martedì, 21 Marzo
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Obbligo vaccini a scuola: si può e si deve

Se qualcuno dei miei Lettori, si aspettava che io parlassi oggi della ‘risposta’ avvelenata di Marco Travaglio alle molte critiche ricevute per la sua squallida, insultante aggressione a Mario Draghi, può cambiare subito sito: non ne parlerò. Dico solo che, purtroppo, a parte l’invidia che regola molto spesso i nostri comportamenti, e a cui non esiste possibilità alcuna di replicare, l’uso dell’insulto è ormai talmente diffuso nella nostra vita ‘civile’, da non rendere più percettibile il fatto per cui se uno insulta vuol dire che non ha argomenti. E ciò è perfettamente razionale e coerente, perché il direttore del foglio ufficiale dei grillini, è, ovviamente, un grillino, ed essere grillino significa ormai chiaramente solo due cose: o urlare a squarciagola ‘vaffa’ e tutto il resto, oppure proporsi a ‘mediazioni’, cioè bassi compromessi, solo per conservare il, troppo, potere acquisito.

Vorrei, invece, parlare di un tema che è fondamentale per la sopravvivenza del nostro Paese.
Il tema è la scuola e poi l’Università. Quest’ultima, nelle mani di una docente universitaria, suppongo amica della signora Elena Cattaneo, portatrice, anzi, in possesso della verità, agisce molto nascostamente, ma un fatto certo c’è e permane: se vuoi fare lo scienziato, di scienze ‘esatte’ o ‘umane’ (sempre che per queste ultime rimanga qualche briciola), o sei seguace della verità o sei fuori.
Quest’ultima frase vuole dire che per ‘fare carriera’ occorre il più totale conformismo e ossequio alla ‘dottrina dominante’? Sì. E chiudiamola qui.

Sulla scuola il problema è più complicato. Perché, premesso che la nostra scuola è molto modesta, per non dire pessima, e premesso che la via di uscita non è creare una massa enorme di idraulici ed elettricisti ignari della vita che li circonda, che è il sogno del Ministro Patrizio Bianchi, ma creare dei cittadini coscienti, che però è il contrario di ciò che vogliono le classi dominanti (ecco, caro Travaglio, questa è una critica a Draghi e soci, non è un insulto e nemmeno un ossequioso assenso) e quindi nessuno ha interesse a fare, Draghi incluso, premesso tutto ciò, resta il fatto che se in questa sia pure pessima scuola gli studenti non ci possono andare (classi pollaio incluse), sia pure ad ascoltare docenze modeste, ma almeno docenze, sperare in un salto di qualità di questo Paese è superfluo.
Però è evidente, anzi, banale, lo capirebbe perfino Giggino dell’Arco o addirittura Grillo, che data la situazione di fatto nella quale viviamo, nella scuola gliassembramentisono inevitabili. Inoltre, sono certo che anche questo lo comprendono financo i predetti (certo Salvini e Meloni no, e Renzi a giorni alterni anche), ma diciamo la verità, lo comprendono tutti.
Dunque, a meno di non immaginare di tornare alle assurdità della didattica a distanza, cioè al nulla, occorre fare altro.
Attenzione, ho detto volutamente didattica a distanza, cioè il nome burocratico inventato dal Ministro della … lasciamo perdere pro tempore. Ora, posto pure che la didattica si possa fare a distanza, la scuola non è -avete letto bene- solo didattica. Anzi, la didattica è l’ultima cosa. La didattica, intesa come il predecessore dell’attuale sedicente Ministro della PI, cioè riempimento di nozioni, NON E’ LA SCUOLA E NEMMENO L’UNIVERSITA’.
La scuola è scambio, è dialettica, è discussione, è ricerca comune e individuale, è analisi, è valutazione, è libertà (sì, libertà); non è voto o esame! Queste sono le ultimissime cose che attengono alla scuola e all’Università. Il resto importa. Perché lo scopo della scuola e dell’Università, non è impartire nozioni più o meno strampalate, ma spirito critico. Duole dirlo, signora-senatrice-a-vita-super-scienziata-Cattaneo, la scuola è critica. Nella scuola l’unica parola che deve essere assente èverità‘ … come in un Tribunale la parola ‘giustizia’.
Il docente, se è un docente (e in genere non lo è) non insegna nel senso che infilza nozioni nelle teste dei ragazzi, ma propone alternative critiche, suggerisce temi. Le nozioni, si trovano sui libri, nei repertori, nelle raccolte di leggi. La critica, cioè lo strumento per leggere quelle cose, si trova nel cervello: e il cervello non obbedisce, pensa. Ad un cane si può insegnare a fare la pipì in un certo posto e a una certa ora, ad un cervello si può al massimo sottoporre l’idea di valutare se fare la pipì lì e non altrove.

