mercoledì, 29 Marzo
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NATO e Russia: amici all’ombra dello scudo

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La conferma è arrivata lunedì: la Russia ha dispiegato un sistema missilistico alle porte della Polonia e della Lituania. Lo spauracchio della Guerra Fredda si è ripresentato domenica, quando i principali media internazionali hanno riportato la notizia. La Russia, avrebbe schierato nella regione di Kaliningrad il complesso  missilistico Iskander M, un sistema ad alta precisione e con una capacità di manovra in funzione di difesa antiaerea in grado di reagire nello spazio operativo del sistema antimissile atlantico, progetto ancora in fase di definizione.

Mosca non ha ancora fornito una dichiarazione ufficiale in merito, ma sembrerebbe una contromisura in reazione alla decisione dell’Alleanza Atlantica di perseguire nel progetto sullo scudo missilistico euro-atlantico. Lo scorso 4 dicembre, in occasione del vertice nel Consiglio NATO-Russia in apertura delle Ministeriali in sede atlantica, il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha preso parte alla riunione con i 28 paesi membri della NATO. Si erano valutati i progressi raggiunti sul piano della collaborazione nella lotta al terrorismo internazionale e dell’impegno in Afghanistan. Non è stato però fatto accenno, nel corso del comunicato stampa ufficiale del Segretario Generale della NATO Anders Fogh Rasmussen, alla problema missilistico, lasciando presupporre che sulla questione l’Alleanza e la Russia non avessero ancora raggiunto uno soluzione di compromesso.

Supposizione che si è rivelata esatta, dal momento in cui Mosca ha iniziato a muovere le sue pedine lungo il confine euro-atlantico. Sebbene sia alta la preoccupazione, e ferma la condanna sul piano informale da parte delle autorità NATO, la questione potrebbe somigliare più ad una bolla di sapone che ad una aperta dichiarazione di ostilità fra le parti. Sono due, secondo gli esperti, i punti da tenere in considerazione in merito alla questione “scudo”.

Dal un lato, la mancanza di conferme e garanzie giuridicamente vincolati sugli obiettivi sul progetto di scudo antimissile auro-atlantico. I presupposti che vedevano nell’Iran e nella Corea del Nord le principali minacce-obiettivo per lo scudo antimissile euro-atlantico sarebbero venute a mancare, o quanto meno non rappresenterebbero una minaccia cosi  stringente, alla luce dei recenti accordi fra Ginevra e Teheran. Lo scudo missilistico però resta, senza un preciso obiettivo. Tutte le richieste avanzate da Mosca in sede di trattativa sarebbero state respinte o non accolte, d’altro canto gli Stati Uniti sono fortemente restii a imbrigliare il progetto con dei limiti giuridici troppo vincolanti. Lo scudo, progetto assolutamente necessario per garantire le basi di sicurezza dell’intera area euro-atlantica, dovrà essere adeguato ai rischi reali e non a quelli sostanziali predefiniti sulla base di accordi.

D’altro canto, la stessa Mosca è impegnata in uno dei programmi di partenariato della NATO, che ne assicura la proiezione sul panorama europeo e atlantico. Dalla fine della guerra fredda, i paesi membri dell’Alleanza hanno guardato positivamente all’avvio di relazioni sempre più cogenti e fruttuose con la controparte russa. Un antagonismo poggiato su basi ideologiche, politiche e militari si è evoluto in un confronto positivo rivolto alla partnership e al dialogo.

La NATO e la Russia hanno istituito nel 2002 il noto Consiglio NATO-Russia  che si riunisce regolarmente al quartier generale di Bruxelles, all’interno del quale vengono discusse a affrontate le principali questioni di sicurezza che toccano l’Alleanza e la Russia. Il Consiglio ha portato alla formazione di numerosi gruppi di lavoro e comitati, impiegati nell’implementazione delle sfere di cooperazione fra le due parti, focalizzandosi sulle specifiche questioni di sicurezza dell’aerea euro-atlantica in cui Mosca gioca un ruolo di primo piano. Le questioni balcaniche, la Georgia, l’Ucraina, l’Iraq, l’Afghanistan, e in generale la situazione di sicurezza nel Medio Oriente, sono tutte affrontate con regolarità in seno ai gruppi formati ad hoc.

Nello specifico, le aree di lavoro congiunto fra la NATO e la Russia partono dalla lotta al terrorismo internazionale, che è stata riconosciuta come uno delle principali minacce alla sicurezza e alla stabilità internazionale e richiede una consistente capacità di coordinamento fra i paesi membri e gli altri attori coinvolti. Per la prima volta nella storia, nel 2004, a seguito dei tragici attentati terroristici che hanno colpito la Russia, il Consiglio si è riunito e ha ribadito la necessità di una forte cooperazione in questo settore. Passi concreti hanno seguito le dichiarazioni preliminari, come la formulazione di un Action Plan contro il terrorismo o un assessment congiunto sulle specifiche minacce terroristiche. Altre aree di cooperazione fra la NATO e Russia sono nel campo della protezione civile e dei piani di emrgenza, della gestione dello spazio areo, nel settore della cooperazione scientifica e tecnologica, e anche, nel teatro della difesa missilistica.

Il balletto fra la Russia e la NATO sulla questione non accenna a fermarsi, e non sarà certo questa manovra di Mosca ad arrestare il progetto avviato in sede atlantica. Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che il sistema Iskander svolgerebbe un ruolo di vitale importanza nell’azione di bilanciamento sullo sviluppo del sistema missilistico di casa NATO. Altre dichiarazioni rese pubbliche sulla stampa russa ricalcano questo concetto: il sistema missilistico installato alle porte dell’Europa non deve rappresentare una minaccia, quanto piuttosto una forma di difesa preventiva. Parole, queste, che rievocano quella dottrina della deterrenza che segnò le relazioni internazionali fino ad un ventennio fa. Oggi, concettualmente, una simile azione non sarebbe perseguibile perché non avrebbe le basi di fondo su cui reggersi. Più che un revival dei tempi passati, il dispiegamento dello scudo missilistico russo, sembra più un elemento di contrattazione sull’avanzamento del progetto dello scudo missilistico NATO.

 

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