domenica, 26 Marzo
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Natale 2019: in Palestina fa capolino il diritto, ..finalmente, forse

«Sono convinto che esista una base ragionevole per procedere a un’indagine sulla situazione in Palestina, ai sensi dell’articolo 53, paragrafo 1, dello statuto», così recita nella sua Dichiarazione, del 20 dicembre, il Procuratore della Corte Penale Internazionale, Fatou Bensouda.


Se fossi in vena di polemiche, mi verrebbe da chiedere al nostro importante Ministro degli Affari Esteri, impegnato notte e dì a cercare di togliere le concessioni autostradali a chi le ha (seppure malamente) senza avere una idea che sia una né a chi darle, né con quale motivazione che non costi miliardi allo Stato, cosa intende fare per la situazione in Libia dove ‘arrivano i turchi’ (da cosiddetto napoletano dovrebbe apprezzare l’ironia) dopo il suo brillante viaggio, cosa intende dire e fare per quanto accade in Siria, a Idlib in particolare e non solo, dove si profilano altri massacri e nuove fughe di probabili terroristi, ma specialmente e principalmente, cosa intende, lui personalmente e il Governo del quale fa parte, fare e dire in relazione ad un tema che sta diventando davvero importantissimo: la trasmissione, da parte del Procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI), della incriminazione nei confronti di Israele e non solo per i fatti di sangue gravissimi che negli ultimi anni si sono svolti nel territorio della Palestina, sotto occupazione militare israeliana.

Sarebbe importante una posizione italiana, se non altro perché noi simo uno dei pochissimi Paesi occidentali a non avere riconosciuto lo Stato di Palestina. Cosa, certo, come ho scritto varie volte in passato, tecnicamente irrituale, dato, tecnicamente parlando appunto, che la Palestina non è uno Stato nel senso del diritto internazionale, ma politicamente fondamentale e, dal punto di vista del diritto internazionale, oltre che doverosa, anche perfettamente legittima.

Mi spiego. Politicamente la cosa sarebbe importante, sia perché le Nazioni Unite hanno formalmente riconosciuto alla Palestina la natura di Stato, che è la condizione necessaria e sufficiente perché una qualunque entità possa agire sul piano dei rapporti internazionali; per cui, non farlo, ci isola dalla gran parte della Comunità internazionale. Ma anche, sempre politicamente, sia per coerenza con la nostra tradizionale politica filo-palestinese (e quindi filo-araba, cosa fondamentale), sia per un banale interesse, dato che la nostra ‘simpatia’ (sempre minore, purtroppo, specie negli ultimi tempi, con il primo Governo Conte) verso il mondo arabo mussulmano ci ha messo finora, lo si voglia o no, al riparo da attentati, senza nulla togliere alla tradizionale e ben nota competenza dei nostri servizi, in materia tra i migliori al mondo. Ma non andrebbe mai dimenticato che dopo il caso della Achille Lauro, in Italia non si sono verificati attentati e nemmeno gran che di tentativi. Sarebbe sciocco negare che questo è, almeno anche se non principalmente, il frutto del modo in cui, rischiando addirittura uno scontro militare con gli americani, fu risolta quella questione.

Dal punto di vista del diritto internazionale generale, comunque, la Palestina pur non essendo uno Stato (a mio giudizio), è però un soggetto di diritto internazionale, in quanto tale suscettibile non solo di riconoscimento, ma anche di aiuti, perfino militari. Tanto più che una importante sentenza della Corte di Giustizia della UE, ha esplicitamente riconosciuto alla Palestina la titolarità del territorio illecitamente detenuto da Israele, ivi compreso (conformemente ad un importantissimo Parere della Corte internazionale di Giustizia) il territorio acquisito da Israele con lecolonie’, uno degli elementi di accusa della Procuratrice della Corte Penale internazionale.

L’incriminazione, per ora solo proposta ad una sorta di Tribunale preliminare, che dovrà valutare se passare alla incriminazione vera e propria e quindi al giudizio, è importante per almeno tre fondamentali motivi.

Innanzitutto non si limita ad indicare come condannabili gli innumerevoli atti di violenta e sanguinosa repressione delle aspirazioni palestinesi all’autodeterminazione, sia a Gaza che (ed è uno dei punti fondamentali dell’incriminazione, chi non ricorda l’operazione ‘piombo fuso’ ad esempio!) che nel cosiddetto West Bank, cioè quella striscia di territorio ad Ovest del Giordano che costituisce il cuore della Palestina e che progressivamente Israele sottrae ai palestinesi, acquisendone illecitamente il territorio e addirittura proponendosi di annetterlo per intero! Ma va oltre, perché si propone di incriminare anche gli attiterroristicidei palestinesi contro Israele. Quindi la sua è una posizione molto equilibrata e corretta. Ho scritto terroristici tra virgolette, perché dal punto di vista del diritto internazionale, taluni (non tutti) degli atti violenti messi in opera da un popolo che persegue la propria legittima autodeterminazione, non sono atti perseguibili, in quanto legittimi atti di guerra.

In secondo luogo, nella lunga esposizione della procuratrice, una lunga parte è dedicata alla affermazione deldirittopalestinese all’autodeterminazione, e cioè alla costituzione di uno Stato vero e proprio, nei confini del 1967. Cosa di grande importanza perché è l’ultimo, ma non il meno importante, degli atti e delle dichiarazioni con le quali si riafferma la legittimità delle pretese palestinesi, ma specialmente la completa illegittimità dei comportamenti di Israele, e la conseguente condannabilità, degli atti repressivi israeliani, a norma dello Statuto della Corte Penale internazionale.

Infine, non si può dimenticare che la Corte Penale Internazionale, non persegue il comportamento degli Stati, ma delle persone. Giudica e condanna persone, in quanto agenti come funzionari alti o bassi poco importa dello Stato. Si tratta, come ho ricordato più volte a proposito di certi comportamenti non solo di Matteo Salvini, ma dei suoi sottoposti, di una delle più importanti caratteristiche di quella Corte, che intende perseguire e punire le violenze e gli abusi individuali, anche di chi voglia solo dichiarare di avere eseguito ordini superiori.
È il principio che fu applicato contro i criminali nazisti a Norimberga e che oggi è trasfuso nello Statuto della Corte Penale. nnn

L’azione della Procuratrice è, dunque, foriera di grosse conseguenze, rispetto alle quali sarebbe veramente opportuno che l’Italia prendesse una posizione chiara, essendo il Paese in cui fu redatto il trattato, tanto più che, come certo è noto ai miei Lettori (ne dubito a Di Maio), la cooperazione economica europea e degli Stati europei è vietata con quei Paesi che violino gravemente i diritti dell’uomo e le norma fondamentali di diritto internazionale. In altre parole: qualora qualche politico o funzionario israeliano venisse condannato, sarebbe difficile non porsi il problema della continuazione dei rapporti economici con Israele, già oggi, del resto, di assai dubbia legittimità.
Seguiremo attivamente gli sviluppi.

Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino
Giancarlo Guarino, ordinario, fuori ruolo, di diritto internazionale nell’Università degli Studi di Napoli Federico II, è autore di numerose pubblicazioni su diverse tematiche chiave del diritto internazionale contemporaneo (autodeterminazione, terrorismo, diritti umani, ecc.) indagate partendo dal presupposto che l’Ordinamento internazionale sia un sistema normativo complesso e non una mera sovrastruttura di regimi giuridici gli uni scollegati dagli altri.
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