Il sole è caldo, il mare è calmo, i politici preparano le valigie per le sospirate e strapagate (dai cittadini) vacanze. Forse è per questo che il taccuino della giornata politica odierna, oltre alla spartizione delle poltrone Rai e un CDM fuori dai radar mediatici, non prevede alcun appuntamento degno di nota. Tanto per tenere su il morale ai giornalisti, il presidente ‘pensionato’ Giorgio Napolitano continua a lanciare moniti: «Sulla riforma del Senato non si può tornare indietro». Gli risponde Rosy Bindi: «Riforme e Italicum sono un grande pasticcio». Intercettazioni Renzi-Adinolfi: la DIA va a fare visita ai giornalisti del ‘Fatto Quotidiano’ Marco Lillo e Vincenzo Iurillo, al momento non indagati. Monica Maggioni nuovo Presidente Rai gradita dal patto del Nazareno, ma criticata aspramente da Beppe Grillo che pubblica i dati di share da prefisso telefonico della sua conduzione renzianissima di Rainews24. Intanto, il CDA di viale Mazzini ha nominato Antonio Campo Dall’Orto nuovo Direttore generale. A sentire le conclusioni della relazione del prefetto di Roma Franco Gabrielli, l’inchiesta Mafia Capitale potrebbe allargarsi ai paesi dell’agro romano. Nicola Zingaretti annuncia querela contro la ‘gola profonda’ Salvatore Buzzi. È sempre la Bindi a difenderlo con i soliti ‘due pesi e due misure’ del PD: «Persona perbene, non si può dare credito a Buzzi». Il ministro dell’Interno Angelino Alfano si dichiara «tecnicamente pronto» a presentare oggi in CDM la sua relazione sulla mafia a Roma.
Per la serie ‘chi non muore si rivede’, anzi, si risente, riecco spuntare sulle Agenzie di stampa il nome di Giorgio Napolitano. Il presidente emerito della Repubblica forse non è stato avvertito che al Quirinale c’è qualcun altro al posto suo, un certo Sergio Mattarella (oggi a Palermo in occasione dell’anniversario dell’omicidio di Ninni Cassarà). E così Re Giorgio, come da buone abitudini, stamattina si è messo a monitare come ai vecchi tempi, rischiando però di creare un incidente diplomatico con il presidente del Senato Pietro Grasso. «Sulla riforma del Senato non si può tornare indietro», ordina perentoriamente Napolitano durante un’intervista al ‘Corriere della Sera’; «la scelta è quella della natura del nuovo Senato con cui si intende porre termine alla stortura storica del bicameralismo paritario, dando vita a un Senato che rappresenti le istituzioni territoriali». Peccato che la riforma, così come è stata scritta, sia stata ispirata proprio da lui che, adesso, quasi per diritto divino, pretende che le Istituzioni proseguano sul ‘regale’ cammino tracciato. Secondo il navigato politico, il comunista più amato da Washington, i nuovi senatori non dovranno essere eletti direttamente dai cittadini perché «la modifica su quel punto nodale del testo già approvato in prima e in seconda lettura farebbe cadere l’impianto di base della riforma, quale era stato delineato e ampiamente concordato in molteplici occasioni e luoghi istituzionali negli ultimi anni». Dopo di lui il diluvio, insomma. A rispondere per le rime al vecchio Giorgio ci pensa Rosy Bindi: «Non concordo affatto con l’ex presidente della Repubblica», attacca la presidente PD della commissione Antimafia, «l’Italicum così come il governo ha voluto votarlo, e questa riforma costituzionale, sono un grande pasticcio. Ci sono gli spazi per riformare diversamente il Senato e tornare sulla legge elettorale. Serve un patto tra gentiluomini e gentildonne nel PD». Ma di quale PD sta parlando la pasionaria Rosy? Anche la minoranza Dem (Paolo Corsini e Franco Monaco ritengono «sconcertante» l’intervento di Napolitano) alza le barricate e annuncia la presentazione di una decina di emendamenti al testo di riforma costituzionale per ottenere, tra l’altro, «l’elettività diretta dei prossimi senatori». Ma l’altra metà del PD, quella renziana, promette con Ettore Rosato di «raccogliere l’appello» di Mister N. Da destra, infine, è il solito Maurizio Gasparri ad avvertire l’Emerito di «non mettere il bavaglio al confronto».