martedì, 21 Marzo
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Obama 'in Rome'

Obama papa francesco

È il primo incontro tra il Presidente statunitense Barack Obama e papa Francesco a campeggiare oggi sulle prime pagine dei maggiori quotidiani online statunitensi. Pur senza ottenere necessariamente il titolo principale, lo scambio di vedute fra i due Capi di Stato ha attirato l’attenzione di tutti i media, dal ‘New York Times’ al ‘Wall Street Journal’, dal ‘L.A. Times’ al ‘Washington Post’. «Uno scambio di vedute, alcune concordi» è il titolo scelto dal NYT, che riporta, tra i temi toccati durante il colloquio di 52 minuti avvenuto stamattina, il rispetto del diritto internazionale ed umanitario nelle aree di conflitto, la riforma migratoria e la disputa fra i vescovi statunitensi e la Casa Bianca sul cosiddetto ‘Obamacare’. Per i primi, infatti, la riforma della sanità obbligherebbe le istituzioni cattoliche a pagare per la contraccezione per i propri dipendenti, in contrasto con la dottrina della Chiesa. Secondo il WSJ, questo argomento sarebbe invece stato lasciato in disparte da Obama per cercare, piuttosto, punti in comune col Pontefice: «non significa che siamo d’accordo su ogni tema, ma la sua voce è una di quelle che credo che il mondo abbia bisogno di sentire», le parole del Presidente. Il WSJ ricorda peraltro che, secondo un recente sondaggio di ‘Gallup’, ben il 76% dei cittadini statunitensi apprezza Francesco, contro il 52% relativo a Obama.

Minore interesse, invece, per i successivi incontri col Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ed il Primo Ministro italiano Matteo Renzi. Durante la conferenza stampa congiunta con quest’ultimo, comunque, il Presidente statunitense ha espresso la propria fiducia per le riforme annunciate da Renzi ed ha ringraziato l’Italia per il suo ruolo nello smaltimento delle armi chimiche siriane: un ringraziamento, in realtà, esteso all’intero contributo italiano alle operazioni Nato. Obama ha inoltre confermato la presenza statunitense all’Expo2015, mentre, sulle relazioni di più ampia scala, è stato Renzi a rilanciare la possibilità di un accordo di libero scambio fra UE ed USA già nel 2015: i negoziati, ricordiamo, si erano bloccati per l’indignazione sollevata dallo scandalo delle intercettazioni ai danni di leader europei. A proposito della situazione economica europea, Obama ha anche affermato che quella tra i conti in ordine e la crescita sarebbe una «sterile diatriba».

Meno sterile rimane la diatriba al confine tra Russia Ucraina. ‘Interfax’ riferisce che il Cremlino avrebbe ordinato esercitazioni militari in prossimità della Crimea e manovre aeree nell’area meridionale del Paese durante i prossimi due giorni. Le operazioni prevedranno 40 voli di caccia Sukhoi-25 Smz e 50 lanci di bombe e missili terra-aria, oltre ad addestramenti per eludere la difesa anti-aerea. Inoltre, in giornata Kiev ha denunciato il posizionamento di 100.000 unità militari russe presso il confine. Si tratta di un clima che non può certo migliorare i rapporti tra Russia e Stati occidentali: «se la Russia continua ad agire in questo modo, comunque, l’isolamento aumenterà, le sanzioni cresceranno e ci saranno più conseguenze per l’economia russa» ha affermato ieri Obama durante un incontro col Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy ed il Presidente della Commissione José Barroso. Stati Uniti ed UE hanno infatti concordato sull’eventualità di inasprire le sanzioni anche in ambito energetico, cercando di rendere l’Europa meno dipendente dal gas di Mosca: un concetto espresso oggi anche dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel, la quale ha annunciato «un nuovo esame dell’intera politica energetica». Il Presidente russo Vladimir Putin, tuttavia, non sembra preoccupato. Forte di una popolarità pari all’82,3% degli intervistati dall’istituto ‘Vtsiom’, ha annunciato la creazione di un sistema di pagamento elettronico nazionale per rispondere al blocco delle operazioni ai danni di utenti russi effettuato da Visa Mastercard nel quadro delle sanzioni contro Mosca. Nel frattempo, però, il referendum che ha decretato l’annessione della Crimea è stata reputato «non valido» dall’Assemblea Generale dell’ONU, che ha votato la relativa risoluzione con 100 voti a favore, 11 contrari e 58 astenuti.

