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Panama, completata l’opera che cambierà gli equilibri globali

I lavori per l’ampliamento del canale di Panama, con almeno un anno di ritardo sulla tabella di marcia, sono terminati. Ad annunciarlo è il Presidente di Sacyr, impresa spagnola leader del consorzio multinazionale a cui sono stati affidati i lavori. I ritardi sono stati dovuti a molti fattori: problemi logistici legati al trasporto di materiale dall’Italia (50mila tonnellate circa), sede di alcune delle ditte che hanno preso parte ai lavori; dalle condizioni climatiche e sismiche del territorio di Panama, che conta circa nove mesi all’anno di pioggia ininterrotta e un elevato rischio sismico. Ad ogni modo, dopo quasi sette anni è stata completata quella che già è stata definita la più grande opera del XXI secolo.

La realizzazione dell’ampliamento si era resa indispensabile in quanto il canale originale rappresentava ormai più un collo di bottiglia per le grandi navi mercantili, che non una rotta commerciale strategica. Inoltre la nuova opera è motivo di orgoglio per gli abitanti di Panama in quanto costruita dai panamensi stessi (che rappresentano la stragrande maggioranza della manodopera utilizzata dal consorzio che ha preso parte ai lavori) e soprattutto sotto la responsabilità del Governo di Panama. Il canale precedente, infatti, era stato costruito interamente dagli statunitensi e rappresentava per Panama il simbolo del colonialismo americano del XX secolo (solamente nel 1999 Panama ha ottenuto il controllo autonomo sul canale).

Per riuscire a duplicare la portata del canale, che passerà da 330 milioni di tonnellate all’anno a 600 milioni, sono state usate quantità impressionanti di materiale e di manodopera. Per fare degli esempi si sono utilizzati circa 4 milioni e mezzo di metri cubi di cemento, abbastanza da poter costruire due piramidi di Cheope o 450 edifici da 20 piani. L’acciaio utilizzato (220 mila tonnellate) basterebbe per realizzare 22 Torri Eiffel. Circa 10mila di 40 nazionalità diverse i lavoratori impiegati. Un occhio di riguardo è stato tenuto anche per la natura e durante i lavori sono stati salvati 4200 animali e sono stati riforestati più di 2800 ettari di terreno.

E’ ormai chiaro che un’opera di tale portata potrà potenzialmente avere effetti sulla geopolitica mondiale. Già soltanto la sua inaugurazione sembra creare le prime tensioni. In effetti, alla festa per l’apertura ufficiale del canale, prevista per il 29 giugno prossimo, hanno già confermato la propria presenza i rappresentanti dei Governi di Cile, Costa Rica, El Salvador, Honduras, Paraguay, Portogallo e Spagna. Si fa attendere, ma sembra ormai certa, la conferma del presidente statunitense Barack Obama. Ciò che sta creando tensione, però, è la già confermata partecipazione della neo-presidentessa di Taiwan, Tsai Ing-wen; Panama, infatti, è uno dei pochi Paesi al mondo che riconosce la sovranità statale di Taiwan. Questa scelta, però, potrebbe mettere in dubbio la partecipazione all’evento del Presidente cinese Xi Jinping, causa la storica rivalità tra Cina e Taiwan.

La Cina, dunque, si troverà a dover scegliere tra interessi economici, in quanto con 48,4 milioni di tonnellate di beni movimentati nel solo 2015 sarà il secondo utilizzatore del canale, e interessi politici riguardanti il non riconoscimento di Taiwan come Stato indipendente. La Cina senza dubbio è uno dei Paesi chiave, basti pensare che la prima nave ad attraversare il nuovo canale per l’inaugurazione sarà una nave della compagnia di navigazione cinese Cosco. Occhi puntati sulla Cina anche per il fatto che questo Paese sta progettando di finanziare la costruzione di un nuovo canale, alternativo a quello di Panama, in Nicaragua. Canale che sarebbe non solo più corto e più vantggioso economicamente, ma sarebbe direttamene controllato dalla Cina, che così si assicurerebbe una rotta economica strategica anche in caso di tensione con gli Stati Uniti che, storicamente, hanno influenza maggiore rispetto allo stato asiatico sul Governo panamense.

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