mercoledì, 29 Marzo
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Perchè la mazzata dall’Europa è inevitabile

Mercoledì la Commissione europea pubblicherà l’opinione -dell’ Europa (Europa unita tutta, precisiamolo)- sulla legge di bilancio e il rapporto sul debito, un passo che potrebbe portare all’apertura della procedura di infrazione contro l’Italia. Un ultimo tentativo diplomatico è previsto per oggi, quando il Ministro dell’Economia, Giovanni Tria, sarà a Bruxelles per un Eurogruppo straordinario sulla riforma dell’unione monetaria, ma c’è veramente poco da illudersi. Sempre mercoledì l’Ocse diffonderà il suo ‘Economic outlook’.

Il livello di caos al quale siamo non permette facilmente commenti sulla politica del nostro Governo: confusa contraddittoria, ma specialmente provocatoria, e, per di più, sempre ormai (anche ossessivamente) fondata su un assunto del tutto demenziale: l’Europa (sempre questo concetto mitico, astratto, magico) deve capire che noi facciamo le cose che ci sono state chieste dal popolo che ci ha votati. Affermando, per di più, che questa sarebbe una prova di democrazia.
Ora, per favore ragioniamo. 

Cominciamo dal dire che questo Governo non è, ripeto non è, l’espressione della maggioranza del popoloitaliano, per due evidenti motivi: la somma elettorale dei due partiti non raggiunge la maggioranza del popolo, ma solo la maggioranza relativa di coloro che hanno votato, ma una ‘minoranza’, sia pure non eccessiva, del popolo. Inoltre, e credo che ciò sia incontrovertibile, la somma di quei partiti, posto pure che sia la maggioranza, non è stata votata per esserlo, nel senso che si è votato l’uno o l’altro partito, mai pensando che potessero andare insieme al Governo: si insultavano da mane a sera, basterebbe questo. ‘Mai pensando’, intendo, nel senso che gli elettori non avrebbero verosimilmente voluto, né hanno pensato, ad una simile unione. Si potrebbe aggiungere che, in un Paese democratico, chi governa lo fa per tutto il popolo, votanti a favore e non e non votanti, ma lasciamo perdere, si dovrebbe sapere cosa è la democrazia.
Ciò solo per dire che, affermare di essere rappresentanti delpopolo‘ (il Def del ‘popolo’) è una affermazione azzardata e poco sensata, da chi pretende di rovesciare come un calzino l’intera politica nazionale, Costituzione inclusa. Di fatto, però, non di diritto, perché ciò che veramente si intende fare non lo sa nessuno, forse nemmeno Matteo Salvini, Luigi Di Maio chiaramente no, la Casaleggio forse.

L’Italia fa parte dell’UE, ne è parte integrante nel senso in particolare che ne ha firmato e ratificato tutti, ma proprio tutti, i trattati, e tutte, ma proprio tutte, le decisioni.
Mi riferisco, insomma, sia ai trattati veri e propri, sia ai regolamenti e alle direttive (cioè agli atti legislativi mediante i quali l’UE agisce) che
a loro volta vengono adottati, grazie al voto del Parlamento Europeo e al voto (unanime) del Consiglio dei Ministri (ovviamente compresi i Ministri italiani) o del Consiglio dei Capi di Stato e di Governo. La Commissione, la tanto vituperata Commissione (quella che, secondo Di Maio e Salvini, è fatta di ‘burocrati’ … lo dicono come se la parola fosse un insulto, e forse ciò spiega perché Di Maio e co. pretendano che i burocrati ‘obbediscano’), non ha poteri esecutivi né legislativi, ma solo di proposta e di messa in pratica delle decisioni degli altri organi. So di passare per il solito noioso giurista rompib… , ma è sempre utile illudersi che qualcuno legga e si renda conto di come stanno realmente le cose. Che, innanzitutto, sono di natura giuridica.
Insomma,
così come violare una legge nazionale non si può, così non si può farlo con una ‘leggedell’UE. Solo che, mentre violare una legge interna diventa quasi impossibile, perché immediatamente intervengono la burocrazia, i controlli, la magistratura, violare una norma internazionale è, apparentemente, più facile.
Per un motivo molto preciso. La Comunità internazionale non dispone degli stessi strumenti di cui dispone lo Stato: sia operativi, perché non ci sono molti organismi dotati di ‘poteri’ operativi, sia legislativi, perché la stragrande maggioranza delle norme sono contenute in trattati internazionali, non sempre facilmente applicabili. È uno dei motivi per i quali, per fare un esempio, se Donald Trump bombarda la Siria, apparentemente a Trump non succede nulla, pur essendo quello un atto gravemente illecito.

Quando, però, si costituiscono organismi internazionali particolari come l’UE, accadono (non per volontà divina, ma per scelta degli Stati e per norme costituzionali dei singoli Stati) due cose: si creano delle strutture amministrative dotate dipoteri’ (delegati dagli Stati, ma comunque poteri autonomi) e dei meccanismi di controllo del rispetto delle norme. Inoltre, la gran parte delle norme internazionali, e tutte quelle della UE, sono (vi faccio grazia della descrizione del meccanismo attraverso cui ciò accade, credetemi sulla parola) anche e contemporaneamente norme interne. Per cui, non solo anche i giudici italiani le devono fare rispettare (e lo fanno), ma, per esempio, se la UE ‘multa’ una impresa, può esigere il pagamento della multa direttamente dal cittadino multato. La UE, inoltre, dispone di organismi di garanzia (magistratura, insomma) che possono assumere decisioni, sentenze immediatamente applicabili.

