giovedì, 23 Marzo
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Nuovo scontro sui medici cubani

medici cubani Brasile

Fino a pochi giorni fa la dottoressa Ramona Rodríguez era solo uno dei più di 5000 medici cubani giunti in Brasile per prendere parte al programma Mais Medicos (Più Medici), ideato dal Governo di Dilma Rousseff per sopperire alla carenza di personale sanitario nelle zone rurali e meno sviluppate del Paese. Ora la Rodríguez, forse senza volerlo, si è ritrovata al centro di una battaglia politica con implicazioni diplomatiche che potrebbe avere ripercussioni non solo su Mais Medicos – un progetto fortemente voluto dal Governo nonostante le numerose critiche suscitate- ma causare un calo di consensi proprio nei confronti della già discussa maggioranza che si concentra attorno al PT (Partido dos Trabalhadores) al comando del Paese.

La defezione della Rodriguez si è infatti rivelata un’occasione d’oro per l’opposizione dei liberali e dei conservatori, che ne hanno approfittato per colpire nuovamente il Governo su una misura considerata puramente palliativa e su cui aveva già espresso forti riserve, rendendo così la vita più difficile al centrosinistra lulista in vista delle elezioni presidenziali del prossimo ottobre.

La dottoressa, che operava in una clinica a Pacajá, nello Stato amazzonico di Pará, ha approfittato di un fine settimana libero dai suoi impegni di lavoro per recarsi a Brasilia, la Capitale, e fare richiesta di diritto d’asilo prima all’ambasciata statunitense e in seguito al Ministero della Giustizia brasiliano, scatenando un vero ‘affaire’ politico all’interno del parlamento e dell’opinione pubblica. L’abbandono del progetto, a detta della dottoressa cubana, è stato motivato dall’insofferenza nei confronti della paga recepita dai medici da parte delle autorità brasiliane, che, pur essendo nettamente superiore a quella di un medico che opera a Cuba, la Rodriguez giudica insufficiente se confrontata con il costo della vita in Brasile.

Proprio le modalità di pagamento avevano destato qualche perplessità fin dall’annuncio, dato che dei 2000 reais mensili di stipendio (che corrispondono a poco più di seicento euro) erogati ai medici caraibici, solo 600 vengono dati direttamente ai professionisti, insieme all’alloggio, mentre i restanti 1200 vanno direttamente a L’Avana in un conto destinato, almeno apparentemente, alla famiglia del medico in questione. Una modalità di pagamento volta a prevenire proprio eventuali abbandoni, con una specie di cauzione per tutelare finanziariamente il Governo cubano. In aggiunta, la somma recepita da parte dei cubani è ben inferiore a quella che il programma prevede per gli altri medici stranieri che partecipano al progetto, che corrisponde a 10.000 reais (3000 euro) pagati direttamente agli assunti. Ad ogni modo, secondo O Globo, al Governo cubano andrebbero i restanti 8000 reais, per una cifra totale di 713 milioni di reais (218 milioni di euro!).

Buona parte delle perplessità legate a Mais Medicos erano, come si è già detto, ben note fin dall’annuncio del programma. Si era addirittura arrivati all’ipotizzata incostituzionalità del progetto perché in contrasto con le prescrizioni del diritto sul lavoro. In aggiunta, le associazioni di settore, almeno a livello regionale, avevano contestato duramente i nuovi arrivati. Appena arrivata a Brasilia, la signora Rodriguez si era diretta all’ambasciata statunitense per chiedere asilo, ma spaventata per via di una telefonata di un’amica che le aveva (erroneamente) comunicato che era ricercata dalla polizia e temendo l’estradizione, si era affidata nelle mani del  deputato Ronaldo Caiado, un membro dei conservatori del DEM, un partito all’opposizione. Il deputato ha colto l’occasione per portare la dottoressa in Parlamento, dove ha potuto esprimere il suo caso, come già accaduto con un altro medico cubano emigrato, i cui strali verso il Governo con l’accusa di sostenere economicamente una dittatura si ricordano ancora.

