Anche i ricchi piangono (miseria). Ed il ricco per antonomasia, il nostro Berluscon de’ Berlusconi, dando un colpo di timone alla sua immagine che lo vorrebbe l’Imperatore dello scialo, fa filtrare notizie di riassetto delle spese quotidiane: non taglia soltanto i fagiolini a 80 euro al chilo, ma ben di più.
Il tutto mentre sui giornali impazzano le notizie riguardo ai video carpiti da quella buona lana di Valter Lavitola, sui suoi incontri mercenari ‘presidenziali’ in quel di Panama.
Ciò che è avvenuto assevera quello che io vado predicando da anni ed anni a chi, candido, mi obietta che uno della propria vita privata fa quel che gli pare.
In linea di principio tale regola aurea è stravera, anzi, è una battaglia di democrazia, ma non vale quando il personaggio in questione non è un tizio qualsiasi, ma ha un ruolo istituzionale rappresentativo di un’intera Nazione, ruolo che piega ai suoi comodi ed ai suoi business, utilizzandolo altresì per alimentare le proprie compulsioni e, proprio in virtù (virtù, poi!!!) di tali ingordigie sessuali, si sottopone al rischio di ricatti d’incalcolabili ripercussioni.
Senza contare, poi, la possibilità, per fortuna mai concretizzatasi, di kamikaze sessuali islamiche che, per motivi dimostrativi, avrebbero potuto introdursi sotto mentite spoglie (spogliate) nei luoghi deputati ai bunga bunga e far saltare lui e tutte le sue pompette, con l’intento di colpire, a titolo dimostrativo, il più vulnerabile fra i leader occidentali.
In sovrappiù, c’è anche l’offesa suprema al corpo diplomatico, che, in occasione delle visite di Stato, veniva sguinzagliato in incarichi che non si studiano né all’ISPI, né all’Istituto Mario Toscano, sotto Villa Madama, luoghi sacri degli studi diplomatici, ma lo riduceva ai più biechi porteur di escort in via Veneto.
Insomma, si è stati perennemente sull’orlo di un gran bel pasticcio, a meno che il fraterno amico Putin – anche per motivi puramente egoistici di partnership economica a titolo personale – non gli garantisse un’invisibile rete di sicurezza per renderlo impermeabile alle minacce che, per la sua insana superficialità, poteva attirare come una calamita.
Poiché le ha interpretate veramente tutte, dal Presidente operaio al Presidente pasticciere (per tutti i pasticci che ha combinato: anche se la migliore interpretazione è quella del Presidente… puttaniere), ora si è messo in testa di seguire l’atmosfera sociale del Paese e vuole dare la propria interpretazione del Presidente povero (o impoverito, con quello che gli sgraffigna la ex moglie…). Tant’è che ieri, su ‘Il Corriere della Sera‘ edizione on line, campeggiava la notizia che dava in dismissione sia la villa di Macherio, con tanto di licenziamento del personale ivi in forza, sia il Palazzo di Lesmo, oggi addirittura con le utenze sospese, edificio che, ai tempi della sovra-eccitazione onnipotenziale, era stata identificato come la sede ideale della cosiddetta Università della Libertà, uno dei soliti progetti velleitari dello sciur padrun, visto che mi spiegate come si fa ad insegnare la libertà?
Certo, gli americani hanno talvolta trovato questo espediente ‘didattico’ per autonominarsi portatori di democrazia e libertà in Paesi stranieri scomodi… e dunque, a tirarlo per i capelli, un mezzo precedente ci sarebbe.
Ma, vista l’aura che l’ideatore si è costruito con certosina coerenza, l’Università giusta sarebbe stata quella del libertinaggio, con docenti di vaglia come Hugh Hafner e Rocco Siffredi (e così avremmo trovato anche una potenziale opportunità di occupazione per Nicole e le Olgettine). Riguardo al mito dell’hard, mi sovviene che dovrebbe aver dichiarato che il sogno della sua vita sarebbe quello di girare un porno film con Mr B. in qualità di co-protagonista.
