Bangkok – Negli ultimi giorni si sono addensate nubi parecchio oscure nei cieli dell’economia mondiale. I dati relativi all’economia dell’Unione Europea di fatto in stasi, talvolta in recessione, quelli dell’economia degli Stati Uniti che arrancano alquanto tra sprazzi di positività e un contesto più generale alquanto asfittico, senza tralasciare di menzionare il motore economico mondiale della Cina, che gira a scartamento ridotto quasi ai confini del fermo e la più recente minaccia di diffusione del Virus Ebola, ebbene, tutto questo non ha fatto altro che dipingere uno scenario globale da far tremare i polsi.
I mercati asiatici, nervosi e stressati, hanno raggiunto il livelli più bassi cui si è assistito almeno negli ultimi sei mesi fino a venerdì scorso, con effetti velenosi e nefasti che sono derivati dai dati profondamente sconfortanti delle perdite di Wall Street. Gli scambi europei esangui e senza alcuna energia veleggiano su livelli da cimitero dei sogni di ripresa, su base annua sono ancora più tristi e preoccupanti, tutto contribuisce a riaccendere la paura di una nuova crisi finanziaria.
Al contempo, mentre l’economia cinese frena, il che risulta ancor più paradossale alla luce dei recenti record variamente raggiunti dalla Cina sulla scena mondiale e questo rallentamento trascina con sé anche le economie e le finanze di UE e USA, ora si aggiunge la minaccia del virus Ebola e soprattutto la lotta contro lo Stato Islamico insorgente in Iraq e Siria, il che fa lasciare sul terreno vite umane e tante aspirazioni economiche mondiali nella direzione di una ripresa che avrebbe potuto essere e certamente non è.
Le preoccupazioni sono diventate, poi, molto scottanti lo scorso mercoledì, quando il Governo USA ha prodotto i dati relativi alla caduta dei prezzi nello scorso mese, per la prima volta in un anno, trascinando con sé nella caduta anche i prezzi di energia e cibo. Pure le vendite al dettaglio sono crollate. Gli investitori, spaventati, hanno rotto le righe, il gregge è fuggito. I principali indici di Borsa statunitensi hanno unitamente condotto gli scambi ad una caduta di più del 2 per cento durante la sessione di trading ma poi alla fine ha chiuso a meno uno. «Dando uno sguardo ad un tale bagno di sangue, si potrebbe dire che quest’anno Halloween è venuto con un paio di settimane in anticipo», ha riferito un analista finanziario accreditato nell’ambiente.
E gli investitori asiatici non hanno certo avuto un risveglio migliore nella giornata di giovedì scorso. L’Indice Asia Pacifico MSCI è disceso dell’1.2 per cento, il livello più basso degli ultimi sei mesi. Lo scambio di azioni è anche stato peggiore a Tokyo, con una discesa media complessiva di 2.2 per cento, mentre Hong Kong lasciava sul terreno l’1 per cento, vicino al suo minimo storico fin dallo scorso mese di fiugno. Shanghai ha perso lo 0.7 per cento e Seoul lo 0.37 per cento, il più basso in otto mesi. L’Indice Straits Times di Singapore ha perso un po’ nei confronti di tutte le piazze il che ha portato la sua piazza borsistica ben dietro i livelli raggiunti nell’area, scendendo fino a 44.51 punti il che vuol dire una perdita di 1.39 su 3.154.21.
Gli economisti di OCBC, in una nota emessa fiovedì scorso, hanno messo in luce otto fattori che preoccupano gli investitori, dai timori che la Federal Reserve possa innalzare i tassi di interesse troppo presto in relazione al fatto che il Virus Ebola possa espandersi in Asia. «L’economia degli Stati Uniti può essere ancora soggetta ad ulteriori discese? », il dubbio è tutt’altro che infondato, anzi, serpeggia alquanto nelle piazze finanziarie mondiali, quelle asiatiche comprese, soprattutto alla luce del fatto –affermano gli esperti borsistici e di finanza internazionale- che il drenaggio di dollari ed euro ed un dollaro forte possano contribuire a peggiorare lo scenario già complesso.
Gli economisti sono sempre più allarmati nello specifico per le sorti dell’Eurozona: si paventa che la Banca Centrale Europea non riesca a tener fronte ad un ulteriore possibilità di recessione nell’area. D’altro canto i titoli azionari delle piazze europee hanno subìto forti pressioni e si sono raggiunti livelli tra i più bassi su base annua da lungo tempo, gli indici bancari sono ai livelli più bassi degli ultimi 11 anni, così come si sta assistendo ad una ulteriore espansione dei limiti della zona in crisi che coinvolge anche quelle che venivano un tempo definite come aree periferiche, come corroborato da varie agenzie, Bloomberg in primis.
A causa di questa tempesta di preoccupazioni, gli analisti stimano che la correzione non tarderà a giungere, con i mercati che possono risentire negativamente anche nel prossimo anno. La Cina ha già mostrato un indebolimento del suo propulsore classico degli investimenti nel suo motore del Prodotto Interno Lordo. Il settore delle proprietà e dei materiali grezzi per l’industria soffrono anch’essi fortemente. Il motore delle esportazioni è anch’esso parecchio rallentato, proprio a causa della crisi dell’Eurozona, ma nulla vieta di pensare che ormai vi potrebbero essere implicazioni su più larga scala per l’intero continente asiatico, come peraltro confermano anche gli esperti di analisi finanziaria dell’agenzia CIMB Research. Il sistema bancario di Singapore chef a affidamento in particolar modo al settore del commercio assisterà a bassi volume anche quest’anno, le economie ASEAN che producono beni e servizi per la Cina potrebbero vedere il campo del consumo diventare sempre più esiguo e il livello di accesso negato al credito potrebbe correlativamente aumentare.
Un esempio allegorico potrebbe essere quello dei Premier di Thailandia e Singapore che si sono recati a Milano, nell’ambito del Meeting Asia-Europa a Milano fissando anche incontri individuali con le autorità politiche ed economiche italiane ma anche europee, visto il ruolo di Presidente di Turno dell’Unione Europea rivestito proprio dall’Italia in questo periodo. Entrambi i leader asiatici hanno continuato a chiedere all’Europa di investire in Sud Est Asia ma la asfitticità dei capitali disponibili all’interno dell’UE oggi è a tali livelli che la disperata richiesta dei leader asiatici che sono arrivati fino a Roma per perorare la loro causa ovvero chiedere all’Europa di continuare a investire in Asia, potrebbe rivelarsi una lettera morta presentata ad un corpo con poca vita.