martedì, 21 Marzo
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Oltre fascismo e ‘stupidismo’ ci può essere altro

Parlavo nei giorni scorsi, in termini ipotetici, della speranza della signora Giorgia Meloni di portare il Paese al voto, contando sul fatto che Mario Draghi non intenda rinunciare al polpettone del Quirinale, per tenersi la polpetta di Palazzo Chigi. Ma aggiungevo anche che forse Meloni è un po’ troppo sicura di sé.
Queste elezioni amministrative, hanno mostrato alcune cose nuove o inattese. In attesa dei ballottaggi, e dopo i fatti di Roma di sabato, si più fare qualche riflessione.

Innanzitutto un’area di astensione dal voto di una vastità oggi preoccupante. Sia come sia, valutare oggi chi voteranno gli astenuti potrebbe essere davvero una sorta di roulette russa senza speranza. Solo per dire che le attualimaggioranze‘, una volta che andassero a votare più persone, non è detto che resterebbero tali. Il numero dei ‘delusi’ specialmente dagli stellini e dal PD, per esempio credo che sia notevole. Ma qualora i due riuscissero a fare politica, magari insieme, qualche astenuto, potrebbe sentirsi di nuovo invogliato a votare.

Ma poi, colpisce l’aumento dell’area del centro, cioè, avrei detto fino a ieri, di coloro che non sono né carne né pesce e che si guardano intorno per vedere a chi ‘appendersi’ per guadagnare un po’ di potere. Però le amministrative, credo, mostrano un fatto nuovo. E cioè che esiste una possibilità di esprimere un pensiero amministrativo e politico accettabile fuori dalle due aree di destra e di sinistra. Il ‘fenomeno’ Carlo Calenda non lo sottovaluterei. Al di là del personaggio specifico, infatti, si è visto che si può essere portatori di messaggi seri anche senza essere di sinistra o di destra; anzi, che si può essere portatori di quel messaggio pur propendendo, dovendo scegliere, per la sinistra.

Inoltre, sembrerebbe che l’area didestra‘, si stia progressivamente perdendo per strada una parte minoritaria ma non indifferente. Mi riferisco all’area di Silvio Berlusconi (e forse specialmente dei suoi possibili successori) che appare sempre più a disagio con gli urlatori della destra: Matteo Salvini e Giorgia Meloni.
Se ben capisco, l’idea di una sorta di federazione tra Berlusconi e Salvini sta perdendo consensi. E certamente continuerà a perderne, quanto più Salvini e Meloni continueranno nel loro radicalismo di destra, sempre più in odore di fascismo, ma specialmente distupidismo‘.

Se un simbolo di questa situazione dovesse esserci, Calenda potrebbe impersonarlo, quando dice che voterà a Roma per Roberto Gualtieri purché quest’ultimo si impegni a non mettere stellini in giunta. Al di là del fatto che Gualtieri abbia accettato (e non è una cosa marginale) questa posizione, oltre ad essere una sorta di ponte lanciato verso Renzi e i suoi, è anche un modo indiretto per dire che, tolti gli stellini a sinistra c’è posto, ma a destra no. Certamente molto dipende da quanto davvero gli stellini perderanno consensi, ma l’ipotesi non è comunque tanto peregrina: i 5Stelle sono in crisi grave, radicale. Non è questione solo di voti perduti, ma di idee e di affidabilità: si sta rivelando che un partito volto solo al potere, come il loro, non soddisfa più, tanto più che si tratta di un partito che si può alleare indifferentemente con tutti, anche se ora sembra (ma sembra soltanto) che abbia scelto il PD. Ma la domanda è: ci si fida degli stellini e specialmente di Conte e di Di Maio? Sono stati e sono gli uomini per tutte le stagioni e, visto che ora guardano a sinistra, tanto vale votare per la sinistra.
La sinistra perciò potrebbe rafforzarsi inglobando in pratica gli stellini e quindi una scelta del ‘centro’ di allearsi con la sinistra sarebbe possibile, specie nella misura in cui la destra è sempre più indigeribile.
A questo punto, questo ‘centro’ magmatico e confuso, da Casini a Calenda, a Lupi eccetera e naturalmente Renzi d’Arabia, dovrà decidere se esiste e fino a che punto intende continuare ad esistere.
La destra di Salvini-Meloni, con un Berlusconi in disarmo e comunque poco propenso, non potrebbe attirare molto quel centro, che potrebbe diventare decisivo e deciso se, come si borbotta qua e là, la Presidenza della Repubblica venisse data ad uno di centro; e i nomi non mancano.

L’idea del solito Goffredo Bettini, secondo la quale la Lega non può reggere a lungo questa situazione e quindi ‘strapperà’, non tiene molto. Si è già visto che se ne può fare a meno, e non credo che Giorgetti e Zaia siano disposti a seguire Salvini in una avventura senza prospettive chiare.
Liberarsi di Draghi, come vorrebbe Bettini, sarebbe il peggior errore da fare. Draghi, che secondo Bettini è troppo di destra per allearsi con il PD, come se Bettini e il PD fossero di sinistra, non credo che abbia voglia di farsi ingessare al Quirinale e quindi il gioco avrebbe scarse possibilità di successo.
Tra l’altro, l’idea di ‘liberarsi’ di Draghi, confligge con il fatto che, tolto Draghi, l’Italia tornerebbe ad essere quella di prima di Draghi, irrilevante e in declino e, per di più, povera, in una Europa che diventerebbe del tutto ostile.
Mi sbaglierò, per carità, ma la mia impressione è che Draghi abbia stravinto il duello con Salvini, e che quest’ultimo lo abbia compreso e quindi si limiti a fare scena, una scena che Draghi gli lascia volentieri. Una Lega senza Salvini o con un Salvini irregimentato, non sarebbe più un problema per Draghi, che potrebbe così dedicarsi ai suoi veri obiettivi: salvare l’Italia dal declino e portare il proprio peso, e quindi in parte quello dell’Italia, in Europa. Bruciare questa possibilità, mi spiace per Bettini e il ‘dotto Letta’, sarebbe un suicidio. La risposta, credo, la vedremo prima dell’elezione del nuovo Capo dello Stato.

Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino, ordinario, fuori ruolo, di diritto internazionale nell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è autore di numerose pubblicazioni su diverse tematiche chiave del diritto internazionale contemporaneo (autodeterminazione, terrorismo, diritti umani, ecc.) indagate partendo dal presupposto che l’Ordinamento internazionale sia un sistema normativo complesso e non una mera sovrastruttura di regimi giuridici gli uni scollegati dagli altri.
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