L’Ungheria sembra apprestarsi a ripercorrere le orme della Russia, cacciando le Organizzazioni Non Governative legate a George Soros dal territorio nazionale. Già nel 2014, il primo ministro Viktor Orbán aveva lanciato un duro attacco contro tali organismi di fronte agli studenti dell’Università di Balvanvos, sostenendo fossero costituiti da «attivisti politici remunerati da determinati gruppi di interesse stranieri. Il che rende difficile credere che perseguano non obiettivi di interesse sociale, ma soprattutto finalità di tipo eminentemente politico influenzando la vita politica ungherese. Non si tratta di organizzazioni che contestano la linea del governo, ma di professionisti regolarmente retribuiti per tutelare interessi stranieri all’interno dei nostri confini nazionali». All’epoca, era ancora aperto un contenzioso – poi risolto – con alcune Ong legate a partiti di opposizione che ricevevano fondi dalla Norvegia in violazione delle leggi ungheresi, che impongono agli enti non governativi che ricevono finanziamenti di recidere qualsiasi legame con ogni fazione politica organizzata.
Nel pronunciare la sua invettiva, Orbán intendeva in tutta evidenza lanciare un serio monito a George Soros, che attraverso la sua Open Society ed altre Ong aveva messo radici in gran parte dei Paesi dell’Europa orientale orientandone gli indirizzi politici ed economici. Lo ha dimostrato in maniera lampante ‘WikiLeaks’, che grazie ad alcune migliaia di e-mail hackerate e fornite da anonimi pirati informatici è stato in grado di dimostrare che il magnate che da sempre sostiene i principi della ‘società aperta’ è dietro a quasi tutte le ‘rivoluzioni colorate’ e i colpi di Stato sorti nell’area geografica che Mosca considera da sempre il proprio ‘estero vicino’.
L’acredine tra Soros e il governo di Budapest è andata acuendosi nei mesi in cui si è svolta la campagna elettorale Usa, durante i quali Bill Clinton ha cercato di consolidare la posizione di sua moglie dichiarando che Ungheria e Polonia stavano gettando nella pattumiera della storia la democrazia ricevuta in omaggio dagli Stati Uniti per trasformarsi in tirannie simili a quella di Vladimir Putin. L’attacco era diretto soprattutto contro la linea anti-immigrazionista promossa dal gruppo di Visegrad (che raggruppa Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia e che si appresta ad annoverare anche l’Austria) in opposizione alla politica delle ‘porte aperte’ portata avanti dall”Unione Europea dietro il pungolo tedesco e statunitense. Orbán ha reagito in maniera durissima, asserendo che l’ispiratore del discorso fosse proprio George Soros, il quale da anni finanzia profumatamente la Clinton Foundation e si schiera a favore della politica dell’accoglienza indiscriminata delle centinaia di migliaia di migranti che raggiungono mensilmente l’Europa. Nella gestione di questa moderna tratta degli schiavi sono peraltro pienamente coinvolte numerose Ong, come ha certificato l’agenzia Frontex a oltre un anno di distanza da un’esplosiva inchiesta del giornale austriaco ‘Info Direkt’, il quale aveva evocato implicitamente il ruolo centrale di Soros.