Lo so bene. La scuola e l’Università italiane sono lontane sideralmente da tutto ciò, però, per quel che valgono, almeno sono un primo passo.
Che presuppone la presenza, l’interrelazione, ecc.
Cosa che si può ottenere solo se docenti, studenti, genitori e parenti di entrambi, ecc,… non sono affetti da coronavirus. Non esiste dubbio veruno. Basta uno studente non vaccinato in una scuola, o un docente, per vanificare quella funzione: stare insieme, studiare, parlare, scambiarsi idee e anche schiaffi se del caso.
Ma, e la Costituzione? E qui subito ecco iprofessoricacadubbi che ti citano l’art. 32, ma anche l’art. 16 della Costituzione o magari l’art. non so cosa del codice civile, perché il problema si è posto anche per il mondo del lavoro, sia pure posto in maniera rozza dal padrone delle ferriere di Confindustria.
Questo è il punto. Ecco un sedicente super-costituzionalista dire questa frase alla domanda se sia legittimo pretendere la vaccinazione dei docenti e degli studenti: «Legittimo? Secondo me: non qui, non adesso. Mi spiego: a marzo del 2020, con quella situazione, lì si sarebbe giustificato un obbligo generalizzato. In una situazione in cui però, soprattutto per effetto del vaccino, la pandemia è meno aggressiva e meno letale, riguadagnano spazio una sfera di libertà e di autonomia individuale di ciascuno. E non si possono comprimere del tutto».
Traduco: ora che c’è il vaccino e quindi il pericolo è minore, non puoi obbligare a vaccinarsi, certo con legge, ma questo è altro discorso. Insomma, dice il super-professorone Michele Ainis, visto che ora ci sono i vaccini, e quindi è più difficile infettare uno che non sia vaccinato, ciò che prima sarebbe stato giusto oggi non lo è più. Questo, caro profesor Ainis, non è diritto costituzionale, è semplice e banale cerchiobottismo! Tanto più che il mitico costituzionalista aggiunge: «La compressione dei diritti dipende dalla situazione di fatto e dalla qualità dei diritti che vengono compressi in quella data situazione».
Ma stiamo scherzando? La compressione dei diritti è inammissibile sempre. Il fatto è che obbligare a vaccinarsi non comprime nessun diritto, garantisce il diritto degli altri a non ammalarsi, e il diritto e il dovere della scuola di funzionare.
E, caro professore, non ci sono ‘soluzioni mediane’. La Costituzione è una e i diritti sono univoci. Le soluzioni mediane sono roba da Democrazia Cristiana e da Comunione e Liberazione o, se preferite, da Giulio Andreotti o Mariano Rumor.

Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino, ordinario, fuori ruolo, di diritto internazionale nell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è autore di numerose pubblicazioni su diverse tematiche chiave del diritto internazionale contemporaneo (autodeterminazione, terrorismo, diritti umani, ecc.) indagate partendo dal presupposto che l’Ordinamento internazionale sia un sistema normativo complesso e non una mera sovrastruttura di regimi giuridici gli uni scollegati dagli altri.
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