Se devo dirla tutta, però, probabilmente Siffredi ha sopravvalutato il soggetto, ormai ridotto ad un Cabibbone sgraziato, che l’unica esibizione dimostrativa che può tenere, andrebbe bene solo per una video-lezione di ingegneria meccanica.
A proposito di meccanica, Papi Natale ha detto no alla letterina di Francesca, la Preferita del Sultano, entrata quest’anno a pieno titolo anche nelle statuine del Presepe di San Gregorio Armeno, mitico luogo di Napoli che incorona i best dell’annata in via di conclusione.
Prima di affrontare quest’argomento, non mi trattengo rispetto ad una riflessione piuttosto bacchettona. Ho la memoria della Regina degli Elefanti e mi pare di ricordare che, nelle sue esternazioni politiche, la nota personalità (come lo definirebbe un qualsiasi commesso di Palazzo Chigi… sono tutti così carini e cerimoniosi… che nostalgia!) abbia sparato a zero contro le coppie di fatto e, in più, promosso i Family Day.
Ebbene, e ora cosa fa, se non il coppia-fattista, in più inserito come cavoli a merenda in una rappresentazione mistica come il Presepe?
Senza dimenticare che altri protagonisti di quella battaglia per la famiglia anagrafica avevano una tale babele familiare che, più che di famiglia allargata, per loro si poteva parlare di ‘famiglia slabbrata’.
Ma ora torniamo ai desiderata natalizi di Francesca del Rione Traiano. Appagata in zibellini e cincillà, che poi, son roba da vecchia, doni che andavano bene per le amanti del Comandante Lauro, ha chiesto al suo badato di regalarle un oggetto di desiderio che, nell’immaginario un po’ burino, ha persino una connotazione erotica (e poteva mai mancare?): una motocicletta Harley Davidson. Quasi una mancetta, rispetto a quello che potrebbe pretendere, vista la capienza economica del personaggio, ma il suo maturissimo compagno stavolta è stato irremovibile: no, no e poi no!
Lui le moto non le ama, alla stregua di aglio, pesce e cipolla… perché, con saggezza, le ritiene molto pericolose. Anche se, a pensarci, Madama Calippo, con una attillatissima tuta in pelle da centaura, la sua porca figura la farebbe.
Risuona nella mia mente, a proposito o a sproposito, un medley di vecchie canzoni di Lucio Battisti:
‘Motocicletta
dieci HP
tutta cromata
è tua se dici sì
mi costa una vita
per niente la darei
ma ho il cuore malato
e so che guarirei…’
e
‘Francesca non ha mai chiesto di più,
chi sta sbagliando son certo sei tu.
Francesca non ha mai chiesto di più
perché
lei vive per me.’
fino a:
‘La gallina coccodè
spaventata in mezzo all’aia
fra le vigne e i cavolfiori
mi sfuggiva gaia.
Penso a lei e guardo te
che già tremi perché sai
che fra i boschi o in mezzo ai fiori
presto mia sarai.
Arrossisci finché vuoi
corri fuggi, se puoi
Ma…
ah…
non servirà
Ma…
ah…
non servirà
C’era un cane un po’ barbone
Che legato alla catena
mi ruggiva come un leone
ma faceva pena.
Penso a lui e guardo me
che minaccio chissà che
mascherato da leone
ma ho paura di te
Arrossisci tu che puoi
io ruggisco, se vuoi
Ma…
ah…
cosa accadrà
Ma…
ah…
cosa accadrà
Sono io che scelgo te
o sei tu che scegli me.
Sembra quasi un gran problema
ma il problema non c’è.
Gira gira la gran ruota
e la terra non è vuota.
Ad ognuno la sua parte.
Saper vivere è un’arte.
Arrossisci finché vuoi
corri fuggi, se puoi
Ma…
ah…
non servirà.’
A volte, queste mie riflessioni birichine hanno una perfetta colonna sonora. Stavolta, eccola.
Buon Natale, AMBRacadabristi… con l’augurio di trovare per voi sempre nuovi modi per dipingere con i colori dell’ironia questa nostra altrimenti plumbea realtà.