Non possiamo certamente nascondere che il 2020 sarà un anno indimenticabile per la storia dell’umanità. Né, tanto meno, possiamo nascondere la situazione che la pandemia da coronavirusCovid-19 ha creato sulla scena economica internazionale, ed in particolare per il nostro settore. Le vittime anche in questo ‘reparto ospedaliero’ chiamato Business non sono state poche. È inutile, ed oggi diventa riduttivo citare le tante statistiche, report ed osservatori di organizzazioni di ricerca nazionali ed internazionali che hanno esibito analisi su quante aziende hanno chiuso in questo anno e quante ancora ne chiuderanno. Però è anche vero che se tutti siamo corsi ai ripari, utilizzando almeno in materia economica le più drastiche medicine di revisione dei piani di investimento, ritocchi ai dividenti sulle azioni di borsa, ricorso a forme drastiche di welfare e forza lavoro rigidamente ridotta, alla fine quello che si voleva salvare o tutelare è stato fatto.
Se analizziamo il 2020 da quella che ormai viene definita come prima ondata, certamente nel secondo trimestre dell’anno, causa un mancato orientamento internazionale su quello che stava accadendo, la situazione che si è vissuta e si sta vivendo in questo ultimo trimestre di fine anno è ben diversa.
Il primo impatto aziendale Covid-19 è stato ilpanico, nonostante il voler velocemente adottare delle misure di prevenzione sia sulla salute dei lavoratori che nella tutela aziendale del business, in ogni caso c’era confusione che ovviamente dalle grandi compagnie petrolifere alle più piccole aziende dell’indotto, ha creato un effetto domino con lo stop per forza di cose di diversi comparti produttivi. E’ anche vero che l’ossigeno che l’indotto energetico ha avuto è stato quello di essere un prodotto di consumo necessario al fabbisogno della quotidianità diversa, questo ha fatto sì che non si sarebbe potuto fermare, parlo delle operazioni di estrazione, della raffinazione, dello stoccaggioe principalmente della logistica e distribuzione del prodotto finito come le benzine. Ma i cali di vendita e di fatturato ci sono stati, e sono stati pesanti, lo si potrà vedere nel 2021, quando si leggeranno i bilanci di un anno passato.Nonostante questo, però, tra era di Transizione Energetica e voglia di andare avanti, l’indotto ha retto.
E la ripresa, sempre considerando il periodo ancora in piena seconda fase, c’è stata e c’è.
Se a marzo ed aprile il dialogo aziendale era sospeso, oggi l’imprenditoria, l’industria e il management delle diverse aziende hanno dimostrato di aver messo in pratica una visione di strategia aziendale di difesa. Niente si è fermato, sicuramente ha rallentato ma il post vacanze di agosto è maturato in una visione strategica di andare avanti in previsione di una nuova apertura generale dei mercati, come un po’ si è visto tra maggio e settembre 2020. Se anche i progetti di rilevanza strategica esteri come Mozambico, Kazakistan, Medio Oriente ed alcune regioni dell’Africa avevano subito un rallentamento, oggi sono operativi. La complicità è stata dettata da una possibilità di spostamento da parte del personale ed oggi con diverse forme e strategie di quarantena per la tutela del personale a livello internazionale.
La ripresa è stata significativa anche con le visite e gli incontri istituzionali da parte del management delle grandi Oil Companies, ADNOC negli Emirati, la visita ENI in Libia ed Egitto, altre aziende petrolifere che si sono adoperate per riprendere e rendere nuovamente operativi gli agreement precedentemente siglati, per citarne solo alcuni. Questo è stato un’apertura delle acque che ha permesso di indire nuove gare e bandi per l’Oil & Gas internazionale, dove oggi siamo in partecipazione.
Se diamo uno sguardo al nostro Paese, anche l’Italia petrolifera ha retto bene, non ultime in questi giorni le stime sulle produzioni di idrocarburi nel nostro Paese, gli investimenti nella rete carburanti, il nuovo sentiment degli operatori economici negli incontri istituzionali per la qualifica tra i fornitori in diversi comparti.
Un 2020 si cattivo e tragico, ma che alla fine ha retto. Ha retto l’Oil & Gas, hanno retto le aziende o meglio ha retto chi è stato sempre strutturato per reggere agli uragani, anche se con immense difficoltà. La forza imprenditoriale italiana si è vista e ben felice oggi di poterne scrivere e parlare. È anche vero che la forza di ripresa, personale psicologica era tanta, ma è pur vero che non si vive di sola retorica ed alla fine quello che più porta ognuno di noi verso una forza interna si chiama Economia.
Ci aspetta un 2021 di alleanze strategiche e di ripresa, visto che tutti sono sulla linea di partenza pronti a recuperare quel terreno perso non per crisi, ma per forzato rallentamento.
Sperando che quanto prima si possa tornare ad una normale operatività, da parte di FederPetroli Italia e particolarmente da parte mia un Augurio di Buona Natale a voi tutti ed alle vostre Famiglie, con un particolare ringraziamento per interesse nella lettura che avete mostrato in questo 2020, nonostante l’importanza delle cose è stato su ben altri pensieri ed argomenti.