Per gli avversari del Governo, da sempre critici dei legami del lulismo con Cuba, che essi ritengono un Paese non democratico, si tratta di una ghiotta occasione per screditare il Governo di Dilma, che si trovava già in difficoltà in seguito alle proteste scoppiate lo scorso anno per via delle spese destinate al Mondiale, che la crescente classe media brasiliana vorrebbe vedere indirizzate a rinnovare il Paese (sanità in primis). I soldi pagati a Cuba per i suoi medici, e il fatto che questi non vengano remunerati come i loro colleghi, uniti all’avversione per il Governo comunista dell’isola, sono nodi che possono mettere ulteriormente in difficoltà la maggioranza. Senza contare che, dal punto di vista dell’opposizione, Mais Medicos appare una misura di breve periodo incapace di risolvere le falle strutturali della disastrata sanità brasiliana. Il fatto che, invece di essere impiegati per migliorare le infrastrutture e l’organizzazione del comparto pubblico, il denaro finisca nella tasche dei cubani, è un argomento da cui gli avversari della Rousseff possono trarre buon seguito.

Successivamente, la richiesta di asilo allo Stato brasiliano sotto consiglio di Caiado e dei DEM è stata accolta, e la Rodriguez potrà ora rimanere in Brasile nell’attesa che il suo caso venga esaminato. Nel frattempo il progetto Mais Medicos non si è fermato, e sono già in arrivo altri mille medici da Cuba. Il fatto che sia già avviato da tempo rende praticamente impossibile una sua sospensione, anche perché a rimetterci sarebbero i cittadini delle zone che finalmente possono godere di cure mediche vicine a dove abitano. Per questo il Governo non mollerà la presa e, come già in passato, difenderà fino allo stremo la bontà del progetto a prescindere da come questa vicenda si concluderà.

A quanto pare, le rivendicazioni della dissidente’ non rimarranno comunque lettera morta, dato che il Ministero del Lavoro, sembra riconoscere la legittimità delle richieste di compensazione. Il nodo principale rimane legato alla natura del compenso in relazione alla natura della prestazione, che nonostante sia configurata dall’accordo con Cuba come una borsa di studio (come dichiarato negli accordi), risulta un vero e proprio rapporto di lavoro, identico a quello in vigore con i colleghi che vengono, ad esempio, da Portogallo e Argentina.

La posta è in gioco è ben diversa da quella del 2007, anno in cui due pugili cubani, attratti da un impresario tedesco, abbandonarono la delegazione del proprio Paese nel corso dei Giochi Panamericani, una vicenda simile a quella odierna. In quell’occasione il Governo si dimostrò molto accomodante nei confronti di Cuba, consegnando i due fuggitivi sulla base della dichiarazione che gli stessi desiderassero ritornare a casa, quando in realtà gli interessati dimostrarono presto il contrario fuggendo dall’isola poco tempo dopo.

Questa volta l’epilogo sembra differente, con il Governo che, sia per la strategia adottata dalla Rodriguez, sia per maggiore cautela data la posta in palio, sembra voler assumere un atteggiamento più prudente. Quello che interessa, in fondo, è mantenere il programma e poter portare i suoi indubbi risultati positivi dinanzi all’elettorato, archiviando nel modo più indolore possibile la questione.

Certo è che, da parte cubana, il quadro rimane roseo. I rapporti col Brasile vanno comunque a gonfie vele e i soldi incassati grazie alla export commodity  rappresentata dal suo eccellente personale medico orma in giro per tutto il globo non sono in discussione. Ma finchè Cuba rimarrà quella che conosciamo, inserita in questo contesto di guerra ideologica che resiste a qualunque buon senso, queste defezioni, e il loro uso strumentale da parte dei Castro e di chi, castrista o anticastrista, ha a cuore soprattutto il proprio tornaconto politico, non finiranno. Rimarranno poche, ma non cesseranno.

 

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