Parere favorevole, invece, del Fondo Monetario Internazionale nei confronti di Kiev. È di oggi l’annuncio dell’apertura di una linea di credito compresa tra i 14 ed i 18 miliardi di dollari. Secondo il testo riportato da ‘Reuters’, l’accordo raggiunto fra le autorità ucraine e la delegazione del FMI avvierà un programma di riforme economiche che, in due anni, dovrebbe ottenere dalla comunità internazionale 27 miliardi di dollari, oltre alla già riportata assistenza dello stesso FMI. Secondo il portavoce di quest’ultimo, Bill Murray, la decisione di avviare un programma esclude la necessità di ristrutturare il debito del Paese, ma ciò non impedirà al Primo Ministro Arsenij Jacenjuk di porre in essere misure di austerità e di innalzare il prezzo dell’energia per il consumo domestico di oltre il 50% a partire dal I maggio. Sarà perciò sull’onda di queste misure che si terrà il voto per la Presidenza del 25 maggio, alla quale si candiderà anche l’ex Primo Ministro Julija Tymošenko. L’annuncio è stato dato oggi dalla stessa Tymošenko, che ha già posto tra i propri obiettivi la costituzione di un esercito solido e il tentativo di recuperare la Crimea. Alle urne dovrà vedersela, fra gli altri, con l’ex pugile e leader delle proteste di Piazza dell’Indipendenza Vitalij Klyčko.

Clima teso in vista di prossime elezioni anche in Turchia, dove, a tre giorni dal voto amministrativo, il Governo di Recep Tayyip Erdoğan ha bloccato l’accesso a YouTube. Nonostante la Corte amministrativa di Ankara avesse bocciato proprio ieri il recente blocco di Twitter, considerato dai giudici «contrario ai principi dello stato di diritto», il caricamento di una registrazione in cui dirigenti della sicurezza nazionale discutono di un possibile attacco alla Siria avrebbe convinto il Governo ad estendere la censura, appunto, anche a YouTube. Le conseguenze della decisione, comunque, non riguardano solo l’esito del voto di domenica (che potrebbe decidere delle sorti di un Primo Ministro sempre più invischiato in scandali di potere), ma anche nei rapporti con Damasco. Lo stesso Erdoğan ha infatti definito «infame» la registrazione, reputata un «orribile attacco» alla sicurezza nazionale, ma ancor più inquietanti sono state le dichiarazioni del Ministro degli Esteri Ahmet Davutoğlu, per cui l’azione costituirebbe una dichiarazione di guerra contro la Turchia.

Hanno invece raggiunto un accordo di pace le Filippine, dove Mourad Ebrahim, leader del del Fronte Islamico di Liberazione Moro (Milf), ha stretto la mano del Presidente Benigno Aquino in un gesto che, dopo la svolta del 2012, conclude 45 anni di conflitto nella parte meridionale del Paese. Secondo il patto firmato da entrambi, i ribelli musulmani consegneranno le armi e smantelleranno le proprie forze di guerriglia, mentre l’area da essi rivendicata otterrà dal Governo maggiori poteri in termini di amministrazione economica e culturale.

Sarà invece un altro sanguinoso conflitto, quello tra lo Stato dello Sri Lanka e i ribelli Tamil, ad essere al centro di un’inchiesta sui crimini di guerra lanciata oggi dalle Nazioni Unite. Il Consiglio dei Diritti Umani ha infatti adottato con un’ampia maggioranza (23 a favore, 12 contro – tra cui Cina e Pakistan – e 12 astenuti – tra cui l’India) la risoluzione presentata dagli Stati Uniti. Proprio la Vice-assistente alla Segreteria di Stato Paula Schriefer ha commentato l’annuncio esprimendo la preoccupazione della comunità internazionale sulla «continua mancanza di progressi nel raggiungere la riconciliazione, la giustizia e la responsabilità per serie accuse di violazione del diritto internazionale sui diritti umani e sul diritto umanitario internazionale». L’ONU sarà inoltre impegnata oggi in una riunione a porte chiuse che deciderà su possibili sanzioni alla Corea del Nord per i recenti lanci di missili effettuati da quest’ultima. Per tutta risposta, Pyongyang avrebbe lanciato nel corso della note due missili di media gittata, come affermato dalle autorità di Tokyo Seul. Proprio la Corea del Sud potrebbe aver contribuito ad un inasprimento della situazione riguardante la penisola, intercettando oggi una barca di pescatori nordcoreani, colpevole di aver attraversato un’area marittima contesa nonostante ripetuti avvertimenti.

E proprio un incidente di navigazione è costato la vita a 251 persone in Africa. È questo infatti il bilancio, annunciato oggi, di un naufragio avvenuto sabato nelle acque del Lago Alberto, tra l’Uganda e la Repubblica Democratica del Congo. Secondo l’UNHCR, l’Alto Commissariato dell’ONU per i rifugiati, a bordo dell’imbarcazione si trovavano, fra gli altri, decine di rifugiati congolesi sulla via del ritorno a casa.

 

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