossia i ‘mattoni‘ dei protoni e neutroni. Ciò che molti non sanno è che il termine con non causale raffinatezza fu tratto da un passo di ‘Finnegans Wake’ di James Joyce, essendo la contrazione di question mark, ossia punto interrogativo.
Dunque trasmissioni ricercate per un pubblico che voleva magari capire funzionamenti e procedure di eventi fisici, chimici, ingegneristici che attorniano la nostra socialità. Finendo per costituire eccezioni in un panorama politico e culturale in caduta libera negli anni, con la Rai stessa in prima fila in una spartizione partitocratica perenne. Eccezioni apprezzate da cerchie esperte aduse ad argomenti scientifici come da un pubblico più vasto, perché più che far emergere l’ego di scienziati e ricercatori l’affondo era costituito dai quesiti e domande a cui molti avrebbero voluto ricevere risposte. Programmi culturali ritenuti comunque estranei e dunque non pericolosi per decisori politici ed i loro codazzi pubblici, forse perché non ritenendole cruciali per le proprie ed altrui carriere, non sapendo e capendo alcunché, ritenevano Angela talmente lontano dai loro giochetti di sottofondo di potere di pochissimi uomini, di tanti mezzi uomini, più che altro ominicchi, molti quaquaraqua, e sempre con Sciascia, pure tanti pigliainculo, da poter essere lasciato al suo posto a divertirsi con i suoi esperimenti ed i suoi giocattoli. Quando si dice che l’ignoranza non sa riconoscere la sapienza. Paradossi della vita sociale. Un grazie a Piero Angela più che doveroso è un privilegio. Il figlio Alberto prosegue su quelle orme, magari un poco troppo spettacolarizzato. Ma questo è il segno dei tempi, spettacolarizzare tutto. Essendosi perse la profondità della sobrietà, la discrezione dell’intelligenza. Grazie Piero Angela cercheremo nel nostro piccolo di non deluderti.