Faccio di nuovo due esempi.
Tempo fa, le industrie ben note Lucchini ricevettero un aiuto non consentito dallo
Stato italiano, e, dopo una lunga vicenda, la Corte europea decise che la Lucchini doveva restituire quella somma con gli interessi, perché quel denaro avuto dallo Stato aveva avvantaggiato la ditta Lucchini a danno di altre analoghe europee. La Lucchini si oppose alla decisione, affermando, tra l’altro, che una sentenza della Corte di Cassazione italiana, passata in giudicato cioè definitiva, aveva stabilito che quel pagamento (se non ricordo male per motivi di prescrizione) non doveva essere effettuato. Ebbene, la Corte europea, impose egualmente quel pagamento, perché il danno alla concorrenza era avvenuto e doveva essere sanato.
Più di recente, la Corte europea ha affermato che lo
Stato italiano deve farsi pagare l’ICI dalla Chiesa. Un rappresentante della Chiesa ha irriso la sentenza, affermando che il pagamento è caduto in prescrizione. Chi ricorda un po’ di storia patria recente, ricorderà il rifiuto di alcuni allevatori (in gran parte leghisti) di pagare le ‘quote latte’: dopo anni di discussioni, cause, sentenze eccetera, le quote sono state pagate. E quindi io non sarei tanto sicuro se fossi un responsabile della Città del Vaticano, anche perché lo Stato italiano potrebbe trovarsi nella necessità di dovere esigere quelle somme, anche se non vorrebbe farlo, pena una multa pesantissima.

Tutto questo per dire che, finché facciamo parte della UE, le sue norme le dobbiamo applicare: dobbiamo non ‘possiamo’. Molte di quelle norme, essendo di natura politica, hanno una certa flessibilità operativa, ma non sostanziale. Cioè, si può chiedere vantaggi o aiuti ecc., ma la regola che impone di non superare un certo limite di deficit è, invece, intoccabile, perché è una regola formale e di principio. In altre parole, come dicono in molti, si può negoziare su alcune cose, ma non violare la regola. Se io devo pagare una tassa, posso negoziare una rateazione, uno sconto, ma non posso pretendere di non pagare affatto. Questo è il punto su cui ‘toppa’ il nostro Governo.

Questo Governo, infatti, fa del rifiuto di applicare le norme europee la sua linea politica e operativa. È legittimo (anche se, nella specie, stupido perché se le cose vanno male in fallimento ci va l’Italia mica l’Uganda) lavorare, negoziare, pretendere, chiedere di modificare quelle regole, ma pretendere di violarle è un modo permettersi dalla parte del torto’, e innescare un meccanismo che, magari tra dieci anni, porterà danni per i nostri figli, ma un Governo serio non lavora solo per i contemporanei, ma anche (anzi, secondo me, specialmente) per il futuro.
Noi non  «dobbiamo chiedere permessi», come afferma sprezzante Salvini. Noi, infatti, dobbiamo rivendicare diritti e negoziare soluzioni che tengano conto degli interessi collettivi dell’intera Europa della quale, per ora, facciamo parte. Non vanno bene? Abbiano Salvini e Di Maio il coraggio di uscirne (se ne sono capaci). Non piacciono? Si siedano ad un tavolo serio e competente, e discutano i cambiamenti delle regole. Certo, la loro mentalità è quella per cui se tu non hai pagato le tasse si fa un bel condono e la chiudiamo lì. Provino a proporre la stessa cosa anche alla UE.

Trattare si deve, ma per farlo, l’unico modo per farlo con successo, è mettere sul proprio piatto l’offerta di una massima credibilità per ottenere che sull’altro vi siano le cose che desideriamo. Sorvoliamo pure sul passato, che ha fatto dell’Italia un Paese inaffidabile, e sorvoliamo pure su questi ultimi mesi di insulti, caos e improntitudine, ma che credibilità pò mai avere l’offerta didismetterebeni immobili (costruzioni, cioè) per 18 miliardi in un anno? neanche se vendessimo in blocco il Colosso e l’Ultima cena (poi lascio all’innominabile la spiegazione ai due di che si tratta … sempre che lo sappia!) la cosa sarebbe nonché possibile, credibile.

E dunque, strillare e insultare non serve: anche gli ‘alleati’ si mettono contro … il primo è stato il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz! O meglio, serve solo a fare aumentare lo spread perché gli investitori si preoccupano e, molto semplicemente, non comprano i titoli italiani che noi cerchiamo di vendere ogni mese, per cui i tassi di interesse aumentano, e gli italiani ne hanno i danni. D’altra parte, siamo seri: non si può strillare contro i cattivi burocrati europei e poi pretendere che il ‘burocrate pagato da Soros’ e Draghi, faccia qualche pasticcio a nostro favore e che la orrida Commissione di burocrati ubriachi, versi 40 miliardi a scatola chiusa a Salvini per i danni sulle Dolomiti.
Un po’ di coerenza, vivaddio, altro che l’ennesima volgarità del pugno chiuso contro gli oppositori del concentrato Danilo Toninelli!

Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino, ordinario, fuori ruolo, di diritto internazionale nell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è autore di numerose pubblicazioni su diverse tematiche chiave del diritto internazionale contemporaneo (autodeterminazione, terrorismo, diritti umani, ecc.) indagate partendo dal presupposto che l’Ordinamento internazionale sia un sistema normativo complesso e non una mera sovrastruttura di regimi giuridici gli uni scollegati dagli altri.
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